Il mio rapporto col tempo di lavoro

Devo ammetterlo: per quanto riguarda il tempo di lavoro, sono una che predica bene ma razzola molto male. Rientro infatti in quella categoria di persone che trovano molto difficile gestire il tempo lavorativo, e non perché sia tendenzialmente una persona che se la prende comoda, proprio no.

Tempo di lavoro - Web Crew

Un cruccio non da poco, in effetti, che non influisce sui risultati delle mie attività – alle quali dedico tutto il tempo necessario – quanto su di me, che mi ritrovo spesso con una carenza di quello che comunemente viene chiamato tempo libero, ovvero libero da impegni lavorativi.
Una situazione che non affligge solo me, ma molte persone che hanno deciso di svolgere attività sulla base dei loro interessi come faccio io, in cui spesso il confine tra dovere e piacere è molto labile. Detta così, la situazione non sembrerebbe neanche troppo malvagia – in molti aspiriamo a un lavoro che piace e gratifica – eppure spesso mi ritrovo a cercare di mettere in atto strategie per raggiungere un certo equilibrio durante la giornata.

Una questione su cui mi capita spesso di soffermarmi a riflettere e che riguarda sia il mio modo personale di approcciarmi al lavoro, sia al tipo di lavoro svolto. Nell’ultimo anno abbiamo sentito molto parlare di smart working, di lavoro da casa, di lavoro da remoto, lavoro flessibile, tutte modalità che stanno sempre più interessando il mondo del lavoro, non solo a seguito del periodo di pandemia che stiamo vivendo, ma tipiche dei nostri tempi perché spesso legate a professioni che fino a qualche decennio fa neanche immaginavamo di poter svolgere direttamente da casa o in luoghi diversi da quelli in cui risiede un datore di lavoro o che, in alcuni casi, neanche esistevano (pensiamo a tutte quelle figure professionali che sono emerse negli ultimi tempi e che continuano a emergere a seguito della digitalizzazione di massa che ha profondamente trasformato la nostra società). Modalità di lavoro che, come sappiamo, hanno dato adito a molte riflessioni per quanto riguarda i lati positivi e anche quelli negativi che esse comportano, sia per un’economia globale e sostenibile, sia per quanto riguarda la qualità di vita del lavoratore e che hanno fatto emergere il problema di quella possibile confusione che si potrebbe sviluppare a seguito di una non precisa distinzione tra tempo che si dedica al lavoro e quello che si dedica al privato.

Storicamente, la concezione di tempo di lavoro e quella di tempo libero è diversa in ogni epoca e di certo non sono concetti che ci hanno accompagnato dalla notte dei tempi, o almeno non con il significato che diamo loro oggi, e adesso più che mai possiamo renderci conto di quanto la nostra società attuale sia contraddistinta da una contaminazione tra tempo di lavoro e tempo personale.
Ecco: il problema si complica quando l’attività lavorativa, come nel mio caso, riguarda per lo più attività legate alla mia passione per la scrittura, per tutto il mondo che si apre attorno ad essa e a quell’aspetto creativo che (purtroppo?) non ha confini. Attività che infatti non solo richiedono tempo da dedicare allo studio, alla ricerca, alla sperimentazione, ma che mi stimolano anche dal punto di vista creativo, che permettono di soddisfare quegli interessi personali a cui mi dedicherei spontaneamente nel tempo libero. Di qui spesso la sovrapposizione dei miei tempi privati con quelli che riguardano il lavoro in senso stretto, e che causano la difficoltà a dare confini e a circoscrivere le diverse attività in orari ben precisi.

Ho un piano perché possa riuscire a rendere più equilibrata la mia giornata e possa dire davvero di avere del tempo libero? No, non ce l’ho. E questo perché di continuo passo da tempo lavorativo a tempo personale. Per dire la verità, una soluzione ancora non l’ho trovata, se non quella di forzarmi a “eliminare” consapevolmente tempo dal lavoro e creare spazi vuoti da ciò che mi appassiona di più, ma – devo ammetterlo – pur essendo consapevole che “staccare la spina” è una pratica sana e necessaria per rigenerarsi dal punto di vista fisico e psicologico, non è propriamente un atto di volontà che mi costa poco.

Alessandra Buschi