Il grande problema di rendere lo streaming live disponibile a tutti

Fare una diretta live streaming su Facebook è possibile dal 2015. Una funzione che inizialmente era disponibile soltanto per chi era in possesso di una pagina Facebook verificata, ma che poi è diventato un servizio libero per tutti gli utenti, di facile utilizzo e potenziato nel tempo con nuovi aggiornamenti.

Una volta che l’utente è in onda, la notizia viene pubblicata sulla sua bacheca come un qualsiasi altro aggiornamento di stato e gli amici possono commentare a aggiungere “reaction” con le ben note faccine e cuoricini.

streaming selfie

Una funzionalità, quella dello streaming live, disponibile dal 2016 anche sul social fotografico Instagram e che poi ha interessato anche Twitter. Uno strumento che piace molto e che ha acquisito via via sempre più popolarità, ma che non è immune da risvolti critici piuttosto importanti. Tra questi, il più evidente, la grande difficoltà a controllare e quindi gestire i contenuti che vengono trasmessi in streaming dagli utenti.

Le due sparatorie diffuse qualche mese fa su Instagram e Facebook e che si sono verificate a Detroit e a Houston sono solo i casi più recenti che hanno evidenziato ancora una volta il problema dei controlli sulle dirette, riportando a galla quella difficoltà a moderare i contenuti che presentano immagini di morte e di violenza, dei quali è quasi impossibile impedire la diffusione.

Un problema quindi che sembra non potersi risolversi facilmente, finché esiste la tecnologia di streaming live e se questa è disponibile a tutti. Benché Facebook abbia annunciato già un anno fa l’assunzione di tremila nuovi dipendenti proprio per accelerare il ritiro dei contenuti che ritraggono omicidi, suicidi o altri atti, accidentali o meno, che presentano immagini esplicite di violenza, la questione continua a non essere risolta.

Conseguenze che probabilmente sono state sottovalutate, e che se anche in alcuni casi hanno portato all’attenzione generale episodi di ingiustizia e vessazione, sfuggono comunque spesso di mano e che di fatto erano già state annunciate da esperienze precedenti, come ad esempio quelle di Justin.tv, la piattaforma che, dopo l’episodio di suicidio di un ragazzo di diciannove anni trasmesso in diretta nel 2008, aveva già messo in evidenza come fosse difficile gestire i live che gli utenti mettono in rete.

Una condivisione, quindi, che assieme alla possibilità di far partecipi gli amici ai propri momenti di vita, porta con sé aspetti negativi piuttosto rilevanti, che a quanto pare forse soltanto sistemi di intelligenza artificiale potrebbero ovviare, identificando i contenuti dei video trasmessi in diretta in modo più veloce e preciso di come possa fare un controllo umano.

Alessandra Buschi