Una breve storia del giornalismo freelance

Nell’era digitale si sono affermate nuove professionalità, altre si sono modificate o adeguate agli strumenti e al tipo di comunicazione tipici della società tecnologica e sempre connessa in cui viviamo.
Uno degli ambiti che senza dubbio hanno subito forti cambiamenti è quello che riguarda l’informazione, non solo veicolata oggi in modo diverso, ma che ha acquisito un nuovo lessico, nuovi parametri, nuove “regole”, nuove formule, nuovi spazi, in parallelo al diverso modo di comunicare e di come l’informazione viene fruita.
Tra le figure professionali che devono in buona parte il loro sviluppo al nuovo modo di fare informazione, quella del giornalista freelance, ovvero quel professionista che, non assunto con contratto giornalistico e che non lavora a tempo pieno, collabora come esterno per testate giornalistiche online e offline, molto spesso da remoto, con capacità di elaborare testi adatti non soltanto a una stampa tradizionale, ma che appunto sa come veicolare l’informazione anche sui canali digitali.
Una figura professionale (iscritta all’Albo dei Giornalisti come giornalista professionista o giornalista pubblicista) che deve quindi conoscere e saper usare gli strumenti attuali, essere flessibile, avere competenze digitali ed esserne aggiornato, che se da una parte può godere di libertà e gestire in autonomia i propri ritmi lavorativi, deve comunque fare i conti con l’incertezza che comporta essere “padroni di se stessi”, soprattutto in tempi come i nostri.
Benché, come detto, il lavoro giornalistico freelance abbia subito un forte impulso con l’avvento dell’era digitale e in buona parte abbia sostituito negli ultimi tempi il lavoro dipendente anche per la sempre maggiore difficoltà di trovare un lavoro stabile, di giornalisti non dipendenti da una testata giornalista in particolare che hanno fatto di certo carriera, nella storia ce ne sono. Si pensi a Ernest Hemingway, a Charles Dickens e ai moltissimi giornalisti e scrittori poi diventati famosi che hanno iniziato proprio come autonomi a collaborare a giornali e riviste, per poi diventare appunto delle celebrità.

giornalismo freelance - Web Crew
Una professione che, purtroppo, in molti casi oggi non è considerata alla stessa stregua di quella dei pochi – sempre meno – che hanno la fortuna di essere assunti da una redazione, neanche retribuita in modo equo, e che costringe spesso a svolgere e gestire il proprio lavoro con difficoltà e limitazioni (per un freelance, per esempio, non è la stessa cosa poter viaggiare per lavoro rispetto a giornalisti che fanno parte in pianta stabile di una redazione), anche se, dal punto di vista numerico, ha un grande impatto sull’informazione attuale, e verso la quale, oggi come oggi, spesso si è costretti a rivolgersi non tanto per scelta, ma a causa della crisi che coinvolge il mondo del lavoro, magari – e ciò riguarda anche molti freelance italiani – decidendo di spostarsi dal proprio Paese d’origine per cercare maggiori opportunità all’estero.
Una situazione che interessa davvero molti professionisti, giovani e meno giovani, per la quale si richiede attenzione e un’adeguata tutela con una certa urgenza, considerando poi che, come si diceva, buona parte dell’informazione oggi veicolata da stampa tradizionale e online la dobbiamo proprio a figure professionali di questo genere.

Alessandra Buschi