Le migliori pubblicità italiane di sempre

Pubblicità è un termine che lega al suo significato – quello cioè di rendere pubblico qualcosa che altrimenti non si conoscerebbe – un tipo di comunicazione veicolata con mezzi e modi specifici, utilizzata soprattutto con obiettivi di marketing. Qualcosa attorno al quale si muove gran parte di ciò che costituisce il nostro quotidiano, da ciò che mangiamo a quello che utilizziamo e facciamo, e che esiste dal momento in cui qualcuno ha sentito l’esigenza di farsi conoscere e di farsi apprezzare da un pubblico.

Una vera e propria arte, per alcuni, secondo i quali rappresenta una forma d’espressione che, seppur realizzata a fini specifici, potrebbe essere equiparata ad altre forme artistiche; un’arte applicata, per altri, visto comunque il suo obiettivo di soddisfare le esigenze di un cliente, ma che può, nel contempo, utilizzare metodi artistici creativi.

Ad ogni modo, una forma di comunicazione a cui siamo ormai più che abituati e che, si potrebbe dire, più che aver seguito l’evoluzione delle società industrializzate, ne è stata parte integrante, determinando mode, influenzando scelte, rafforzando cliché e anche intervenendo linguisticamente sul pubblico di massa con slogan che spesso sono diventati veri e propri modi di dire.

Un campo che ha dato e dà tuttora adito a riflessioni, critiche, studi sociali e ampi dibattiti legati a molti aspetti a cui la pubblicità si lega, primo fra tutti quello di creare status symbol che diventano punti di riferimento e modelli per la società di massa. Quello che è certo, la pubblicità ci coinvolge tutti e rappresenta oggi una buona fetta delle attività del settore terziario che interessa moltissimi lavoratori in tutto il mondo.

In Italia le prime cosiddette réclame si fanno risalire alla metà dell’Ottocento, con la diffusione dei giornali e prendendo spazio per le vie cittadine con l’affissione murale. È dal secondo dopoguerra, con il boom economico, che hanno il loro grande exploit, portando al nostro famoso Carosello, andato in onda fino al 1977.

Le nostrane produzioni pubblicitarie: spesso tormentoni, spesso anche banali, spesso di certo criticabili, comunque pubblicità che, sia in forma cartacea che come spot, hanno segnato l’infanzia di molti di noi con le loro immagini, i loro slogan e i loro ritornelli e che, benché sembrerebbero aver visto nel tempo un certo declino in quanto a creatività e ispirazione, non hanno mancato di essere apprezzate ma, soprattutto, di accompagnarci nella nostra quotidianità.

Identificare le “migliori” pubblicità italiane è naturalmente un gioco impossibile. Proprio per questo ci ho provato. Se volete aggiungerne altre o non siete d’accordo con la mia personalissima selezione, scrivetemi nei commenti.

Jesus Jeans – “Chi mi ama mi segua”

I manifesti pubblicitari per affissione sono uno dei primi mezzi propagandistici utilizzati come strumenti di persuasione di massa. Dal punto di vista grafico, la loro nascita si lega in modo particolare alla rivoluzione delle arti visive avviata nell’Ottocento, per poi impiegare le nuove tecniche fotografiche. Utilizzati non soltanto come strumenti di marketing, ma largamente impiegati nella propaganda politica, i manifesti pubblicitari come li conosciamo oggi continuano ad avere una certa efficacia, proprio per la loro peculiarità di poter arrivare agli occhi di tutti.

Nel tempo, uno dei casi pubblicitari di casa nostra che ha fatto molto scalpore è stata, nel 1973, la campagna pubblicitaria provocatoria della Jesus Jeans, il primo marchio italiano di jeans, prodotti al Maglificio Calzificio Torinese.

pubblicità Jesus Jeans

“Non avrai altro jeans all’infuori di me”, è il primo slogan, con un corpo nudo con un paio di jeans sbottonati fin dove era possibile. Sicuramente un buon avvio per la campagna di Emanuela Pirella, ma è poi con la collaborazione del fotografo Oliviero Toscani che la pubblicità Jesus arriva ad avere la maggiore efficacia, creando grossa reazione di pubblico e critiche. “Chi mi ama mi segua” è lo slogan che ha come sfondo gli ormai famosi shorts indossati dalla modella Donna Jordan nel 1973 (il cui lato B è stato nel tempo addirittura oggetto di rivendicazione da parte di altre sedicenti modelle nostrane). Una provocazione, ovviamente, a cui poi Oliviero Toscani ci ha abituati, e che indubbiamente, al di là di ogni legittima critica, senza dubbio ha colto nel segno dal punto del vista del marketing.

Carne Montana – El Gringo

“Laggiù nel Montana tra mandrie e cow-boys”, dove c’era sempre “qualcuno di troppo tra noi”, tra gli anni Sessanta e Sessanta viveva El Gringo, sempre in lotta con il cattivo Black Jack per salvare la bella Dolly. Un classico del Carosello italiano a partire dal 1966 e dei rotocalchi di quegli anni, che terminava con l’immancabile scorpacciata di carne in scatola Montana, prodotta allora dall’omonima azienda milanese.

L’indimenticabile playoff “È mezzogiorno, mezzogiorno di cuoco”, le rime che sempre sottolineavano le azioni del protagonista interpretato dall’attore Roberto Tobino sulla scia dei western firmati da Sergio Leone, la geniale idea dell’animazione a scatto messa in atto dall’animatore Paul Campani (tra l’altro fondatore della Paul Film, che realizzerà molti altri spot diventati storici, quali quello dell’Omino coi Baffi per la Bialetti e Miguel son sempre mi per la Talmone): lo spot della Carne Montana è uno dei tormentoni più noti ai consumatori italiani di quegli anni.

Vari premi e riconoscimenti per El Gringo, che negli anni si è rinnovato, tornando ciclicamente a pubblicizzare lo stesso tipo di prodotto, con spot anche piuttosto recenti, sempre sull’onda delle rime a cui ci aveva abituato lo spot anni Sessanta, ma che, per molti di noi, non può eguagliare il cowboy originale che, da piccoli, ci appassionava con avventure sempre diverse.

Lagostina – La Linea

Appare sugli schermi dei nostri televisori in bianco e nero per la prima volta nel 1969 il personaggio animato che nasce per mano dell’animatore, regista e fumettista Osvaldo Cavandoli e che, sulle note di Io cerco la Titina resa celebre da Charles Chaplin, si esprime in grammelot con la voce di Carlo Bonomi.

A lungo La Linea segue le sorti commerciali delle pentole a pressione prodotte da Lagostina, ma nel tempo la sua vita continua come striscia a fumetti e come cartone animato a sé, vincendo numerosi premi e facendosi conoscere anche all’estero come testimonial di molti altri prodotti in tutto il mondo, grazie anche al fatto che la sua parlata immaginaria che non ha bisogno di essere doppiata.

Un personaggio essenziale, estremamente caratterizzato, che pur dovendosi sempre muovere sulla linea, appunto, tracciata man mano dal suo creatore e dover continuamente trovare soluzioni per superare gli ostacoli che le si presentano, ha saputo trovare, grazie alla genialità di Cavandoli, una strada che l’ha portata lontano, senza fermarsi al boom del Carosello italiano.

Ondaflex – Bidibodibù Bidibodiye

Materassi e relative reti: prodotti che nel tempo hanno visto una buona quantità di sforzi pubblicitari. Chi non ricorda ad esempio Brando, l’omino col pigiama a strisce che accompagnava la pubblicità dei materassi a molle prodotti dalla Permaflex fin dagli anni Cinquanta?

Un personaggio a molti di noi familiare, creato negli studi pubblicitari torinesi di Armando Testa così come l’accattivante pubblicità che sottolineava durante il Carosello la robustezza e l’affidabilità delle reti Ondaflex, allora divisione della Permaflex. Lo spot dei bambini che saltano gioiosamente insieme sul letto è un’immagine che molti di noi ricordano, soprattutto per il motivetto “Bidibodibù” che, al pari di altri celebri contorni musicali, è stato esso stesso un elemento fondamentale del buon esito pubblicitario.

Qualcosa di memorabile, se, a quel tempo, capitava che la gente andasse nei negozi a chiedere un “materasso Bidibodibù” anziché un materasso Ondaflex. Un jingle interpretato dal cantante e produttore discografico grossetano Claudio Celli e realizzato da Franco Godi, autore di molti motivi pubblicitari e sigle di programmi televisivi, come ad esempio “Supergulp” e film d’animazione come il mitico “Vip, mio fratello superuomo” diretto da Bruno Bozzetto.

Fiat Punto – Buonaseeeera

Una pubblicità che ha avuto senza dubbio un grande successo mediatico, tanto che il tormentone “Buonaseeeera”, con la sua particolare intonazione maliziosa, continua tutt’oggi a essere utilizzato comunemente anche da chi non associa questa esclamazione al marchio che veniva pubblicizzato.

Già: perché se il “buonasera” pronunciato alle soglie degli anni 2000 con tanta efficacia da Sergio Saladino all’attrice Morena Salvino, protagonisti dello spot che voleva spronare i consumatori a cogliere l’attimo per approfittare degli incentivi del finanziamento sull’acquisto delle Punto (tra l’altro una delle pubblicità che già si esprimeva in termini di euro, riportando ancora però la valutazione in vecchie lire) è rimasto nella nostra mente in modo così indelebile, non altrettanto ci è rimasto impresso il prodotto che pubblicizzava.

Un esempio di genialità estremamente efficace, quasi fin troppo si potrebbe dire, dato che la vera finalità dello spot è stata superata di gran lunga dallo sketch e che, benché utilizzata come esclamazione comune, neanche i consumatori del tempo associavano il famoso “Buonaseeeera” a un prodotto Fiat.

Uno spot che ha avuto innumerevoli tentativi di imitazione al tempo, che stimolava alla parodia, semplice, divertente, d’impatto, e che ha visto anche un altrettanto divertente sequel, ma che, appunto, ha puntato forse troppo sulla memorabilità della scena, a discapito di quella del prodotto. Nulla toglie, comunque, che si tratti di una delle pubblicità italiane più divertenti apparse finora dall’inizio del nuovo secolo.

Alessandra Buschi