L’Italia e le startup: diffusione e normativa

Un fenomeno di vaste proporzioni come l’avvento delle startup non poteva non ripercuotersi anche sull’Italia. Anche nel nostro paese esistono numerose startup e, soprattutto negli ultimi anni, si è sicuramente diffusa la cultura imprenditoriale legata a questo mondo.

Una ricerca interessante sull’impiego del termine “startup” è stata condotta da Expert System che ha analizzato circa 2 milioni di articoli pubblicati dal 1992 al 2014.

utilizzo startup in Italia

Come testimoniato dal grafico che segue l’utilizzo del termine ha avuto una notevole impennata dal 2010 al 2014. L’andamento del grafico testimonia dunque l’ampia diffusione che il termine ha attualmente.

Uno dei punti di riferimento per chi ha intenzione di aprire una startup è la pagina ad esse dedicata su registroimprese.it, il sito che riporta i dati ufficiali delle Camere di Commercio. Attualmente, le startup aperte in Italia sono quasi 6.000 mentre le PMI innovative circa 200. Gli incubatori sono 39, di cui 14 in Lombardia che con 1.287 startup è largamente la regione più avanzata da questo punto di vista (il Lazio, la seconda regione per numero di startup, ne ha circa 600).

La differenza tra “startup innovative” e “PMI innovative” è ben spiegata all’interno del sito. Entrambe non possono essere quotate sul mercato ma le PMI innovative, diversamente dalle startup, possono quotarsi su una piattaforma multilaterale di negoziazione. Inoltre, le PMI innovative devono avere un bilancio certificato, quindi non essere nuove, mentre le startup devono essere costituite al massimo da 5 anni. Altra differenza è che le startup non possono avere un fatturato annuo superiore ai 5 milioni di euro mentre il limite per quello delle PMI è di 50 milioni di euro all’anno. Le PMI innovative possono anche, differentemente dalle startup, dividere gli utili e non lavorare nella produzione di beni o servizi ad alto contenuto innovativo. Sono diversi anche i criteri opzionali per rilevare il carattere di innovazione tecnologica richiesti e che trovate indicati sempre sul sito delle Camere di Commercio.

Naturalmente l’ecosistema di startup italiano, se così lo si può chiamare, nonostante i passi in avanti fatti negli ultimi anni non è neanche lontanamente paragonabile a quello americano.

normativa startup

La normativa italiana sulle startup

Ho dedicato un articolo alla comprensione di cosa effettivamente sia una startup. Tuttavia, nel contesto italiano, si potrebbe anche semplicemente dire che una startup è una azienda che soddisfa i requisiti di legge.

La normativa di riferimento è contenuta nel decreto legge del 18 ottobre 2012, n. 179 (cosiddetto “Crescita 2.0”). Nella sezione IX articolo 25 trovate i requisiti necessari affinchè una azienda possa essere considerata una startup. E’ naturalmente l’articolo da cui partire se volete creare una startup riconosciuta nei termini di legge, ossia una azienda definita nel decreto “start-up innovativa”.

Tentativo del decreto è stato quindi quello di inserire le startup innovative in un quadro normativo definito, in modo da favorirne la diffusione, soprattutto quella giovanile.
Le PMI innovative sono invece normate dal Decreto Legge 3/2015, in particolare dall’articolo 4.

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