“La transcreation è il futuro della traduzione in ambito commerciale”: intervista alla traduttrice e copywriter Grazia Berva

Pensavo che l’intervista a Grazia Berva fosse per me un’occasione per conoscere più da vicino la vita da freelance di chi lavora nel settore delle traduzioni. E in effetti così è stato. Ma Grazia, traduttrice, transcreator e copywriter, in questa intervista mi ha raccontato molto di più…

Ciao Grazia, ti va di descriverti in 5 parole?

Ciao e grazie per l’intervista. Uso poche parole in più, citando Richard Yates, autore di “Revolutionary Road”. “Ci vuole spina dorsale per vivere la vita che desideri”. Credo sia il motto perfetto per ogni freelance.

Come è stata l’esperienza come traduttrice e poi come creatrice di contenuti per MSN e Yahoo? E’ un lavoro molto diverso rispetto alla normale attività di copywriting?

È sicuramente stata un’esperienza molto importante per la mia crescita professionale. Venivo da un lavoro più “tradizionale” in ufficio e mi sono trovata dentro un settore molto creativo e in un certo senso spiazzante. Dalla traduzione standard di articoli dall’inglese sono passata velocemente alla creazione dei contenuti originali e dei calendari. Con il tempo ho imparato a sapere fare un po’ di tutto, dalla ricerca delle notizie alle interviste, dall’editing fotografico ai voice-over. E ho anche vissuto sulla mia pelle la volubilità del mercato: nel giro di pochi anni la qualità dei contenuti ha smesso di essere un valore aggiuntivo per i grandi portali, che hanno preferito puntare sul clickbait più becero. Come per il copywriting, io credo ci siano altri modi possibili di lavorare: alla lunga, non credo paghi puntare solo su quello che sembra funzionare per il pubblico. Devo confessarti che ancora oggi, quando mi capita di scrivere articoli per altri siti, provo una fitta allo stomaco vedendo affibbiare titoli sensazionalistici a contenuti che ho creato con grande attenzione e ricerca.

So che hai vissuto in Corea del Sud per tre anni e mezzo lavorando come insegnante di italiano. Cosa ti è rimasto di questa esperienza? Immagino sia stato un periodo fondamentale anche per la tua attività come traduttrice e copywriter…

Una premessa: sono un caso un po’ diverso rispetto allo stereotipo del “cervello in fuga”. Io ho lasciato un posto fisso e sicuro in Italia per seguire la persona che poi è diventata mio marito e che già insegnava in Corea del Sud. Non avevo mai preso in considerazione la possibilità di insegnare, sebbene sia una scelta classica per chi come me si laurea in discipline umanistiche, ma ho scoperto una pazienza e una “dolcezza” che non sapevo di avere. Inoltre, non ci si improvvisa insegnanti: mi sono preparata a lungo, realizzando contenuti su misura per le mie studentesse coreane e mettendo alla prova le mie competenze linguistiche. Continuare a studiare la propria lingua è fondamentale anche per lavorare nella traduzione e nel copywriting.

Ti occupi anche di transcreation. Puoi spiegare ai nostri lettori di cosa si tratta e quali sono le principali differenze rispetto al lavoro di traduzione?

La transcreation è il futuro della traduzione in ambito commerciale: in poche parole, è l’unione tra traduzione e copywriting. Per essere transcreator non basta tradurre, ma è necessario sapere giocare con le parole e avere una buona dose di creatività nella propria lingua madre. In questo momento è molto richiesta dalle aziende straniere, perché il content marketing non funziona con delle semplici traduzioni letterali dei contenuti. Ci vuole qualcosa in più!

Dal tuo punto di vista, com’è la vita da freelance? E’ migliore il mercato delle traduzioni o quello del copywriting?

La vita da freelance mi piace moltissimo, non tornerei mai alla classica routine da ufficio, dal lunedì al venerdì, con pausa caffè e cartellino. Non perché sia più semplice, anzi! Molti credono che lavorare da casa, con la partita IVA, sia un sogno: stai in pigiama, non devi uscire quando piove, non devi muoverti nel traffico… In realtà, io finisco per lavorare praticamente sette giorni su sette e senza orari. Non puoi mai sederti sugli allori, perché le collaborazioni vanno coltivate giorno dopo giorno e potrebbero finire da un momento all’altro.

Ad esempio, da anni non faccio una vera vacanza perché non riesco mai a staccarmi dal computer. In più, il mercato della traduzione è spietato, se non sei davvero qualificato. Per competere e lavorare ad alti livelli, devi far parte delle associazioni di categoria, andare ai seminari, seguire webinar e corsi, ottenere certificazioni e anche imparare a usare i CAT, programmi oggi sempre più richiesti (e anche decisamente costosi).

La stessa regola vale per il copywriting, un settore che non è mai stato così dinamico come oggi. Non credo ci sia un mercato migliore, tra i due: che tu sia traduttore o copywriter, è la qualità a contare. In entrambi i casi, normalmente ti trovi a nuotare in un mare torbido di lavori mediocri e pagati malissimo, con cui non è possibile sopravvivere. E poi c’è la spiaggetta minuscola e deserta, con l’acqua limpida e i pesciolini colorati, che riesci a raggiungere solo dopo tanti anni e tanta fatica. Una volta lì, però, devi continuare a guadagnarti il posto nel tuo piccolo paradiso…