Qualche considerazione sul matrimonio dei Ferragnez, ora che si è placata la polemica…

Su Chiara Ferragni e il suo “paggetto” Fedez (come l’ha definito qualcuno) si è detto di tutto. Sul loro matrimonio. Sullo spreco di soldi che sembrano uno schiaffo in faccia alla povertà. Sul figlio che ha più selfie di me (e followers) e non ha ancora compiuto un anno. Sul mettere in mostra tutto sempre e comunque. Sui sentimenti buttati in pasto alla rete. Sugli outfit poco eleganti che ogni tanto la Chiaretta nazionale sfoggia per andare a prendere un aperitivo con le amiche. E persino sugli abiti indossati il giorno del Big Day, da lei, la Regina dei Social Media, che, lasciatevelo dire da una donna, erano bellissimi. E, per inciso, chi si permette di associare la parola brutto al nome di una maison come Dior, allora non ha nessun titolo, neppure lontano, per poter parlare non tanto di moda, ma quanto di buon gusto e del suo ABC.

Lo ammetto, tutta questa polemica per il matrimonio firmato “The Ferragnez” mi ha dato il voltastomaco e mi ha innervosito oltremodo. Ma in realtà credo di essere infastidita già da parecchio. Perché non c’è giorno che non spunti fuori una nuova polemica sulla coppia più social di Italia (o dell’intero Pianeta). E’ vero che i due hanno totalmente messo la loro vita sotto i riflettori, quasi fossero i protagonisti di un Grande Fratello amplificato all’ennesima potenza, ma è anche vero che, in un certo qual modo, tutto questo potere gliel’abbiamo dato noi, il popolo della rete. E, allo stesso tempo, c’è chi li osanna e li prende come termine di paragone o di desiderio e c’è chi li usa come metrica per descrivere i valori di una nuova società basata sull’apparire e sulla vanità.

matrimonio ferragnez

Mi son trovata più volte ad affrontare questo discorso con amici, parenti e colleghi. Perché, ve lo dico senza mezzi termini, io Chiara Ferragni la difendo sempre. E a spada tratta. No, non perché io aspiri a diventare come lei o la consideri un modello di donna da prendere ad esempio. Ma perché credo che sia geniale, semplicemente. Chiara Ferragni era una ragazza, benestante, con tutta una serie di possibilità davanti, datele dalla famiglia, e con una madre, che, già prima di lei, scriveva in rete. Bloggava, per rendere l’idea, quando ancora nessuno sapeva cosa volesse dire questa parola. Era una ragazza bionda e bella, di quelle che la maggior parte delle persone ritiene una Barbie senza valore per quel suo aspetto esteriore frivolo e da clichè che recita “bionda e stupida”. Chiara era una ragazza così. Una ragazza che, ad un certo punto, ha avuto l’intuizione di cominciare a scattarsi selfie con i vestiti che indossava e postarle sui social. Una robina semplice, insomma, che però l’ha resa milionaria. Cosa ci vuole a farsi una foto allo specchio? direte voi. Ci vuole che nessun altro prima di lei ci aveva pensato e questa sua attitudine l’ha portata a creare un impero mediatico. Ma, c’è un ma.

Chiara Ferragni è odiata dalle persone normali, che non si capacitano di come sia possibile far soldi senza avere una reale occupazione e trascorrendo il tempo a farsi bella e ad indossare dei vestiti. Tutti impegnati a dar peso solo alle professioni tradizionali, quelle che ti fanno sudare o quelle per cui hai preso una laurea e un master. Che, per carità, chapeau: la fatica deve premiare, ma ci sono tante altre possibilità nella vita e modi di guadagnarsi la pagnotta, al di là di quello che tutti reputiamo consono e “normale”.

Chiara Ferragni è odiata dai giornalisti di moda perché ha rubato loro il lavoro. Si è messa in mezzo nei backstage delle sfilate, creando una categoria di lavoratori nuovi, i fashion blogger, che se ne stanno lì, nell’impero dedicato al fashion senza nessun titolo o competenza. Ed è finita così un’era di regali inviati alle redazioni dei giornali e quell’allure da status symbol che si è improvvisamente democratizzata e resa disponibile alla mercé dei comuni mortali.

Chiara Ferragni è odiata anche dai blogger, così impegnati a difendere la categoria e la serietà del proprio lavoro. Perché è vero, ogni giorno un blogger si alza e sa che deve correre più veloce di chiunque tenti di delegittimare le professioni legate al mondo del digitale. E, ve lo dico da blogger, non è impresa facile, soprattutto quando la maggior parte delle persone ha in testa il prototipo della Chiara Ferragni che passa il tempo a “scattarsi selfie con i vestiti che indossava e postarle sui social” (e ritorniamo al punto qui sopra). I blogger fanno altro, ma di questo avremmo modo di parlarne più avanti.

pupazzi ferragnez

Ecco, lo voglio dire una volta per tutte. Chiara Ferragni, oltre ad aver abbandonato il suo ruolo di blogger da un bel po’ di tempo ormai, ha non solo creato questa nuova professione, ma ha anche inventato quello che noi chiamiamo influencer marketing. Persone che “influenzavano” gli altri ce ne sono sempre state. Dai grandi politici, alle grandi star di Hollywood, ai calciatori super pagati di Juventus o Real Madrid. Ma il bello sta proprio in questo. Ovvero nell’aver creato dei nuovi canali. Un nuovo modo di intendere le cose. Perché fare l’influencer è facile se sei un attore, una celebrities o una qualsiasi altra cosa per cui sei sotto i riflettori. Se lo diventi perché sei tu, con le tue caratteristiche e con quel qualcosa in più, allora non ti si può che riconoscerne il merito. La comunicazione stessa è cambiata. E su questo non possiamo voltarci dall’altra parte.

Sarebbe una mossa ingenua. Un tempo c’erano gli strilloni che urlavano a gran voce le notizie uscite sui giornali e noi li compravamo quei giornali, perché lo strillone ci aveva incuriosito. Oggi le notizie viaggiano in modo diverso e lo fa anche la comunicazione delle aziende. Se pensate che, secondo i dati ADS, a giugno 2018 Vogue Italia ha avuto una diffusione media pari a 53.715 copie e la prima foto dei novelli sposi The Ferragnez ha portato a casa quasi tre milioni di like e a cinquantamila commenti, allora i conti sono presto fatti.

Ci sono persone su cui vale la pena investire e le aziende non possono ignorare questo aspetto del marketing. Piaccia o no. Alitalia ha fatto benissimo ad associarsi al brand dei Ferragnez: da un’immagine alquanto compromessa dell’azienda ha fatto bella mostra di sé accanto ad un brand tra i più visibili e cool del momento. Probabilmente quello che ha suscitato la maggior indignazione è stato quello di mettere al bando i sentimenti. Di mostrare un momento così intimo e personale come quello di un matrimonio.

Ma, mi chiedo, se i due avessero fatto l’esatto contrario come si sarebbe sentito il popolo della rete? E le aziende? Ve lo dico io. Si sarebbero tutti sentiti delusi e abbandonati, perché in questo modo Chiara Ferragni e il suo Fedez avrebbero tradito la loro identità narrativa e il loro stesso brand, perché di questo si tratta. Si tratta di marketing, di scelte e di strategie. Può non piacere, ma è così. E se pensate che sia solo un eccesso di voyeurismo, ricordatevi sempre che nel vostro paesello c’è sempre quella zia Pina che conosce tutto dei vostri più intimi segreti e di cosa indossavate la mattina scorsa, quando siete usciti per comprare il pane. Cambiano i mezzi, ma la natura umana rimane sempre la stessa e le logiche pure, non pensate? Quindi, fatevene una ragione: The Ferragnez sono l’essenza stessa dell’influencer marketing. Ci influenzano. Anche quando non vorremmo. Anche quando ne vogliamo semplicemente parlar male.

Per dovere di cronaca, la prossima volta che mi sposo la ruota panoramica la voglio anche io.

Giulia Salis