“Vado in giro, scrivo cose”. Intervista a Francesco Ursino

Per la rubrica #VitaDaFreelance abbiamo intervistato Francesco Ursino.

Classe 1988, Francesco è nato a Como e attualmente vive a Catanzaro. Laureato in Economia Aziendale, consegue la Magistrale in Marketing.

La sua generazione è costretta a confrontarsi con un mondo del lavoro non particolarmente vitale (per usare un eufemismo). Nonostante gli studi, infatti, il lavoro scarseggia e Francesco, seguendo una passione maturata sin da giovanissimo, decide di reinventarsi copywriter, professione che prosegue con profitto ancora oggi.
In questo ‘nuovo mondo’ riesce a reinvestire le competenze universitarie e a togliersi soddisfazioni importanti.

Nell’intervista ci ha raccontato molte cose di sé e del suo modo di approcciare alla scrittura.

francesco ursino

Ciao Francesco. Ti va di descriverti in 5 parole?

Vado in giro, scrivo cose

Sei laureato in Economia Aziendale e Marketing. Come hai vissuto il passaggio dall’idea di lavorare nell’ambito in cui hai studiato al copywriting freelance?

Scrivere è stata sempre una delle mie passioni, fin da bambino. Durante l’estate tra la prima e la seconda media ho iniziato a scrivere un romanzo, parlava della Seconda Guerra Mondiale. Era una storia complicatissima e vagamente epica che però non ho mai terminato perché persi il quaderno sul quale annotavo tutti i capitoli e dopo un po’ mi dimenticai completamente della trama. Mentre frequentavo il liceo scrissi decine di racconti, ero nell’inevitabile periodo in cui leggevo solo Bukowski e ideare storie tristissime (ma meno sconce e con meno alcol di quelle di Bukowski, in effetti) sembrava l’unica cosa sensata da fare. Una volta arrivato all’università ho iniziato a collaborare come redattore per vari siti internet, e ho avuto la possibilità di parlare della mia grande passione, i videogiochi. Ho sempre affiancato la scrittura allo studio. Quando è venuto il momento di trovare lavoro nel campo del marketing ho dovuto fare i conti con un mercato che non aveva particolare voglia di farmi spazio, per cui mi sono fermato e ho riflettuto su cosa sapessi fare meglio. Conoscevo, almeno in teoria, come vendere, e sapevo, in pratica, come scrivere. Ho unito le due cose e mi sono lanciato nel campo del copywriting. È andata bene.

Leggo nel tuo blog che sei un “criticone”. Una certa dose di critica è necessaria per svolgere bene il lavoro di copywriting?

Oddio, non vorrei dare l’impressione di essere uno che va in giro a puntare il dito contro il lavoro degli altri, è una cosa senza senso e non ho neanche la statura professionale per farlo. È vero però che fare della buona critica su tutto ciò che si legge e si osserva può tornare utile, perché può dare spunti per il proprio lavoro. L’ispirazione per scrivere un buon testo può venire da qualsiasi fonte, come una battuta de I Simpson che ti torna in mente, un’esclamazione ascoltata per strada o uno spot che hai visto 20 secondi fa. Perciò, criticare per cercare di arrivare a soluzioni diverse, “nuove e utili”, come si dice, secondo me è una buona cosa, ricordandosi comunque che non si è sopra alcun piedistallo e non si ha alcun diritto di farsi beffe del lavoro altrui.

Come decidi su quale argomento scrivere i post del tuo blog? Segui strategie particolari o ti lasci andare all’ispirazione del momento?

Nel momento in cui mi viene in mente qualche spunto interessante lo annoto subito. In seguito, quando voglio scrivere qualcosa, di norma faccio qualche ricerca sui topic del momento e sulle parole chiave più pertinenti. Incrociando questi fattori riesco a scrivere gli articoli che mi sembrano più interessanti. Ho bene in mente, inoltre, che il mio pubblico potenziale è composto da professionisti del settore, per cui cerco di parlare di temi che spero possano essere stimolanti. Certo, a volte seguo l’ispirazione, e magari lego i miei articoli agli avvenimenti più importanti del periodo in cui scrivo, specie nel caso di manifestazioni sportive o tematiche legate ai videogiochi. In fondo si tratta di un blog personale, il bello è che posso parlare di quello che voglio, al contrario di quando devo svolgere compiti da articolista.

Copywriting

Il mercato della penna è estremamente affollato. Al contempo la competizione su internet sta aumentando a ritmi vertiginosi e questo sta causando un aumento delle cifre di ingresso alla promozione online (con conseguente diminuzione delle aziende che possono permettersi copywriter professionisti). Questi macro fenomeni tendono a far diminuire la complessiva domanda di testi e il prezzo degli stessi.
Tu come ti poni nei confronti dell’andamento del mercato? Cosa pensi che accadrà nei prossimi anni?

Da freelance che opera da casa spero che questa particolare forma di lavoro possa crescere ulteriormente. Orientarsi nel mercato è difficile: se vendi i tuoi testi a due euro stai sicuro che troverai tutto il lavoro che vuoi, ma se inizi a dare reale valore a quello che offri, pretendendo il giusto, ecco che arrivano i problemi. Funziona nello stesso modo anche nel mondo dell’editoria online, che conosco bene. Il problema è che è difficile far capire che il proprio lavoro può portare reale valore, anche perché non esiste una certificazione ufficiale che possa dire se sei o meno un copywriter o un articolista professionista. Il mercato è già cambiato in maniera colossale: avessi iniziato anche solo qualche anno fa a fare questo lavoro, di sicuro non sarei stato in grado di entrare in contatto con committenti sparsi in tutta Italia, e forse avrei fatto meglio a cambiare mestiere. Per il futuro mi aspetto ancora più flessibilità e possibilità di lavoro da remoto, come peraltro avviene già all’estero. Allo stesso tempo, spero in una maggiore capacità dei committenti di avere bene in mente che per avere buoni contenuti devi saper scegliere il professionista giusto. Certo, pagare le fatture in tempi umani aiuterebbe anche, ma forse sto pensando a un futuro troppo lontano in questo caso.

Ogni freelance ha dei canali più o meno rodati per trovare nuovi prospect. Tu come trovi i tuoi clienti?

La mia esperienza mi ha insegnato che cercare clienti è un po’ come trovarsi con una piccola canna da pesca davanti a un lago gigante. Più volte getti l’amo, più smuovi le acque, e più possibilità hai di trovare qualche bel pesce. In passato ho fatto molto affidamento sui vari marketplace, mentre ora curo di più il personal branding, cercando di instaurare collegamenti con altri professionisti e aziende. Ho ritenuto necessario iniziare a investire del tempo sulla promozione del mio brand perché, in effetti, ormai ho un minimo di esperienza e mi sento un po’ più credibile nel confrontarmi con chi lavora in questo campo da anni. Qualche capatina su Upwork e i vari siti di annunci, in ogni caso, non fa mai male.