Lo spazio pubblico come teatro: genesi e caratteristiche del flash mob

Durante l’estate del 2003 iniziarono a circolare molte e-mail dall’indirizzo themobproject@yahoo.com, allo scopo di invitare quante più persone possibili a radunarsi in uno spazio pubblico e prendere parte ad un’azione con la sola finalità di creare disorientamento e sorpresa. L’idea di questo raduno era proposta da Bill Wasik, che il 17 giugno del 2003 affascinò il mondo dei media con il MOB project.

flash mob

L’iniziativa venne rapidamente etichettata dalla stampa come Flash Mob, anche dietro suggestione degli stessi partecipanti. Più di 130 persone si dettero appuntamento in un reparto di un famoso negozio di tappeti e attorniarono un tappeto molto costoso: in caso di domande da parte del personale di vendita, tutti rispondevano di essere alla ricerca di un “tappeto d’amore”. All’Hotel Hyatt, invece, 200 persone invasero la hall ed il mezzanino, applaudendo in modo sincronizzato per 15 secondi. Una boutique di scarpe, invece, venne invasa da persone che fingevano di essere in viaggio in autobus.

Dal flash mob di New York, questo tipo di evento iniziò a guadagnare molta attenzione anche nel resto del mondo: flash mob cominciarono ad apparire in varie grandi città non solo negli Stati Uniti ma anche in Polonia, Regno Unito e Cina. Nel 2004, ad esempio, venne organizzato un flash mob a Shangai per protestare contro il rifiuto giapponese di riconoscere giapponese presunti torti perpetrati nei confronti della Cina durante la seconda guerra mondiale.

Essendo un prodotto dell’era digitale, i flash mob di solito hanno inizio con una e-mail, spesso inviata da un account anonimo, che annuncia la data e l’ora dell’evento assieme ad una serie di istruzioni per l’azione da compiere. I destinatari poi trasmettono lo stesso messaggio attraverso i pc o i telefoni costituendo una comunità virtuale che può diventare anche molto vasta: ovviamente non esiste alcun vincolo e di fatto non è possibile prevedere chi realmente si presenterà all’appuntamento, anche perché i partecipanti non si riconoscono a vicenda.

In un certo senso, i flash mob erano anche un sottoprodotto della cultura underground di internet che si era prodotto alla fine degli anni ‘90. Oggi, in effetti, ricevono decisamente meno attenzione da parte dei media se paragonati al primo evento del 2003, anche se continuano a godere di simpatia per il loro carattere fondamentalmente pacifico e comunitario. L’idea di rottura della routine e di apertura degli occhi rispetto a spazi conosciuti mantiene quindi un fascino indubbio – qualcosa in comune con gli street artist e gli spettacoli di strada. I progressi nelle tecnologie di comunicazione, in particolare con i social network, sono oggi efficacissimi nell’organizzazione di un flash mob.