Il futuro di eBay

Negli ultimi dieci anni eBay ha globalmente tentato di coniugare la coerenza con le proprie origini – uno spazio di vendita per piccole e piccolissime imprese – con la necessità di attrare grandi rivenditori e marchi importanti in termini di dimensioni e fatturato. Attualmente, però, è ancora fortemente orientato verso i piccolo rivenditori, puntando in particolare sugli oggetti unici.

Ultimamente l’azienda ha comunque adottato alcuni importanti cambiamenti strategici, fra tutti la decisione di abbandonare la partnership con Paypal e proseguire indipendentemente. Tuttavia i numeri parlano chiaro: all’indomani della separazione fra i due colossi, Paypal iniziava ad essere quotato in borsa come società indipendente, con un valore stimato di circa 44 miliardi di dollari, che eclissava senza dubbio la stima di 35 miliardi di dollari che veniva attribuita eBay dopo la scissione.

Perchè una scelta tanto drastica e – apparentemente – controproducente? Si può affermare che eBay, che per tutta la prima decade del 2000 è stato un gigante indiscusso della vendita online, ha ravvisato la necessità di un rinnovamento forte. Tuttavia negli ultimi anni si è evidenziata una grande nuova tendenza che non esisteva al tempo della nascita di eBay e del suo modello commerciale: i social media.

Il passaggio all’internet 2.0 ha fatto una vera e propria carneficina con chi non ha saputo stare al passo e adeguarsi al cambiamento dell’utenza del web. eBay, ovviamente, è stato in grado di tenere testa in questa sfida e si è confermato vincente, ma non si può negare che con lo sviluppo dell’approccio sociale il suo modello di business sia stato messo in difficoltà.

Da una parte, ad esempio, è sorto Amazon, che implementa una strategia decisamente più aggressiva e totalizzante e ha rapidamente eroso una buona fetta di mercato che vi ha visto una valida alternativa a eBay, in particolare per gli oggetti di produzione di massa. Dall’altra parte, il sistema delle aste è stato raggiunto dai grandi social network, primo fra tutti Facebook, che negli ultimi due anni ha evidenziato una crescita esponenziale delle pagine dedicate alle vendite fra privati.

Come immaginare dunque il futuro a cui va incontro il gigante delle vendite online?

Partiamo da un dato di fatto in termini di analisi costi-benefici.
Il sistema d’asta, sebbene fondante per il sito stesso, allo stato attuale risulta farraginoso e poco efficente per l’azienda. Richiede un alto costo in termini di gestione, senza poter generare un beneficio evidente. Anche se sembra assurdo, nei prossimi 3 anni, si potrebbe osservare una drastica riduzione, se non una scomparsa, delle aste. In altre parole l’opzione “compralo subito”, introdotta già da diversi anni, si confermerà determinante.

Di conseguenza, nei successivi 2 – 3 anni, si potrebbe produrre una migrazione dei piccoli rivenditori verso altri canali, incoraggiati dalle nuove tecnologie di vendita e spinti dallo scarso ROI garantito da eBay. A questo si sommano le rigide imposizioni che Cassini, il motore di ricerca utilizzato da eBay, ha imposto a tutti i rivenditori.

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Ciò che molto probabilmente avverrà, dunque, in termini di cambiamento, sarà una forte riduzione degli utenti attivi in termini di vendita, passando dai milioni attuali alle centinaia di migliaia. Quest’evoluzione è quasi inevitabile perchè, come per il sistema delle aste, un sistema con così tanti rivenditori implica un’altissima quantità di risorse umane ed economiche, secondo un modello che non può essere più considerato sostenibile se confrontato con l’aggressiva agilità dei principali competitors.