Il 2017 è l’anno dei video in streaming web

Determinare le motivazioni che danno vita alla tendenze o alle mode è di solito abbastanza complicato, soprattutto se si prova ad analizzare un fenomeno ancora tutto in divenire.

Eppure una ‘moda‘, quando senti che si sta diffondendo, nasce senz’altro da un contesto di cause e circostanze finemente interrelate, che possono o non possono essere indicate – dal punto di vista dell’opinione pubblica – come dirette responsabili della genesi della ‘moda’ che si va appunto diffondendo.

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Quest’anno molti di quelli che lavorano nell’industria del web marketing – come tecnici o come creativi, come freelance o come agenzie – avranno la sensazione che il 2017 sia l'”anno dei video in web streaming“; e inevitabilmente fioccheranno a destra e a manca le offerte di preventivo per la realizzazione di video emotional, rubriche podcast, advertising su Youtube e compagnia cantando.

Insomma, molti tra gli addetti ai lavori saranno vittime – o anche attivi protagonisti – di questa fascinazione per il contenuto video, ormai ‘riscoperto’ come elemento trainante della possibile offerta di contenuto che oggi si attende dalla Rete.

Insieme a loro, inevitabilmente, anche le aziende saranno pertanto spinte a produrre contenuti video per incontrare le nuove esigenze di consumo web del pubblico di utenti internet del 2017.

Prima di trasformarci tutti in esperti di regia, come novelli Stanley Kubrick in versione fieramente digitale, proviamo a capire quali segnali alimentano la linfa di questa nuova ‘moda’, qui intesa stavolta come diffusione di un’abitudine e non come fatua e transitoria vocazione pubblica.

La TV è morta. Lunga vita alla televisione

La crisi nei consumi di video sulle televisioni commerciali o pubbliche di tipo generalista viene periodicamente registrata dalla stampa di settore, e non passa semestre in cui non si registrino flessioni nell’allocazione di budget pubblicitario sull’ormai fin troppo tradizionale ‘piccolo schermo’, che cede fette sempre più ampie sotto i colpi di una concorrenza davvero variegata.

Ad esempio nel settembre 2016 Stefano Balassone si chiedeva sul Fatto Quotidiano se la crisi degli ascolti televisivi non fosse appunto favorita dalla crescita ormai innegabile di consumo di video on demand grazie alla Rete, da parte di fasce di consumatori sempre più anagraficamente trasversali.

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Televisione e web. Chi è mainstream adesso?

Il consumo di video si sta spostando dalla televisione verso il web? Si potrebbero eseguire sondaggi e stime di taglio scientifico per verificare quest’esodo sotterraneo – o forse non proprio così clandestino, in effetti.

Ma non c’è bisogno di farlo per affermare che gli equilibri stanno mutando in maniera profonda.

Il web è divenuto un mezzo di comunicazione ‘mainstream‘, molto semplicemente.

Molti tra i blogger della prima ora si ricorderanno ancora come agli esordi della blogosfera per ‘media mainstream‘ si intendessero evidentemente giornali e televisione, in chiara contrapposizione con quello che allora si riteneva un canale alternativo – cioè contemporaneamente diverso e riservato ad un ristretto strato di osservatori/fruitori – di informazione, ovvero appunto il web.

Oggi invece il web è senz’altro un mezzo di pubblica fruizione quotidiana per masse di consumatori in tutto il mondo, e come tale assorbe funzioni e rilevanza prima riservate ad altri media.

Un segnale chiaro in questo senso viene proprio dal cuore di quella cultura cinematografica americana che ancora alimenta la produzione di buona parte dei prodotti ‘video’ di grande richiesta da parte del pubblico, ovvero l’industria dello spettacolo all’ennesima potenza.

Quest’anno per la prima volta la cerimonia di presentazione per le nomination ai premi Oscar 2017 è avvenuta in live streaming a cura degli organizzatori, utilizzando il web per raggiungere in diretta milioni di spettatori americani (e non solo) in tutto il mondo, lasciando a casa le emittenti nazionali che solitamente ospitavano lo spettacolo.

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Insomma, anche Hollywood sta abbandonando la televisione per il web; se ne facciano una ragione gli aficionados del piccolo schermo (quei pochi non ancora convertiti a Netflix, ovviamente).

Televisione e web. Gli youtuber vi seppelliranno

Ovviamente uno dei ‘luoghi’ in cui sarebbe possibile comprendere davvero le proporzioni del cambiamento in corso è YouTube, il sito che più di altri ha permesso, anticipato e incoraggiato tale cambio di paradigma.

Negli Usa gli youtuber di maggior successo hanno riscontri di popolarità che non hanno nulla da invidiare a quelli delle star televisive.

I numeri di YouTube di questi anni, tra produzione, offerta e consumo dei video sulla piattaforma, sono senz’altro capaci di descrivere da soli la magnitudo del fenomeno cui stiamo assistendo, come ‘spettatori’ se non proprio come protagonisti.

Ma il fenomeno del consumo di video on demand attraverso la Rete non è affatto confinato nella sia pur mastodontica infrastruttura di YouTube.

Il 2017 è l’anno dei video in streaming via web; ciascuna infrastruttura sta tentando di adeguarsi per rincorrere la ‘moda’ (che come si è visto veicola un cambiamento epocale nei consumi di massa, in realtà).

Ecco perché non deve quindi stupire – per esempio – la notizia battuta l’altro giorno sugli attuali propositi di Facebook in materia di consumo di video sulla propria piattaforma.

Mentre ancora si lavora a formule di monetizzazione pubblicitaria che coinvolgano gli autori (proprio come nello ‘stile’ di YouTube), Zuckerberg ha appena promesso maggiore visibilità organica a quelli che offriranno la fruizione di video di lunga durata su Facebook.

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Non rimane che adeguarsi alla ‘moda’, quindi.

Manco a dirlo anche noialtri peones digitali di Web Crew apriremo un nostro canale YouTube, nel corso del 2017; perché davvero non potevamo fare a meno di portare il nostro piccolo e maldestro contributo, malgrado tutto.

Stay tooned!!