…e se l’intelligenza artificiale imparasse a scrivere?

Chiunque abbia mai provato ad interagire con un’assistente virtuale, come Alexa o Siri, si è trovato di fatto ad interagire con un’intelligenza artificiale (IA) in grado di leggere e/o di ascoltare, il che dopotutto è lo stesso. Mentre la capacità di leggere e di scrivere sono per l’uomo strettamente connesse, ad eccezione di casi patologici particolari, la stessa cosa non si può affermare per le macchine.

Intelligenza artificiale scrittura

In effetti, nel campo relazionale delle IA è per ora molto più sviluppata la sfera della lettura/ascolto piuttosto che quella della produzione di testi: possiamo dire che siamo ancora in una fase in cui i computer si preoccupano più di assorbire informazioni testuali che di produrne attivamente.

Ma, come ben si sa, la tecnologia non ama attendere e la ricerca in questo ambito è comunque in grande fermento e sviluppo. Ciò che manca, per ora, è un’applicazione su grande scala.

Le difficili questioni linguistiche con cui devono confrontarsi le IA rientrano in un processo definito dai ricercatori elaborazione del linguaggio naturale. Esso non è altro che il linguaggio con cui comunichiamo quotidianamente, in contesti pur diversi: uno è ad esempio la scrittura degli articoli che trovate nei blog di tutto il mondo, incluso questo.

Facendo un paragone con il linguaggio delle macchine, detto di programmazione, ci si rende subito conto delle caratteristiche quasi opposte che li contraddistinguono: il linguaggio di programmazione è uno strumento strutturato, diretto, sintetico, efficiente ed efficace.

Il linguaggio naturale è invece complicato da questioni culturali, destrutturazione, modi di dire, espressioni, stili, eccetera.

Copywriting

Questo è il motivo per cui per un computer è tanto difficile comprendere e utilizzare le figure retoriche che, invece, costituiscono l’elemento vitale della comunicazione umana.

Tuttavia, i risultati delle ricerche sono già estremamente promettenti e sembrano delineare un futuro molto prossimo in cui le macchine saranno in grado di esprimersi in un linguaggio naturale e di produrre contenuti comprensibili e naturali anche per gli esseri umani.

Il mezzo con cui questo affascinante processo sta avvenendo, e con cui le IA stanno riuscendo a superare le enormi difficoltà dell’uso dei linguaggi naturali, non è altro che la rete. Attraverso internet, infatti, le IA hanno accesso a una sterminata quantità di testi prodotti da esseri umani che possono essere analizzati sulla base di algoritmi sempre più efficienti, per poi essere usato al momento opportuno.

L’idea che delle macchine possano sostituire l’uomo anche in questo campo è scioccante. Come sempre si aprono delle diatribe su questioni a cui è quasi impossibile rispondere: esisterà una poesia dei testi creati dalle IA? Esisterà un processo di sviluppo culturale delle IA basato sul loro sviluppo linguistico?

Il fatto è che in un futuro in cui le macchine dialogheranno con le persone in maniera fluida, molto probabilmente sarà mutato ed evoluto non solo il linguaggio delle macchine, ma anche quello degli esseri umani. Il preoccuparsi del fatto che dei processori possano rubare il lavoro a giornalisti e scrittori potrebbe essere solo dovuto ad una lettura distopica dei tempi che verranno.

Col passare del tempo, forse, le necessità degli uni e degli altri porteranno ad una sintesi linguistica comune. Per la prima volta, gli esseri umani dovranno fronteggiare comunicazioni continue non solo con i propri simili, ma anche con entità completamente diverse: i computer. Lo scopo stesso del linguaggio non sarà più lo stesso.

Achille Zoni