5 valide ragioni per cancellarsi da Facebook

Facebook è ultimamente nel mirino dei media per gli equivoci rapporti con Cambridge Analytica, la quale sembra aver ottenuto i dati personali di un residente su quattro negli Stati Uniti: quasi 88 milioni di persone. Lo scandalo sta facendo riflettere, nel proprio piccolo, moltissimi altri utenti e non sono rari coloro che decidono di eliminare il proprio account.

facebook algoritmo

I motivi per farlo, del resto, sono validi.

  1. Quale privacy?
    I propri dati vengono condivisi, previo consenso dell’utente, con le applicazioni installate. Peccato che il consenso dell’utente sia la conditio sine qua non perché si possa anche solo installare una applicazione di Facebook (ne sono state sviluppate più di una). Una volta fatto ciò, i nostri dati sono nelle mani degli sviluppatori. E addio privacy. Ciò significa che non si sta affidando i dati solo a Facebook, ma anche a imprese terze, che potrebbero non aver alcun interesse a proteggerli seriamente. Oppure, imprese che potrebbero non avere gli stessi presupposti etici di Facebook. In pratica, ciò significa che buona parte dei dati condivisi sul social network possono essere utilizzati da varie persone, a meno di non usare e non aver mai fatto uso di alcuna applicazione di Facebook.
  2. Ansia da prestazione (sociale)
    Ci sono studi che dimostrano l’incidenza delle notifiche dei social network sulla sfera psicologica. Può sembrare triviale, ma l’icona rossa dei messaggi e delle notifiche, in alto a destra sulla pagina o sull’applicazione di Facebook, è causa di microansie e stress, che si sommano e ci “soffocano” lentamente. Il sistema delle notifiche ci richiede in continuazione di ignorare, rifiutare o accettare tutte le attività relazionate a noi, e di conseguenza ci espone a un dovere sociale pervasivo di reagire ad un messaggio, ad un post o così via.
  3. Socialdipendenza
    Si tratta di un processo direttamente correlato al punto precedente. È stato infatti altresì dimostrato che soddisfare il dovere sociale di cui sopra comporta un immediato rilascio di endorfine nel corpo. Si tratta di cliccare e di eliminare le notifiche rosse, una microazione che dona l’illusione di aver fatto davvero qualcosa sul piano sociale, e non solo su quello. Alla lunga, questo processo crea dipendenza: le endorfine non bastano più. Sembra fantascienza, ma se vi capita di passare anche trenta minuti a scorrere la home di Facebook ci siete dentro appieno. Siete in attesa di qualcosa, e cioè dell’occasione per cliccare sull’ennesima spunta rossa.
  4. Poca determinazione
    Di fronte allo scandalo di Cambridge Analytica, Facebook ha mostrato una notevole mancanza di rammarico dopo le rivelazioni dell’Observer. Invece di accettare la responsabilità, i suoi dirigenti hanno inizialmente sostenuto che il social network non aveva fatto nulla di sbagliato, arrivando a dire che non c’è stata alcuna violazione dei dati. Certo, Zuckerberg si è successivamente assunto le proprie responsabilità. Ma un’azienda delle dimensioni di Facebook dovrebbe forse mostrare più tatto prima di rilasciare dichiarazioni.
  5. Strumenti di controllo
    La questione della privacy non è solo interna a Facebook e alla rete delle sue applicazioni. Riguarda, infatti, anche il mondo esterno: la nostra famiglia, la nostra rete sociale reale, il nostro lavoro, il rapporto con le amministrazioni pubbliche. Attraverso il nostro profilo Facebook noi mettiamo costantemente nelle mani di tutti uno strumento di controllo micidiale: quando tutto va bene non ci rendiamo conto del significato della cosa. Ma in caso di problemi?