Si fa presto a dire traffico web. Più di metà delle visite dei siti internet sono bot

Si dice spesso che il web è misurabile. E, in termini generali, è vero.
Si dice spesso che la promozione online possa aumentare consistentemente le visite in ingresso dei siti internet. Ed è vero anche questo.

Il web è sicuramente un canale promozionale importante e le campagne attivate online possono essere effettivamente misurate ed analizzate in modo accurato, soprattutto se le si confronta con la promozione su altri mezzi di comunicazione.
Ma dei problemi cruciali di analitica sul web ci sono sempre stati. E forse il più rilevante riguarda proprio i ‘bot’, software che con varie finalità scansionano internet mescolandosi agli utenti in carne ed ossa.

bad bot

Il Bot Traffic Report di Imperva Incapsula relativo al 2016 ci aiuta ad avere un quadro del fenomeno. La ricerca ha analizzato più di 16,7 miliardi di visite su 100.000 domini scelti casualmente tra quelli del network Incapsula.

Secondo lo studio il 51,8% del traffico dei siti internet è generato da bot, mentre gli esseri umani sono meno della metà del traffico complessivo.
Un dato sicuramente simbolico e significativo, tanto più che la quota di bot sembra stia crescendo percentualmente, dopo due anni di calo. Se il dato vi sorprende, pensate che nel 2013 la quota di bot presenti online aveva raggiunto il 61,5% del traffico totale.

Ma questi bot sono sempre dannosi? La risposta è no. Il 22,9% del traffico è causato da ‘bot buoni’, il 28,9% da ‘bot cattivi’. Un esempio di ‘bot buoni’ sono ad esempio gli spider dei motori di ricerca (6,6% del totale), software che scannerizzano le pagine dei siti internet con la finalità di indicizzarle ordinatamente. Tra i bot buoni Incapsula inserisce anche i crawlers commerciali (2,9%), spider che estrapolano dal sito solo alcuni dati autorizzati solitamente per far funzionare i vari tool per il marketing digitale.

Tra i bot cattivi la quota più rilevante è composta da ‘Impersonators‘, ossia dei bot che fingono delle identità fasulle per superare i meccanismi di sicurezza dei vari siti. Sono i bot tipicamente utilizzati per gli attacchi DDoS ed il più noto attualmente è probabilmente Mirai, il bot che ha bucato mezzo web nel 2016.

Insomma, chi fa web marketing attualmente con i bot non può fare altro che conviverci. Essere consapevoli della tematica è sicuramente il primo passo per poter allestire campagne di marketing online comunque efficaci. Il secondo è probabilmente la maturazione di un sano scetticismo nei confronti della presunta misurabilità del web. Se tale misurabilità è astrattamente possibile, concretamente è assolutamente impossibile applicarla nel corso delle reali campagne di marketing digitale.