Vacanze in Vietnam, oltre a palme e pagode c’è di più

I nostri lettori già conoscono Ilaria Petta, responsabile comunicazione di Fenicia Eventi, grazie all’intervista che ci ha concesso qualche mese fa in occasione del Congresso di Cardionefrologia 2017.

Sapendo che questa estate Ilaria avrebbe trascorso alcuni giorni in Vietnam, le abbiamo chiesto di mettere su “carta” le sue impressioni sul viaggio, un breve diario di bordo…
Un modo per avvicinare i nostri utenti a questo luogo che, seppure divenuto sicuramente più “turistico” negli ultimi anni rispetto a qualche decennio fa, continua nel nostro immaginario ad avere un fascino misterioso ed esotico.

Ecco cosa ci ha raccontato Ilaria.

Quando ho prenotato le vacanze estive in Vietnam non ero consapevole dell’impegno che avrebbe comportato un viaggio del genere.
Se sentendo la parola “impegno” viene da pensare subito alle tante ore di volo, beh, vi confesso che, pur essendo sicuramente un viaggio lungo, la durata del volo è stata solo un marginale corollario dei dieci giorni di avventura che ho trascorso nel Sud Est Asiatico.

Viaggiare in Oriente comporta un’esperienza sensoriale a 360 gradi e per viverla in pieno bisogna partire carichi fisicamente e con la mente libera. Apprezzare quest’avventura significa abbracciare senza giudizi anche i lati meno piacevoli di una realtà molto lontana dalla nostra.

ragazze vietnamite

L’impatto iniziale con l’Estremo Oriente

Il clima torrido, l’umidità a tassi estremi, il traffico tentacolare e la continua lotta per schivare le motociclette a ogni angolo di Saigon, antica capitale del Vietnam del Sud, sono state le prime conferme alle poche e confuse aspettative che avevo.

Leggere interi tomi di guide non mi ha certo aiutata a farmi un’idea definita del Vietnam. L’impronunciabilità dei nomi dei luoghi, dei piatti e di molto altro ha avuto una parte della colpa. Per non parlare dell’ingarbugliata storia del Paese, contornata da un succedersi di dinastie imperiali con nomi altrettanto impronunciabili.

La confusione mi ha accompagnato sia nel pre partenza che nei primi giorni di permanenza. Non nascondo che in quei primi giorni la tentazione di dare giudizi negativi è stata tanta.

Andando avanti con il viaggio poi ho capito che, per cogliere l’essenza di questo Paese, bisogna allontanarsi dal vortice risucchiante delle grandi città e immergersi nelle sue numerose sfaccettature.

Vietnam, cosa vedere

L’intangibilità della realtà vietnamita, fatta di caos, movimento ossessivo, volti gentili e sorridenti ma allo stesso tempo ermetici e impenetrabili, non vieta alla sua bellezza di esplodere e colpire nella sua conturbante varietà.

Il Vietnam offre esperienze di tutti i tipi: da quelle naturalistiche come le gite in kayak, i giri in bicicletta lungo le risaie, gli accostamenti in canoa agli imponenti faraglioni calcarei, a quelle “spirituali” dei templi buddisti e induisti disseminati lungo tutto il paese e a quelle “mondane” dei mercati vibranti delle grandi città.

Qui di seguito vi propongo un assaggio del mix dei miei dieci giorni di viaggio in Vietnam.

Il Vietnam selvaggio, dal delta del Mekong alla crociera sulla baia di Halong

Il giro in barca sul delta del Mekong è una tappa imperdibile per chi decide di trascorrere le sue vacanze in Vietnam. Il colore torbido delle acque del fiume, lo scorrere lento della vita nei villaggi limitrofi e la rigogliosa vegetazione lungo le sponde danno la vaga sensazione di trovarsi sul set del film Apocalypse Now, alla ricerca del colonnello Kurtz. L’esperienza reale è invece, per fortuna, molto rilassante.

Vietnam - Fiume Mekong
Vietnam, Fiume Mekong.

Gran parte della vita in Vietnam scorre lungo il fiume. Fare la spesa nei mercati galleggianti, dove convogli di canoe sono pronte a offrire la loro merce quotidiana di prodotti tipici, equivale al nostro andare al supermercato.

Lo stesso vale per i venditori ambulanti che, approfittando dell’entusiasmo dei turisti, si accostano alle loro barche per propinare qualche chincaglieria o prodotto tipico del posto.

Esperienza equivalente a quella del Mekong, se non per un paesaggio molto diverso, è la gita sul fiume Ngo Dong, a Tam Coc.
Tam Coc è una città al centro del Vietnam dove si inizia ad assaporare l’avvicinamento, a bordo di una piccola canoa, agli imponenti faraglioni calcarei che svettano dalle acque vietnamite.

Se l’assaggio è intrigante, il piatto forte è sorprendente. Recandosi a nord, in direzione della capitale Hanoi, si arriva ad Halong City. Qui partono le imbarcazioni per la crociera sulla Baia di Halong, nel Golfo del Tonchino.
La Baia di Halong, con i suoi isolotti, grotte e affioramenti calcarei, offre un panorama mozzafiato che le ha permesso di aggiudicarsi la prima posizione tra le mete vietnamite più visitate.

Vietnam - Baia di ha long
Vietnam, Baia di Ha Long.

Hoi An e Huè, il richiamo ai fasti imperiali

In bilico tra antico e nuovo, tra fasto ed eleganza, Hoi An e Huè si distinguono per il loro fascino che attrae ogni anno migliaia di turisti.

Queste città al centro del Vietnam hanno mantenuto la loro magia nonostante i bombardamenti della Guerra.

Hoi An sembra una cartolina pullulante di vita, legata sia al passato, del quale conserva templi e pagode costruite nell’epoca imperiale, che al presente, con le sue boutique di seta e i mercati di prodotti tipici.

Vietnam - Hoi an
Vitnam, Hoi An.

Più imponente e altrettanto affascinante è Huè, capitale del Vietnam nell’epoca imperiale e teatro dei momenti più sanguinosi del conflitto con gli Stati Uniti.

Huè deve gran parte del suo fascino alla cittadella, l’antica città imperiale separata dal resto della località, che ricorda vagamente la città proibita di Pechino.

L’eleganza dei suoi portici, il recinto imperiale, che un tempo ospitava la residenza dell’imperatore, i templi, i palazzi, i principali edifici di Stato e l’imponenza degli edifici religiosi contribuiscono a rievocare la magica e solenne atmosfera imperiale.

Il Vietnam spirituale

Nonostante sia uno Stato ateo, il Vietnam conserva intatta l’antica tradizione della religione popolare, influenzata dalle dottrine del confucianesimo e del taoismo e in gran parte dal buddismo.

Il numero di templi, l’eleganza delle pagode, l’imponenza delle statue del Buddha, l’odore di incenso acceso dai credenti e il richiamo alla meditazione del gong confermano la permanenza di un’importante tradizione religiosa, aperta a un forte sincretismo e a una vasta libertà di interpretazione.

Se si decide di immergersi nel Vietnam spirituale è d’obbligo una tappa alle Marble Mountains.

Le Marble Mountains sono cinque formazioni di marmo, ognuna dedicata agli elementi naturali di acqua, terra, aria e fuoco, contornate da pagode. Salendo queste montagne, in ascensore o, per i più coraggiosi a piedi, ci si imbatte in diversi santuari buddisti nascosti tra le masse rocciose.
Totalmente diverso è il sito archeologico di My Son. Situato in una posizione incantevole, nel mezzo di una vallata solitaria immersa nella foresta tropicale, il sito, oggi Patrimonio dell’Unesco, è stato quasi completamente distrutto dai bombardamenti della Guerra.

Rimangono intatti ancora alcuni edifici di mattone rossastro dedicati al culto dei sovrani della dinastia cham e al dio induista Shiva, ma è la distesa verde intorno che rende il luogo magico.

Le sensazioni post viaggio: il Mal d’Asia esiste?

Il clima ostile e l’infinità di culture e paesaggi. Lo scorrere veloce e apparentemente senza senso della città, la difficoltà di approccio con le persone, gentili ma distaccate. Una vita all’insegna della velocità, del lavoro e del movimento ossessivo, quasi automatico, privo di quel calore dirompente a cui noi mediterranei siamo abituati.

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Nonostante gli ostacoli iniziali, a partire dalle procedure per richiedere il visto per il Vietnam fino al lungo volo, le difficoltà linguistiche e tutto il resto, il Vietnam si scopre gradualmente e regala grandi soddisfazioni, ma solo se il turista è disposto a diventare un vero viaggiatore.

È quello che è accaduto a me: da turista iniziale mi sono trasformata in una viaggiatrice. Solo una volta rientrata in Italia però sono riuscita a trasformare completamente quell’effetto shock in una sensazione di nostalgia, sufficiente a farmi desiderare un prossimo viaggio in Oriente.

E forse è il caso di dire che anche il Mal d’Asia esiste.

Ilaria Petta per Web Crew