Storia del successo di TechCrunch

Le principali voci che si muovono a favore del più importante e visitato tech blog dell’intera rete puntano su due semplici parole: buona qualità. Tuttavia, se qualche anno fa AOL ha puntato all’acquisto per la somma non indifferente di 30 milioni di dollari, deve esserci dietro qualcosa di più complesso, visto che TechCrunch non è certamente il solo blog ad occuparsi di tecnologia che faccia vanto di una buona qualità nei propri contenuti.

Techcrunch

Bisogna preliminarmente considerare che il blog offre soprattutto analisi e, per definizione, non esiste un’unica fonte di notizie che sia migliore di qualsiasi altra: l’analisi si accompagna sempre all’opinione e al pensiero individuale, e di conseguenza è soggetta a distorsioni. Un buon punto di vista – almeno in teoria – che sia il più possibile imparziale, dovrebbe essere costruito partendo dalla comparazione di varie pubblicazioni, fino a produrre delle conclusioni specifiche nella mente del singolo lettore.
Ciò detto, bisogna riconoscere che TechCrunch produce delle analisi straordinariamente efficaci e taglienti, andando molto aldilà del semplice sviluppo di opinioni ma mettendo in campo strumenti veri e propri di sviluppo e promozione che sono oramai ben noti agli esperti: in particolare ricordiamo il ruolo centrale dei Disrupt.

Si tratta di conferenze annuali, finora tenutesi a San Francisco, New York, Londra e Pechino, in cui varie startup presentano i propri prodotti o servizi ad una platea di potenziali investitori o media partner. Il cuore ed il valore intrinseco di TechCrunch è invece rappresentato da un database di startup, investitori e incubatori di imprese, che raccoglia diverse centinaia di migliaia di profili e che garantisce una vasta quantità di informazioni costantemente monitorate degli editors affinchè siano mantenute in un aggiornamento continuo.

Alla base del successo di TechCrunch c’è però una storia di grande dedizione, oltre, naturalmente, a un ottimo piano strategico ma soprattutto a una tenace determinazione. Lo dimostra la storia dell’evoluzione del sito, che va di pari passo con le scelte compiute dal suo fondatore, Michael Arrington. Il blog venne fondato nel 2005 (una data quasi simbolica per l’internet 2.0) e sin dal principio si caratterizzò da una alta frequenza di pubblicazione, con diverse pubblicazioni quotidiane, praticamente ottemperata dal solo Arrington e da un orario lavorativo assolutamente estenuante. Non tardarono a apparire i primi frequentatori abituali e i primi feed RSS, destinati ad aumentare in maniera logaritmica.
Il fatto di essere sviluppato nell’epoca d’oro del blogging – quando praticamente tutto ciò che frequentiamo abitualmente su internet doveva ancora prendere forma – collocava i grandi sforzi di Arrington nel momento giusto affinchè ciò che stava seminando desse presto i migliori frutti, che sono confermati oggi.

Oggi non mancano le critiche e le voci contrarie, ma di fatto TechCrunch è, globalmente, il punto di riferimento del blogging tecnologico. Questo successo, sul piano dei contenuti, si può tradurre con due semplici parole: buona scrittura. La qualità degli articoli è infatti molto elevata e i contributors sono riconosciuti per essere ottimi opinionisti. A ciò si accompagna un taglio editoriale curioso e mirato, attentissimo alle opinioni degli utenti e dei subscribers.