Uber in Italia: diffusione e polemiche

Uber arriva in Italia nel 2013 a tre anni di distanza dalla fondazione, avvenuta a Chicago. Gli ideatori, Travis Kalanick e Garrett Camp, hanno deciso di lanciare il servizio in maniera graduale, così da verificare l’accoglienza da parte degli italiani.

La prima città a testare l’applicazione è Milano, seguita da Roma a distanza di pochi mesi e, infine, da Genova, Torino e Padova. La diffusione è molto rapida, anche perché gli utenti apprezzano subito la differenza di prezzo rispetto al servizio offerto dai taxi. In realtà, non è questo l’unico vantaggio di Uber.
Il sistema consente di localizzare la vettura dell’autista prescelto, di visualizzarne il profilo e di leggere i feedback lasciati dagli altri utenti. In questo modo, si può controllare tutto il servizio avendo anche a disposizione le tariffe in anticipo.

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Prima di prenotare una vettura, infatti, l’utente può controllarne i costi e avere un preventivo di massima della cifra da pagare. Tutti aspetti che hanno consentito la diffusione del servizio in maniera molto rapida e, di conseguenza, anche la nascita delle proteste dei tassisti.

La controversia con i tassisti

L’arrivo di Uber in Italia ha creato subito un clima di tensione con i tassisti, che hanno accusato il servizio di operare facendo di fatto una concorrenza sleale.
Per cercare di fermare Uber i tassisti hanno cominciato a scioperare, creando il caos in quel di Milano. Il problema, in realtà, è sorto anche per gli anacronismi della legge che regolamenta i servizi di trasporto, la legge quadro numero 21 del 1992.

I tassisti hanno chiesto inizialmente la chiusura del servizio, con cui i rapporti sono diventati sempre più tesi.
Sono stati i sindacati a ottenere per conto dei taxi la dichiarazione di illegalità di UperPop, il servizio che consente a chiunque di diventare un autista. Uniche condizioni: il possesso di una vettura con meno di 5 anni e di una autorizzazione per il noleggio con conducente, la buona conoscenza della città e una serie di requisiti di cortesia.

I tassisti, però, non si sono fermati alla vittoria in tribunale e si sono mossi per modernizzare i servizi, cercando di conquistare quella fetta giovane di mercato che avrebbe tendenzialmente scelto Uber.
Hanno stipulato così un accordo con WhatsApp nel 2014 e hanno creato applicazione It Taxi, che consente di prenotare e pagare il proprio taxi utilizzando quattro diversi metodi di pagamento.

In verità, il problema è stato da subito di natura legislativa. Tant’è vero che le singole regioni si sono mosse in autonomia contro Uber, come nel caso del Piemonte che ha varato una legge anti-Uber, con cui sono state modificate le norme che regolamentavano il trasporto a pagamento su chiamata.

L’azienda americana, però, non ha mai deciso di cessare il servizio in Italia, continuando a presenziare il territorio. Addirittura la società fece un tentativo nel 2017 per andare incontro ai tassisti. In quel periodo il decreto Milleproroghe avrebbe dovuto introdurre delle norme per eliminare i limiti della territorialità delle licenze, liberalizzando di fatto il settore.

Uber propose allora un incontro con i tassisti per lanciare una nuova iniziativa. Siccome l’Antitrust aveva suggerito di equiparare le auto a noleggio con conducente ai tassisti, la società americana proponeva la creazione di un fondo per risarcire i taxi del deprezzamento delle licenze.
I tassisti disertarono l’incontro, proprio quando il Tribunale di Roma si pronunciava a loro favore prevedendo il blocco dei servizi offerti da Uber.

Dopo la sentenza, la società americana ha continuato a operare nel settore del noleggio con conducente, rimanendo di fatto in una posizione molto fumosa.

Situazione attuale di Uber in Italia

La situazione è cambiata ulteriormente con l’approvazione della legge numero 12 dell’11 febbraio del 2019.
Secondo la legge, il servizio di noleggio con conducente deve svolgersi con la partenza e il ritorno del mezzo in rimessa. La prenotazione della corsa avviene con il mezzo in rimessa e al termine della corsa la vettura deve ritornare al punto di partenza. Per quanto riguarda, invece, il prelievo e l’arrivo del cliente, si parla anche di comuni diversi da quello che ha concesso l’autorizzazione. Non solo, il conducente deve tenere un foglio di servizio in formato elettronico con le varie corse effettuate.

La legge non ha raccolto il consenso delle società di noleggio con conducente, ma si è guadagnata il plauso dei tassisti.
Uber è messa in difficoltà dalla nuova legge, come tutte le società NCC, in quanto vengono a mancare alcuni dei requisiti fondamentali che rendevano il servizio concorrenziale. Se l’auto deve tornare ogni volta nella rimessa di partenza, si allungano per forza i tempi di attesa per i clienti e aumentano di conseguenza anche i prezzi delle corse.
Uber ha inviato una comunicazione ai clienti per avvertirli della possibilità futura di disguidi, scusandosi in anticipo per gli eventuali disagi provocati dalla nuova situazione.