L’impatto della posizione zero su Google

Ormai da tempo Google mostra sopra il primo dei risultati ad alcune ricerche degli utenti un risultato formattato in modo diverso.
Si tratta della “posizione zero” con cui Google vuole aiutare gli utenti a trovare informazioni dando loro una risposta rapida direttamente nella pagina dei risultati di ricerca, cercando di soddisfare le loro domande senza che debbano necessariamente cliccare ed entrare in un sito web.

posizione zero

Il funzionamento è questo: a una domanda o a un termine abbastanza complesso, Google cerca un’estrazione di parte di un contenuto di una pagina precedentemente indicizzata (preferendo contenuti “organici” che non sempre corrispondono a testi ottimizzati per una keyword o utilizzando altre tecniche SEO) che risponda esattamente alla domanda, quindi ne visualizza il contenuto in un box apposito posto sotto gli elenchi a pagamento e appena sopra il primo risultato in SERP.
Il featured snippet solitamente è composto da:

  • un testo che risponde al meglio alla domanda dell’utente;
  • una possibile immagine di riferimento;
  • un titolo su cui è possibile cliccare (tag title);
  • l’url della pagina di riferimento.

Con molta probabilità nel box del “risultato zero” troveremo un riferimento formato da un elenco puntato o da una tabella. I test di Google in merito sono comunque molteplici e vi potrebbe anche capitare di trovare posizioni zero elaborate in domande e risposte con riferimenti a più siti.

esempio-posizione-zero

Ora, questo snippet in primo piano viene estratto in maniera automatizzata e, come nel caso delle altre posizioni, è Google a decidere con un suo algoritmo quale sarà il primo (anzi quello prima del primo) dei risultati.

Questo intervento di Google ha disturbato in effetti non pochi, visto che ciò che agli occhi di Google andrebbe più a beneficio degli utenti (e di Google stesso, ovviamente, in quanto così il motore di ricerca ha più facilità di rispondere alle domande rispetto ai suoi concorrenti) non sempre corrisponde a collegamenti con grandi marchi, storicamente favoriti dagli algoritmi previsti da Google per le ricerche in rete.

La proposta di Google, infatti, anche se non sempre soddisfa la ricerca del singolo utente, ha sicuramente favorito un maggiore accesso a certe fonti rispetto ad altre.
Il contenuto di uno snippet in evidenza infatti potrebbe non appartenere a una fonte che si trova al primo posto nella SERP ma anzi al terzo, quarto posto… Ovvio: comunque nella prima pagina, ma non necessariamente in cima alla classifica, e ciò ha evidenziato come a questo punto, più che trovarsi in prima posizione, il privilegio vero sia quello di avere uno snippet in primo piano e quindi in posizione zero.

Queste “quick answer” hanno messo in moto la ricerca di nuove strategie SEO per poter capire e analizzare il “comportamento” di Google, o meglio del suo algoritmo (che peraltro può cambiare da un momento all’altro), soprattutto in riferimento ai comportamenti degli utenti, che nel tempo, utilizzando sempre più i dispositivi mobili e soprattutto la ricerca vocale, tendono a voler risposte prima ancora di cliccare su un link.

Poter arrivare in posizione zero, quindi, ha rappresentato una nuova sfida per gli esperti SEO, in quanto sempre più sono gli utenti che riescono a ottenere ciò che cercano (info, ma talvolta anche effettuare operazioni come prenotazioni o altro) senza abbandonare la pagina di ricerca di Google e mai entrare in un sito.

Insomma, lavoro sempre più duro per i SEO per ottenere maggiore visibilità online per le aziende, e sempre più analisi, valutazioni e strategie da mettere in atto che sempre meno possono esulare dall’importanza dei contenuti.

Alessandra Buschi