Challenge: le sfide social che spopolano tra i giovani

Vi ricordate quando qualche estate fa spopolavano su Facebook i video di persone comuni e personaggi famosi che si tiravano addosso secchi di acqua gelata? Era il 2014 e si trattava dell’Ice Bucket challenge: una delle prime challenge del web, le sfide social che si diffondono velocemente fino a diventare virali. Ovviamente coinvolgono soprattutto i giovani – più che altro adolescenti – per cui se siete intorno ai trenta potreste già sentirvi degli alieni e non sapere minimamente di che caspita stiamo parlando.

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La cantante e attrice Rita Ora è stata una delle tante star ad aver partecipato all’Ice Bucket Challenge.

Cosa sono le challenge?

Le challenge sono appunto delle sfide che vengono lanciate sui social allo scopo di essere diffuse e diventare virali. Le azioni di vario tipo oggetto della sfida vengono fotografate o filmate, si taggano amici e conoscenti e si pubblicano sui vari canali social sperando di dare il via al contagio. Che in molti casi avviene a livello mondiale. A volte le sfide hanno uno scopo di sensibilizzazione sociale, altre (anzi per la maggior parte) sono totalmente fini a sé stesse e di puro divertimento, alcune volte sono sfide estreme ai limiti del fattibile e assolutamente pericolose. A cosa servono? Cosa spinge a lanciare le sfide?

Spesso si tratta solo di un modo per accumulare followers e accrescere così la propria autostima basata sul riconoscimento sociale: un aspetto molto delicato soprattutto nella fascia di età degli adolescenti. A volte è un modo per mettersi alla prova, vedere dove arrivano i propri limiti. Altre solo un divertimento e una voglia di sperimentare cose nuove.

Le challenge più famose

Tra le sfide più famose del web troviamo la Mannequin Challenge che consisteva nel filmare un gruppo di persone in situazioni comuni come in ufficio o in fila alla posta ma totalmente immobili, come congelate in un tempo sospeso. Un’altra è l’High Five Selfie Challenge ovvero una sfida a lanciare in aria lo smartphone e farsi un selfie volante mentre si battono le mani. C’è poi la Neymar Challenge in cui la sfida consiste nell’imitare la celebre simulazione del calciatore brasiliano durante gli ultimi Mondiali.

Ma le sfide minori che girano sul web sono comunque tantissime, molte anche con intenti positivi, come ad esempio la Trash challenge che ha un’impronta ambientalista. Consiste infatti nel ripulire un luogo come un parco, un bosco o una spiaggia fotografando il prima e dopo.

I rischi delle sfide social

Oltre al divertimento e alla voglia di sperimentare non si può però dimenticare la potenziale pericolosità di queste challenge sui social. Alcune sono infatti ai limiti della legalità e della sopravvivenza, sfide allarmanti che diventano virali accompagnate anche da hashtag appositi. Ad esempio la celebre Blue Whale challenge, una sorta di tragico gioco del quale si è molto discusso tempo fa grazie anche a un servizio delle Iene. Si tratta di una sfida lunga ben 50 giorni che prevede una serie di prove autolesioniste una peggio dell’altra il cui scopo ultimo sarebbe il suicidio. Agghiacciante. O la Milk challenge che consiste nel bere tre litri di latte senza fermarsi e senza poi vomitare. Ma c’è anche la carsurfing Challenge che prevede di salire sul tetto di una macchina e restare poi in equilibrio quando viene messa in moto e parte. Che dire poi dell’Eraser Challenge? In questa sfida assurda bisogna sfregarsi il braccio con una gomma così a lungo e forte da farlo sanguinare. Fino ad arrivare alla Tide Pods Challenge, una delle sfide più famose del 2018, che consiste nell’ingerire una capsula di detersivo per lavatrici. E potremmo continuare a lungo la lista.

Sfide estreme per fare scalpore e creare attenzione in cui quali molti giovani possono finire per aderire e per non sentirsi rifiutati, per non sembrare paurosi ma anche per dare una botta di adrenalina a giornate vissute in modo sempre uguale e senza stimoli costruttivi. Una serie di dinamiche complesse e molto delicate sulle quali però il mondo dei social, sempre più parte della nostra vita, ci porta a dover riflettere.