Breve storia dello smart working

La riorganizzazione del lavoro è stata una delle grandi questioni da affrontare, in seguito agli eventi causati dal diffondersi del Coronavirus. Il confinamento ha imposto cambiamenti rapidi e repentini. E’ bastato un attimo e tutti hanno iniziato a parlare di smart working. Ma cos’è veramente lo smart working e come è nata questa idea di lavoro flessibile?

Smart working: cosa significa in italiano

Volendo tradurre il termine alla lettera suonerebbe come “lavoro intelligente“. In realtà il suo significato riguarda più la flessibilità della condizione del lavoro e infatti la traduzione più accurata è quella di “lavoro agile“. Il termine definisce una nuova concezione del lavoro, che non riguarda solo e strettamente lo stare a casa. E qui è necessario fare una puntualizzazione. Nonostante in questo periodo si è parlato veramente tanto di smart working, in realtà lo si è fatto in maniera un po’ imprecisa. Quello che tutti si sono ritrovati a svolgere oggi da casa, subordinati agli orari che avevano in ufficio e a determinate condizioni, è più simile al telelavoro, in quanto il lavoro agile presuppone una più ampia autonomia nella scelta degli orari e non solo del luogo in cui si svolge la propria prestazione.

Cos’è lo smart working

Lo smart working è identificativo di un nuovo approccio lavorativo che implica un’organizzazione diversa nel rapporto subordinato. Non si tratta solo meramente del lavoro che si svolge da casa. Qui acquista valore il termine smart, intelligente. Si tratta infatti di ripensare in maniera intelligente il lavoro, tagliando quei vincoli legati agli spazi e ai tempi che convenzionalmente si dedicano al lavoro.

Chi svolge il lavoro agile non è solo un lavoratore da remoto e non è nemmeno un freelance. Il termine Smart Working ha un valore omnicomprensivo che descrive il lavoro subordinato nella sua forma più flessibile. Bisogna pensarlo come una nuova filosofia manageriale, che presuppone una riorganizzazione del tempo, dello spazio e degli strumenti utilizzati per svolgere le proprie mansioni. E’ il lavoro che diventa fluido, agile, non costretto tra le mura di un ufficio o condizionato ai suoi orari.

Come nasce l’idea di Smart Working

Lo smart working nasce come concetto legato alla libertà di poter lavorare nel modo più produttivo possibile, riuscendo a conciliare in questo schema la vita privata. E’ il miglior modo per raggiungere un equilibrio tra la sfera lavorativa e la sfera personale. E’ stato una chimera per tanto tempo. L’idea è nata e si è sviluppata in Olanda negli anni ’90, quando si iniziava ad ipotizzare che la tecnologia potesse mettere tutto il mondo in comunicazione, senza necessità di essere fisicamente vicini.

Dopo svariate prove, a volte anche fallimentari, il concetto è maturato nel tempo, tanto che di smart working non si smette più di parlare, questo accadeva anche molto prima di questa emergenza. La crescita dei lavoratori agili è stata nel tempo talmente consistente e costante, che anche il Parlamento Europeo, con Risoluzione del 13/9/2016, ha affermato il suo sostegno a questa pratica, ponendo l’accento sui benefici conclamati per aziende e lavoratori.

Per certi versi, poter stare a casa senza recarsi ogni giorno in ufficio, avere una maggior autonomia e flessibilità nell’organizzazione del lavoro è sempre stato il sogno di tante persone. Nonostante se ne parli spesso, guardando con un pizzico di ammirazione quei paesi e aziende in cui lo smart working è una prassi da tempo, in Italia le cose procedono a rilento. Anche se non mancano esempi di aziende, virtuose in questo senso, che già da dieci anni hanno istituito e usano con successo questa pratica. Si tratta però per lo più di grandi aziende, mentre pubblica amministrazione e piccole medie imprese sono rimaste sempre un po’ tagliate fuori dal fenomeno.

Nonostante ciò il numero dei lavoratori agili, che nel 2019 arrivano a quota 570 mila, continua a crescere e questo ha fatto si che anche in Italia ci si occupasse della materia, con una legge del 22 maggio 2017, che definisce il lavoro agile, lo leggiamo nella Gazzetta Ufficiale, come: “una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa.”

La necessità di una disciplina legislativa è data dal fatto che lo smart working presuppone un’evoluzione del rapporto di lavoro subordinato, incentrato non tanto sulla presenza e sull’orario di lavoro, ma sugli obiettivi da raggiungere. Si tratta di un concetto nuovo in cui flessibilità e dinamicità sono le caratteristiche principali e che consente al lavoratore una migliore organizzazione del proprio tempo e l’opportunità di conciliare al meglio vita privata e lavoro, potendo svolgere una parte dell’orario di lavoro fuori dagli uffici dell’azienda.

Lo smart working rappresenta una realtà in crescita che questa crisi ha contribuito e, sicuramente contribuirà, a consolidare sempre più. I benefici per le aziende che adottano questo sistema sono notevoli, sia in termini di risparmio, che in termini di produttività. Ma non solo, il lavoro a distanza ha dimostrato di essere un ottimo alleato nel fronteggiare una situazione di crisi nazionale, consentendo di portare avanti i processi lavorativi senza sospendere le attività.

Monica Curreli