Web design flat, ecco perchè tutti lo amano

Chi si ricorda del design di Windows 95? Sin dagli albori delle interfacce grafiche, gli elementi visivi con cui gli utenti interagivano facevano uso di effetti tridimensionali (soprattutto ombre e gradienti cromatici) il cui scopo era rendere evidente agli occhi di un umano quale elemento era suscettibile di un’azione e quale no. Sul lungo periodo, però, l’effetto (pseudo) tridimensionale ha dovuto giocoforza adattarsi e ammorbidirsi, visto che appariva fondamentalmente pedante e poco adatto alla concentrazione visiva.

Si è dunque prodotta un’evoluzione del design in questo campo che, aldilà delle ovvie eccezioni, ha mostrato un grande successo nella direzione dell’approccio scheumorfico; una brutta parola di origine greca che indica l’uso di ornamenti il cui scopo non é puramente estetico – caso in cui gli esperti di design preferiscono parlare di approccio realistico – ma di richiamare le caratteristiche estetiche di un’oggetto con cui si ha piú familiarità. Immaginate un ebook reader che in qualche modo simula la texture della carta: questo è un approccio scheumorfico.

Questa tipologia di design, che dopotutto era ancora una volta prodotta dalla necessità di rendere in qualche modo familiare all’utente gli elementi virtuali con cui aveva a che fare, presenta alcuni problemi in termini di uso e applicazione: innanzitutto gli ornamenti grafici pesano in termini di produzione, di caricamento e di lettura visuale. Inoltre hanno lo spiacevole difetto di apparire sgradevoli se accostati a qualcosa che non ha un design basato sullo stesso principio o uno stile di ornamento compatibile. Inoltre, sul lungo periodo, appaiono stucchevoli e limitanti in termini di creatività grafica.

nuovo-logo-google

La risposta teorica più dffusa a questo tipo di problemi grafici è data dall’introduzione del cosiddetto flat design. La distribuzione massiva di questo tipo di design in ambito informatico avvenne con la distribuzione di Windows 8: non certamente il primo esempio ma sicuramente quello con più successo di pubblico. Il cambio del logo di Google avvenuto recentemente lo ha definitivamente consacrato come il trend grafico attuale nel web design. Tutto il resto è eccezione o evoluzione.

L’idea alla base del flat design è quella di puntare sul risolvere problemi inutili: dato che nulla su uno scherma riuscirà mai ad apparire realistico o realmente tridimensionale, perchè insistere? Meglio fare di necessità virtù e giocare con i canoni estetici puliti, rigorosi ed esatti della semplicità geometrica e cromatica. Una lezione che già il Bauhaus, quasi un secolo fa, aveva proposto con successo.

Dal punto di vista dell’usabilità e del potenziale applicativo in informatica, questo tipo di design offre grandi vantaggi: gli elementi grafici diventano estremamente leggeri, occupando meno spazio in termini visivi e rendendo ogni contenuto più accessibile, perchè il cervello non deve “perdere tempo” per definire che cosa è decorazione inutile e che cosa invece è informazione utile. La progettazione grafica, inoltre, è semplificata dal fatto che è gli accostamenti delle varie parti sono più agevoli.

Tuttavia, qualcuno ha già iniziato a sottolineare che altre migliorie potrebbero essere aggiunte e c’è chi già parla di flat 2.0. Il trend avviato da Google e in costante sviluppo grazie alle ricerche sul material design si muoverebbe, in realtà, in questa direzione. Si tratta di uno stile che, in qualche modo, recupera elementi propri del minimalismo e vi aggiunge la potenza comunicativa dei simboli, il cui successo, difficilmente prevedibile, sarà confermato o smentito solo fra qualche anno.