Silk Road, le intricate vicende del sito di riferimento per lo spaccio di droga nel Dark Net

Silk Road, ovvero la strada della seta. Un nome che riecheggia viaggi di mercanti in arrivo dal lontano Oriente con preziose merci, ma che nel contesto del cosiddetto dark net descrive una delle più inquietanti e incredibili storie che internet abbia mai conosciuto.

Logo Silk Road

Il dark net è una parte del cosiddetto deep web, cioè l’insieme delle pagine internet non indicizzate dai motori di ricerca, ma si distingue per essere accessibile solo con l’uso di specifici software – come Tor – e per essere interamente criptato. Le condizioni di riservatezza, impossibili da ottenere nell’uso di internet che conosciamo quotidianamente, hanno stimolato il proliferare di una lunga serie di servizi ben poco etici, come la vendita di armi, di merce contraffatta e naturalmente di droghe.

Proprio di questo si occupava Silk Road che, avviato nel 2011, è diventato il primo marketplace del web ad offrire ai propri clienti una vasta ed economica selezione delle migliori sostanze stupefacenti reperibili al mondo, dall’hashish pakistano alle droghe sintetiche da labotorio. Unendo il potenziale dell’anonimato con la tecnologia di pagamento in bitcoin, priva di tracciabilità, Silk Road riuscì a diventare il centro di scambio dove migliaia di piccoli e grandi spacciatori e produttori di narcotici potessero incontrare dei clienti interessai ai loro prodotti, che nel giro di pochi mesi divennero quasi un milione. Bastava connettersi al sito, navigare fra le varie proposte e decidere a chi inviare il pagamento, fornendo un indirizzo a cui ricevere il pacco.

In poco tempo, dal 2011 al 2013, il sito conobbe un successo tale da diventare una questione scottante: mentre alcuni senatori, la DEA e il dipartimento di giustizia iniziavano a muovere i primi passi con le indagini, Silk Road arrivava a celebrare un miliardo di dollari di vendite sulla propria piattaforma.

Dietro la piattaforma c’era una mente brillante: si trattava di Ross William Ulbricht. 29 anni, nato e cresciuto ad Austin e con idee socio-economiche precise, largamente influenzate dal pensiero anarco-libertario di Ludwig von Mises. Dopo aver scoperto le potenzialità del bitcoin e avviato una piccola attività di rivendita di libri usati su Amazon, Ulbricht iniziò a elaborare un’idea sempre più concreta: creare un sito dove chiunque potesse comprare anonimamente, senza lasciare alcuna traccia della transazione. Le sue posizioni politiche lo portavano a ritenere che l’uso di stupefacenti fosse una questione di libertà di scelta personale e che le politiche proibizioniste fossero un completo fallimento. La tipologia di merce venduta, dunque, fu subito identificata negli stupefacenti. Iniziò coltivando funghi psilocibinici e inviando personalmente per posta le vendite, e nel giro di poche settimane i clienti aumentavano; ed anche i potenziali venditori.

Il primo arresto legato a Silk Road avvenne nel 2013, quando uno spacciatore di MDMA australiano venne sorpreso a importare materiale attraverso la posta e, nel suo PC, furono ritrovati alcuni elementi che lo riconducevano alla rete di Ross William Ulbricht, conosciuto sul sito come Dread Pirate Roberts – la cui vera identità era però ancora totalmente sconosciuta agli inquirenti. L’FBI riuscì ad arrivare a lui nell’ottobre successivo.

Ulbricht venne incriminato dal verdetto del 4 febbraio 2015, in cui la giuria confermò la condanna per sette capi di accusa, fra cui attività in organizzazione criminale, traffico di stupefacenti, riciclaggio di denaro e pirateria informatica. La sentenza finale, pronunciata il 29 maggio successivo, lo condannava all’ergastolo.

In una toccante lettera al giudice, scritta nel tentativo di convincere i giurati a rivedere la sentenza, disse a proposito del proprio sito: “Creai Silk Road perché, in quel periodo della mia vita, ritenevo che le persone avessero il diritto di comprare e vendere tutto ciò che desideravano, fintanto che non stessero facendo del male a nessuno”.

Silk Road non esiste più ma al suo posto sono nati e cresciuti progetti ben più grandi e molto meno idealisti, alcuni dei quali riutilizzano anche il brand Silk Road: il mercato degli stupefacenti è ancora al primo posto nella classifica del giro di affari generato dal dark net.