Le comiche vicende del font Comic Sans

È davvero singolare come talvolta ci si ritrovi agguerriti riguardo certe questioni tecniche…
È questo il caso degli esperti e degli appassionati di lettering, ovvero di caratteri tipografici, che spesso vediamo insorgere pro o contro questo/a o quest’altro/a font (sì, perché se in ambito tipografico il termine “font” viene declinato generalmente al femminile, in informatica è invece usato al maschile) e che talvolta sparano a zero contro chi utilizza un dato “typo” senza un opportuno criterio grafico.

In realtà, dietro a questa passione c’è un vero e proprio mondo, che accomuna principalmente grafici e designer ma che si estende anche a lettori e scrittori.
Non che sia una passione nuova, anzi si tratta di una questione che in passato ha fatto il bello e il cattivo tempo di molte grandi stamperie, che si sono combattute a suon di nuove famiglie di caratteri modificando stili e abitudini di stampa e lettura. Un vero e proprio studio, uno degli elementi dell’arte grafica che rientra nei criteri della comunicazione visiva.
E così, nel tempo, molti i manuali e i testi sull’argomento, che oltre a dare consigli prettamente tecnici, hanno curiosato attorno alla nascita e alla scelta dei caratteri.

Tra i più recenti, Sei proprio il mio typo. La vita segreta delle font, scritto in modo scanzonato ma anche approfondito dal giornalista inglese Simon Garfield, edito in Italia nel 2012 da Ponte alle Grazie e poi, nel 2015 (con il sottotitolo cambiato in La vita segreta dei caratteri tipografici), da Tea, che indaga sotto vari aspetti questo complesso ed affascinante mondo dalla grande capacità comunicativa che, negli ultimi decenni, con l’avvento della tecnologia informatica, interessa il quotidiano non soltanto degli addetti ai lavori e degli appassionati.

Garfield non risparmia aneddoti, curiosità e fatti bizzarri legati, nel passato come nel presente, alla nascita e alla vita dei caratteri tipografici.
Fra questi, sicuramente la font più presa di mira negli ultimi tempi è il Comic Sans, a cui l’autore dedica un intero capitolo.
Un carattere che tutti quelli che hanno un pc conoscono (utilizzato anche su MacOS e Windows Phone) e che – chi non l’ha mai fatto scagli la prima pietra – prima o poi tutti utilizziamo.

Comic sans

Il Comic Sans è stato disegnato nel 1994 da Vincent Connare, in quel momento creatore tipografico alla Microsoft Corporation e precedentemente anche disegnatore di font concesse in licenza alla Apple.
Benché in seguito alla creazione del Comic Sans Connare abbia disegnato altre font largamente utilizzate quali il Trebuchet, il suo nome è ormai legato alle vicende di questa particolare font.

Nato da una sua rielaborazione del carattere utilizzato per i fumetti, il Comic Sans, dalle linee arrotondate che si avvicinano alla grafia manuale, aveva l’intento di essere “spiritoso”, amichevole, “giovane”, ingenuo e doveva essere destinato a un interfaccia user-friendly per Windows 3.1, poi invece impostato utilizzando il Times New Roman.

Incluso successivamente come carattere in Windows 95, il Comic Sans iniziò la sua veloce ascesa per la realizzazione di testi quali menù di ristoranti, biglietti d’auguri e inviti di compleanno, diventando ben presto molto popolare e prendendo sempre più piede, fintanto cominciò ad essere utilizzato in campi in cui un typo… di quel tipo non è effettivamente molto tagliato.
E così: fiancate delle ambulanze, siti porno, T-shirt delle nazionali di basket, il Time e la BBC, la pubblicità Adidas, insegne di imprese di pompe funebri, lapidi, documenti formali…

Beh, scelte grafiche sbagliate, non si può dir di no, e d’accordo anche che le font costituiscono un vero e proprio veicolo comunicativo, ma il putiferio che ne è scaturito ha davvero dell’incredibile: una vera e propria rivolta, un odio smisurato da parte di grafici e non, con tanto di comitato presieduto dagli agguerriti coniugi Combs, relativo manifesto e gadget di ogni tipo “anti Comic Sans”.

Un riscontro che ha interessato anche le maggiori testate giornalistiche internazionali e che ha visto a lungo Vincent Connare al centro di una campagna diffamatoria, alla quale egli ha risposto dicendo che la sua intenzione era quella di creare un carattere destinato per sofware per bambini; prova ne è – chi è curioso faccia scendere la tendina del menu al Comic Sans – l’informale simbolo dell’euro.

Insomma, come ricorda Wikipedia, “per lo stile spiccatamente naif, l’uso di questo font in situazioni tipografiche non appropriate è deprecato” e, tra gli usi poco professionali che se ne possono fare, ecco che, sempre Wikipedia, ne cita uno considerato particolarmente eclatante: l’uso del Comic Sans da parte della fisica Fabiola Gianotti per la conferenza stampa indetta nel 2012 dal Cern per la presentazione della scoperta del bosone di Higgs…
Beh, in effetti…

Alessandra Buschi