Garamond: nascita e vita di un carattere

Parlare oggi di caratteri tipografici può risultare singolare, forse anche un po’ lezioso, e con molta probabilità per molti poco interessante. Eppure c’è ancora chi si scopre affascinato da questi – chiamiamoli – dettagli che, seppur appartenendo a un mondo che via via si fa sempre più lontano e che sembrano interessare solo gli addetti ai lavori, richiamano ancora la ricercatezza e la bellezza del testo che veniva stampato in caratteri mobili.

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Benché i sistemi di stampa siano decisamente cambiati (l’invenzione della Lynotipe e della Monotype alla fine dell’Ottocento, poi, nel Novecento, l’avvento della composizione “a freddo” con la fotocomposizione negli anni Ottanta, quindi le nuove tecnologie digitali), i caratteri (o font) continuano comunque ad essere alla base della comunicazione cartacea e della scrittura in senso lato.

Domandarsi quali siano quelli scelti da un editore, quale è la loro storia, come sono nati e come si sono evoluti nel tempo, è quindi come avere la curiosità di conoscere meglio qualcosa che, presente nella vita di tutti i giorni, ci è diventato invisibile perché è sempre sotto i nostri occhi. Uno degli esempi più interessanti per quanto riguarda i caratteri tipografici è rappresentato dal Garamond, che prende il nome dal tipografo e incisore francese Claude Garamond, vissuto nel Cinquecento, il quale si ispirò al lavoro realizzato anni prima da Francesco Griffo, tipografo bolognese, inventore del corsivo (chiamato per questo motivo “Italic” dagli inglesi).

Il Garamond appartiene alla famiglia dei caratteri “graziati” (o “con grazie”), ovvero quei caratteri di antica origine Romana che presentano delle “grazie” (serif) alle estremità, cioè piccoli ganci che, smorzando lo spazio bianco tra una lettera e l’altra, rendono la lettura più fluida. Lo scarso contrasto tra aste verticali e orizzontali, la forma concava delle grazie e l’asse obliquo in certe lettere, lo rendono un carattere elegante, delicato, da sempre apprezzato da editori, grafici e – non ultimi – dai lettori.

Un carattere sopravvissuto nel tempo grazie anche a uno stampatore di Anversa, Cristophe Plantin, il quale, alla morte di Claude Garamond, riuscirà ad avere una parte delle sue matrici e dei caratteri originali (ancora oggi conservati nel museo ricavato da quella che fu la sua antica stamperia), e che nel giro di poco tempo diventerà il prototipo europeo di carattere da stampa. Dal Garamond sono derivate numerosi varianti (è forse il carattere tipografico più copiato al mondo), tra le quali la più conosciuta è il Simoncini Garamond, il carattere che Giulio Einaudi commissionò al bolognese Francesco Simoncini per rinnovare l’aspetto dei suoi libri e che fu realizzato in collaborazione con una fonderia di Francoforte tra il 1956 e il 1958.
Prima nella versione in piombo e ora in quella digitale, da allora il Simoncini Garamond è il carattere utilizzato dalla Einaudi per tutti i suoi libri.

Nel corso del tempo molte altre case editrici hanno ripreso questo carattere, tant’è vero che oggi gran parte dei libri pubblicati in Italia sono composti proprio in Simoncini Garamond. Negli anni Ottanta, con l’avvento dei primi computer, l’Apple scelse come carattere ufficiale l’ITC Garamond, e poco dopo, con l’arrivo di Pagemaker, il primo programma di impaginazione per personal computer messo in commercio dalla Aldus Corporation, fece la sua comparsa l’Adobe Garamond.

Più recente una versione libera di Garamond molto utilizzata negli Stati Uniti e disponibile su Google Fonts, EB Garamond, realizzata nel 2011 da Georg Duffner e basata sul carattere creato dal tipografo francese Robert Granjon, attivo nella stamperia vaticana di Paolo Manuzio nel Cinquecento. Tra le molte varianti di Garamond sono inoltre da ricordare il Garamond BE, l’Adobe Garamond Pro, il Garamond 3 e il Granjon, molto somigliante al Garamond originale.

E di Garamond ancora si parla, stavolta per considerare fattori di risparmio su stampanti a getto di inchiostro: da alcuni studi, infatti, sembrerebbe che stampare documenti in Garamond, font leggero e delicato, possa far risparmiare molto più inchiostro che non con altri caratteri tra quelli più diffusi, quali il Times New Roman, il Comic Sans e il Century Gothic. Insomma un carattere, il Garamond, con una grande storia alle spalle ed ancora una grande vita.

Alessandra Buschi per Web Crew