Come segnalare i post sponsorizzati da aziende su Instagram

Instagram è una giungla. Guadagni stratosferici, orde di influencers con follower finti e acquistati, messaggi pubblicitari che non vengono palesati. Chi ci lavora lo sa, questo social può portare ad altissimi guadagni, ma ogni giorno è una lotta. Una lotta contro chi scredita il lavoro stesso degli influencers.

Una lotta contro chi impunemente acquista follower in continuazione per raggiungere quei numeri cha fanno tanta gola alle aziende. Una lotta contro quelle stesse aziende, che non si prendono la briga di verificare gli account e basano tutto non sui contenuti e sull’engagement, ma solo su sterili cifre.

Il problema c’è, esiste ed è sotto gli occhi di tutti. Che ci sia bisogno di fare chiarezza su Instagram e sulle sue regole lo si dice già da un po’. E, sebbene qualcosa si stia muovendo in questa direzione, sembra sempre che sia troppo poco. Per esempio, sapete che bisogna segnalare i post sponsorizzati proprio per il principio della chiarezza e della tutela del consumatore?

La regolamentazione e l’Antitrust

A mettere un po’ d’ordine in questo ginepraio è intervenuta in Italia l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, l’Antitrust, nota anche come AGCM. La sua prima azione risale al 2017, quando inviò una lettera di ammonimento a brand e grandi influencers, richiedendo maggiore trasparenza e chiarezza nei post con contenuti pubblicitari. L’ Antitrust è successivamente intervenuta esortando sia le aziende che gli influencers questa volta all’utilizzo di vari hashtag che palesino il contenuto commerciale, ricordando che deve essere immediatamente comprensibile al pubblico la finalità di promozione.

Dopo un periodo di tolleranza e monitoraggio da parte dell’Autorità Garante, ad agosto 2018 è arrivata una storica decisione del Giurì, che afferma che l’assenza di un’adeguata segnalazione del carattere pubblicitario del post viene considerata una pubblicità occulta, vietata come previsto dall’art. 7 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale. L’oggetto in questione era una story di Fedez, che riprendeva e sponsorizzava la Peugeot, in occasione degli Internazionali di Tennis a Roma, di cui il noto marchio automobilistico era sponsor.

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Gli hashtag da usare e il tool per segnalare i post sponsorizzati

Diventa quindi imprescindibile palesare quali sono le aziende con cui si collabora e quali sono i post con inserimenti promozionali, il tutto attraverso l’utilizzo di hashtag, che siano chiari e precisi. Eccoli i famosi hashtag che servono a rivelare se i prodotti presenti all’interno di un post o di una story sono oggetto di un accordo commerciale: #pubblicità, #sponsorizzato, #advertising, #inserzioneapagamento, #prodottofornitoda. in caso il prodotto sia stato inviato gratuitamente.

Per agevolare il lavoro degli influencers, circa un anno fa, IG ha reso disponibile un tool specifico, che inserisce l’etichetta Paid Partnership With (ovvero, post sponsorizzato da) nei post commerciali. Strumento molto utile anche per i brand, perché consente di accedere a tutta una serie di Insight per monitorare le visualizzazioni. Anche se a dirla tutta sono veramente pochi gli influencers che lo utilizzano, la sua introduzione fa sperare in un miglioramento. Sembra che, anche se molto lentamente, Instagram stia finalmente capendo la necessità di intervenire per far maggiore chiarezza al suo interno.

Il dilemma dell’influencer

Ma perché si è così restii a palesare il carattere commerciale dei post? Il successo dell’influencer è tutto dovuto al rapporto di fiducia che instaura con i suoi followers. Un rapporto che è stato coltivato nel tempo, mostrando aspetti della propria vita privata con condivisioni personali e intime.

L’instagrammer pubblica momenti del suo quotidiano, chiede consigli, dà consigli, entra in confidenza con chi lo segue. Tutto questo fa crescere quel rapporto. Il suo consiglio è prezioso, come quello di un amico e per questo viene seguito. Il post sponsorizzato può essere rischioso, perché va minare quel rapporto, trasformandolo. Da amico o conoscente a cui ci si affida e di cui ci si fida, a testimonial pagato da un’azienda per dire esattamente quello che l’azienda vuole. La differenza è tanta.

Ma arrendiamoci, quello dell’influencer è un vero e proprio lavoro. Essere pagati per dire la propria opinione, se lo si fa in maniera onesta e corretta, non è il male. Anzi, l’uso degli #AD consentirebbe di differenziare i post sponsorizzati, da quelli in cui si danno ancora liberamente le proprie opinioni personali. Dopotutto nel grande mondo di Instagram esiste chi fa veramente bene il suo lavoro e riesce a mantenere un buon rapporto con il suo pubblico e a catturarne continuamente l’interesse.

Monica Curreli