Trump contro TikTok. Cosa sta succedendo negli USA?

Negli ultimi tempi il nome del presidente americano e quello del noto social network cinese TikTok, popolare in tutto il mondo, sono andati di pari passo.

Ecco, le cose stanno così: l’intelligence americana si è detta preoccupata riguardo il rischio di un controllo eccessivo negli Stati Uniti da parte delle grandi aziende cinesi che si occupano di tecnologia e di fatto Trump ha bandito TikTok – e ora nel mirino c’è anche WeChat – firmando proprio questi giorni due decreti esecutivi con i quali si vieta alla app di video brevi di operare negli Stati Uniti se la casa madre cinese ByteDance non venderà la partecipazione nelle operazioni di TikTok negli Usa entro quarantacinque giorni.

In pratica, se un gruppo americano (per la cronaca, il “Financial Times” indica Microsoft in prima linea per la trattativa, con un pool di società finanziarie americane e giapponesi, puntando a comprare tutte le attività di TikTok, comprese quelle in India e in Europa) non acquisterà TikTok entro il 15 settembre, questa sarà bandita dagli Stati Uniti e le società statunitensi che finora hanno investito in essa saranno soggette a sanzioni se continueranno a intrattenervi affari oltre tale data.

Un ordine esecutivo, quello di Trump, che si rifà all’“International Emergency Economic Powers” del 1977, che dà il potere all’amministrazione americana di impedire ad aziende e cittadini di intrattenere transizione finanziarie e commerciare con le parti sanzionate.

Prima della firma del decreto era già stato approvato all’unanimità un disegno di legge sostenuto dal Senato (che deve ora essere approvato dalla Camera dei rappresentanti) che vieta l’istallazione e l’utilizzo della app sui dispositivi di tutti i funzionari federali, comprese le forze armate.
Questo il motivo del decreto restrittivo: TikTok è accusata di minacciare la sicurezza nazionale americana, in quanto acquisisce vaste quantità di informazioni dei suoi utenti statunitensi che potrebbero essere utilizzate dalla Cina per spionaggio aziendale, rilevare la posizione di dipendenti e appaltatori del Governo americano, addirittura creare file a scopo di ricatto.

TikTok, quindi, è, secondo Trump e i suoi alleati repubblicani, da considerarsi una potenziale minaccia alla sicurezza nazionale, alla politica estera e all’economia degli Stati Uniti.
Stessa cosa per quanto riguarda WeChat, di proprietà di TenCent Holdings, le cui azioni, a seguito degli ultimi avvenimenti, hanno già perso oltre il 4%. La app di messaggistica istantanea, che negli Stati Uniti ha tre milioni di utenti attivi ed è molto utilizzata dai cinesi americani per le chiamate in Cina, è stata anch’essa bandita dal decreto presidenziale, in quanto secondo Trump, come TikTok, acquisisce automaticamente una gran quantità di informazioni dei suoi utenti e può dare accesso al partito comunista cinese ai dati personali dei suoi utenti americani.

Un piano “di pulizia”, quello avviato negli Stati Uniti, che vuol quindi impedire alle società cinesi di app per smartphone e servizi cloud di accedere a informazioni sensibili su cittadini e imprese americane tramite programmi che si ritiene possano comportare rischi per la sicurezza nazionale. Un piano che, per la verità, ha molto l’aria di essere una battaglia politica e commerciale tra Stati Uniti e Cina per l’egemonia sul mercato globale della tecnologia e che molti sospettano sia una manovra ben architettata per accelerare la vendita di TikTok a Microsoft.

Dal canto suo, Pechino ha reagito considerando gli ordini firmati dal presidente americano veri e propri atti di “manipolazione e di repressione politica”. Il ministero degli esteri cinese valuta, inoltre, che queste decisioni danneggeranno società e consumatori statunitensi.

Dello stesso avviso ByteDance, che sembra già pronta a intentare un’azione legale contro gli Stati Uniti e che dichiara che utilizzerà tutti i mezzi a sua disposizione perché l’azienda e i suoi utenti ricevano un trattamento equo. Secondo l’azienda, infatti, si tratta di atti emessi senza un giusto provvedimento, in quanto non le è stata data la possibilità di rispondere alle accuse che le sono state mosse, né ci sono le basi per considerare il suo operato come minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti.