Dove sta andando il web contemporaneo? L’interessante caso di Rocket Internet

La sua fama lo precede e in certi ambienti il suo nome è già un mito. Conosciuta per le sue azioni commerciali aggressive e i suoi investimenti rischiosi, Rocket Internet è uno dei più interessanti casi aziendali del web contemporaneo. Molto discusso e da tanti anche criticato, non si può negare che il suo modello di business stia diventando un caso a cui si guarda con interesse.

Rocket internetMa cos’è Rocket Internet? Incubatore startup o azienda?

Dare una definizione precisa di Rocket Internet non è semplice. Fondata nel 2007 da tre fratelli, in Germania, Oliver (Ceo), Marc e Alexander Samwer, l’impresa ha accumulato una fortuna nel giro di poco tempo e si è imposta nel mercato con l’obiettivo di creare la più grande piattaforma internet al di fuori degli Usa e della Cina. Quello che fa Rocket Internet è creare e lanciare delle aziende modellate su imprese di successo già esistenti. Le riproduce dando loro una grande spinta per la crescita, riuscendo spesso a creare modelli che superano in qualità e guadagni quella originale a cui si è ispirata. Infatti lo scopo è proprio quello di creare nuove imprese sfruttando il know-how e le competenze di processi già ottimizzati e migliorarli. E’ il caso, per esempio, di Zalando, che si ispira all’americana Zappos.

Rocket Internet non può essere considerata propriamente un acceleratore di startup e allo stesso tempo non può essere identificata come una venture capitalist. Quello che si può affermare è che ci troviamo davanti ad un modello di business nuovo, cha punta ad investire in Copycat startup che vengono lanciate in nuovi mercati. La Rocket Internet focalizza il suo interesse su e-commerce, marketplaces, Fintech, tecnologie finanziarie e viaggi.

Il modello copycat

Il modello di business detto copycat è un sistema che si basa sulla clonazione di aziende di successo, già esistenti in una parte del mondo, e riprodotte in un’altra porzione di mercato. Lo scopo è quello di farle crescere il più velocemente possibile, in modo che quando l’azienda originale decide di espandersi, sia portata a comprare la sua impresa clone. Il presupposto su cui si basa è che acquistare una realtà consolidata, invece di dover partire da zero in un mercato nuovo, sia più conveniente. Un esempio è quello di CityDeals, creata da Rocket Internet, che è stata acquistata per 170 milioni di dollari da Groupon solo 5 mesi dopo la sua nascita. Ma nonostante i numerosi successi questo modello ha incontrato anche tante debacle. Infatti le imprese clone sono sì relativamente semplici da lanciare, anche perché si basano su modelli di successo che attraggano tanti investitori, ma spesso, iniziare da zero in un nuovo mercato, per molte aziende, può essere considerato meno dispendioso. Nonostante l’acquisto del clone non sia sempre scontato, il copycat business può comunque risultare vincente.

La “scissione” del 2011 e le critiche al modello Rocket Internet

Per le sue azioni aggressive e per l’uso del modello di business copycat, la Rocket Internet è stata spesso criticata e tacciata di comportamento sleale. Ha fatto molto discutere il caso del 2011, quando 20 dei 130 dipendenti dell’azienda hanno lasciato contemporaneamente il lavoro, accusando Rocket Internet di utilizzare dei metodi non ortodossi nei confronti dei suoi dipendenti. Che l’azienda utilizzi spesso sistemi “aggressivi” lo testimonia l’acquisizione e la successiva vendita di PizzaBo. La startup italiana di food delivery, dopo essere stata acquistata da Rocket Internet con la promessa di massicci investimenti, è stata rivenduta, quasi immediatamente, allo storico competitor Just Eat.

Insomma di fronte alla possibilità di guadagno pare che non ci si faccia alcuno scrupolo. E sembra che l’ambiente del food stuzzichi particolarmente l’interesse dei fratelli tedeschi. L’ultimo investimento in Italia riguarda il progetto Miscusi, creato da due ragazzi milanesi. Un fast-food italiano che offre qualità e il prodotto più amato nel mondo: la pasta. Il primo ristorante, aperto a Milano a marzo 2017, ha attirato l’attenzione del co-fondatore di Rocket Internet, Alexander Samwer, che è diventato il maggiore investitore.

Giulia Salis per Web Crew