Il content marketing della libreria Galignani a inizio ‘800

Chi si trovi a Parigi e voglia visitare un piccolo pezzo di storia della cultura parigina può fare una passeggiata fino a rue de Rivoli, 224: vi si trova un’elegante e antica libreria che in passato non ha solo contribuito a plasmare e a integrare il pensiero della grande capitale francese, ma ha anche avviato alcune buone pratiche che sono in qualche modo precursori del content marketing che conosciamo oggi. La Librairie Galignani è anche una delle più antiche librerie europee e certamente una delle più belle di Parigi.

libreria Galignani

Fu Giovanni Antonio Galignani, un italiano di origine bresciana ma membro di una famiglia di librai veneziani di cui si hanno tracce già nel Cinquecento, che la avviò nel 1801. Nel 1856 la libreria, già ben conosciuta, si trasferì in Rue de Rivoli, dove si trova tutt’oggi, incorniciata da un portico che l’ha resa famosa fra gli abitanti del quartiere. Nel giro dei decenni guadagnò ottima fama, non solo per essere una delle poche librerie in cui trovare testi in lingua inglese – caratteristica molto rara all’epoca – ma anche per essere frequentata e stimata da personalità importanti. Stendhal amava consultarne i volumi, Wilde più volte ne lodò l’ordine e l’efficiente organizzazione e Proust era solito comprarvi i propri quaderni, durante le sue rare passeggiate fuori di casa.

La Librairie Galignani non era e non è solo un posto dove comprare libri: il significato ed il contenuto culturale dei libri assume un aspetto quasi sacro e la vendita non è un semplice affare, ma una missione operata da un’intera genealogia di librari appartenenti alla stessa famiglia. Da sempre la libreria si accompagnava ad una comoda sala di lettura, in cui i frequentatori sia francesi che inglesi si ritrovavano per discutere di lettura e molto altro: era una sorta di club in di cui i contenuti dei testi facevano da guida. Veniva inoltre pubblicato un periodico, il Galignani’s Messenger, il cui pubblico era costituiti soprattutto gli inglesi all’estero, e in cui scrivevano grandi maestri della penna: Byron, Wordsworth e Scott solo per citarne alcuni. Si trattava di un modo ante litteram per creare attenzione attorno alla propria attività promuovendo contenuti che vi fossero relazionati.

Qualcosa che oggi definiamo come content marketing. È difficile dire se i Galignani scelsero di farlo con questa acuta consapevolezza – ed è improbabile – ma è certo che la pratica ed il buon senso suggerirono loro che si trattava di una buona scelta che ha reso la Libreria un esempio di content marketing ante litteram.

Ancora oggi la libreria mantiene un fascino unico. Certo, sta fronteggiando il totem del digitale, ma la sua eredità storica e la sua notorietà fra gli appassionati le permettono di mantenere alto un nome di prestigio. D’altronde, come dice Danielle Sabatier Cillian – attuale responsabile – il più grande pericolo per una libreria non è il cambiamento dei tempi, ma smettere di pensare ai clienti: bisogna continuamente pensare a loro. In questo Galignani è un esempio maestro.