Ecco come Google ti prende in giro

Quando si parla di seo spesso lo si fa a sproposito. Sui blog e nei convegni di settore vengono quasi sempre riproposti temi triti e ritriti, vengono lodate o biasimate tecniche che ad onor del vero non raggiungono quasi mai l’interesse autentico del vero ‘addetto ai lavori’, ma possono al più stimolare la curiosità del newbie o dello sviluppatore in cerca di un generico approfondimento.

Questo accade perché a tutti gli effetti la ‘seo‘ vera e propria è – o dovrebbe essere – pura ingegneria inversa. Dovresti fare infinite ricerche e test su campo, leggerti i brevetti di Google per poi sottoporli alla verifica delle Serp. Per fare ‘seo’ non puoi limitarti a fare il conferenziere, come purtroppo moltissimi anche tra i migliori fanno, oggi come oggi. Devi seguire un certo numero di casi reali nel corso degli anni per avere il polso dell’algoritmo, in sostanza.
Teorie e ricerca vanno di pari passo con l’esperienza concreta che puoi fare direttamente confrontandoti con il motore di ricerca.
Anzi, spesso, quasi sempre nella ‘seo vera e propria’, l’osservazione concreta di un comportamento di Google precede di molto tempo la sua ‘rivelazione’ pubblica tramite un brevetto e – per passaggi ulteriori – la sua diffusione nella consapevolezza degli addetti ai lavori.

Questo è sicuramente vero per tutti i brevetti che incidono sull’algoritmo senza diventare oggetto delle campagne di marketing dello stesso Google, come nel caso di upddate maggiori come Panda, Penguin, Hummingbird e il resto della fauna di questo genere.
Tutti gli altri brevetti vengono in primo luogo applicati sul motore; solo successivamente – dopo diverso tempo – hanno la possibilità di raggiungere l’attenzione del pubblico di addetti ai lavori.

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Il caso che voglio presentare oggi è per noi significativo proprio per questo motivo, per certi versi.
Io e Giovanni abbiamo notato l’applicazione pratica di questo brevetto già nel corso del biennio 2013/’14, quando ancora buona parte delle commesse seo di cui ci occupavamo erano focalizzate sulle attività di link building.

Se io fossi un editor di Search Engine Land, uno di quei blog di settore che ‘fanno opinione’ e possono permettersi di proporre i nomi per i nuovi ‘algoritmi’, chiamerei questo brevetto con un appellativo tutt’altro che faunistico.
Questo brevetto descrive i funzionamenti di una sorta di Dissimulation Rank inventato ed applicato da Google per scoraggiare il ‘lavoro’ dei seo che tentano di influenzare le Serp.

Il brevetto identifica un rank di transizione che descriva le evoluzioni in Serp di un determinato documento web, dal momento della sua prima pubblicazione fino al momento della sua collocazione definitiva (e finale/autentica) in Serp.

Dove si hanno due momenti di valutazione, quindi, uno iniziale e per così dire ‘statico’ (connesso al dominio pubblicante e a tantissimi altri fattori on-site), ed uno finale che invece tiene conto dei tantissimi segnali emersi nel periodo che segue la prima pubblicazione del documento web in oggetto.

Il rank di transizione serve a regolare l’andamento dei posizionamenti registrati dal documento web nel periodo che intercorre tra la pubblicazione e il definitivo posizionamento in Serp, che tiene in conto tanto dei dati on-site quanto delle dinamiche successive registrate in favore del documento (come link in ingresso e fenomeni similari).

Tale rank di transizione svolge un ruolo diverso dal passato perché è chiamato a dissimulare le reali intenzioni/valutazioni di Google in quel periodo di tempo che intercorre tra la pubblicazione del documento e la sua valutazione/posizionamento finale nella Serp.

Il rank di transizione può infatti interpretare ‘tradizionalmente’ i segnali emergenti e restituire un risultato coerente a quanto ci si aspetterebbe, come ad esempio far salire il posizionamento in Serp del documento qualora riceva un nuovo link in ingresso.

Al contrario, stando al brevetto e coerentemente con le nostre osservazioni su campo, il rank di transizione può restituire un risultato del tutto contrario, e quindi magari abbassare il posizionamento del documento nella sua Serp a seguito di eventi che normalmente ne garantirebbero la crescita.

Tale dissimulazione temporanea serve proprio per ‘smascherare’ le operazioni di link building esercitate dai seo.

La fluttuazione temporanea cui sono sottoposti i nuovi documenti, svincolata dalle ‘normali’ regole valutative, serve a testare le reazioni dei seo che stanno linkando, ed appare pertanto efficace per intercettare realmente i tentativi di manipolazione dei risultati.

I comportamenti e le reazioni registrate nel periodo di transizione (tra la pubblicazione e il posizionamento finale di un documento web in Serp) potranno invece orientare davvero l’esito della valutazione effettiva che Google sta dando al documento, e che sarà pertanto palesata davvero solo in conclusione del periodo transizionale seguente alla prima pubblicazione.

C’è una frase in nota al brevetto che spiega forse meglio di qualsiasi mio maldestro tentativo di sintesi.

When a spammer tries to positively influence a document’s rank through rank-modifying spamming, the spammer may be perplexed by the rank assigned by a rank transition function consistent with the principles of the invention, such as the ones described above. For example, the initial response to the spammer’s changes may cause the document’s rank to be negatively influenced rather than positively influenced. Unexpected results are bound to elicit a response from a spammer, particularly if their client is upset with the results. In response to negative results, the spammer may remove the changes and, thereby render the long-term impact on the document’s rank zero. Alternatively or additionally, it may take an unknown (possibly variable) amount of time to see positive (or expected) results in response to the spammer’s changes. In response to delayed results, the spammer may perform additional changes in an attempt to positively (or more positively) influence the document’s rank.

In either event, these further spammer-initiated changes may assist in identifying signs of rank-modifying spamming.

Fonte: http://www.google.com/patents/US8924380

Eccovi una mia approssimativa traduzione.

Quando tenta di influenzare positivamente il posizionamento di un documento web tramite operazioni di spamming capaci di incidere sul ranking uno spammer può essere confuso dal posizionamento assegnato dal rank di transizione regolato dai principi del presente brevetto, come quelli descritti sopra. Per esempio il responso iniziale ai cambiamenti effettuati dallo spammer potrebbe avere un’influenza negativa sul posizionamento del documento, piuttosto che una positiva. Tali risultati inaspettati sono volti a generare una reazione nello spammer, in modo particolare se il suo cliente è infuriato per i risultati ottenuti. In risposta ai risultati negativi lo spammer potrà essere spinto a rimuovere gli interventi manipolatori, e perciò portare a zero l’impatto di lungo periodo sul posizionamento del documento. Alternativamente o addizionalmente, potrà volerci un quantitativo di tempo ignoto (e possibilmente variabile) per percepire i risultati positivi (o ‘aspettati’) in risposta agli interventi dello spammer. Come reazione al ritardo nell’ottenimento di risultati lo spammer potrà produrre ulteriori interventi con la speranza di influenzare positivamente (o più positivamente) il posizionamento del documento.

In ciascun caso le operazioni messe in campo dallo spammer come reazione [agli eventi determinati dal rank di transizione] potranno facilitare l’identificazione delle operazioni di spammming finalizzate alla manipolazione del ranking.

Qual’è il messaggio che conviene recepire?

E’ molto semplice. Non fidarti di Google.

C’è ampia probabilità che abbia imparato a bluffare, a dissimulare i suoi algoritmi per mettere in crisi le tue tradizionali tecniche di ranking.

Ridurre il ricorso alle operazioni off-site e invece potenziare grandemente gli assetti digitali interni al dominio, questa è stata la nostra ricetta operativa e questa è la strada che ad oggi riteniamo la più fruttuosa in termini generali.

Il posizionamento organico sull’indice di Google è un’operazione sempre meno accessibile per i comuni webmaster e per i seo improvvisati, questo è poco ma sicuro.

Imparare a non fidarsi delle prime impressioni che Google ti offre è quanto mai essenziale per evitare di cadere nei suoi trabochetti, soprattutto in un campo come quello della link generation, operazione da sempre delicatissima che ormai ha davvero bisogno della cura di specialisti esperti, intelligenti e del tutto disincantati.

L’alternativa è quella di cadere facilmente vittime delle operazioni dissimulatorie del motore, e trovarsi in breve tempo a sperperare risorse utili a fronte di un rischio crescente di farsi ‘pizzicare’ come potenziali spammer.

Ed incorrere quindi davvero nelle ire nefaste di Big G, un algoritmo sempre meno ingenuo e sempre meno intellegibile per i non addetti ai lavori.