Intelligenza artificiale e copywriting: facciamo il punto

[Le considerazioni fatte in questo articolo risalgono al 2021, sono quindi non aggiornate all’evoluzione attuale dell’IA. Non tengono conto, ad esempio, del grande impatto pubblico avuto da Chat Gpt. Tuttavia esse ci sembrano ancora parzialmente valide e per molti versi in anticipo sui tempi, per questo abbiamo deciso di riproporle all’interno della nostra guida al copywriting].

Le potenzialità dell’intelligenza artificiale toccano oggi moltissimi settori, compreso quello del copywriting. Se fino a pochi anni fa ci si chiedeva se mai le nuove frontiere della AI avrebbero influito su professioni e attività che sembrano lontane dal poterne usufruire, oggi la realtà ci dice che – potenzialmente – in futuro anche il mestiere di scrittore potrebbe essere sostituito da una scrittura automatizzata.

Mi chiedo a questo punto se, così come ho dovuto in pratica dismettere la mia professione di abilissima dattilografa con cui mi sono guadagnata da vivere per tanti anni in gioventù, debba, lungo il corso della mia vita, veder anche decadere la mia attività di copywriter, se non addirittura quella di scrittrice. Del resto, si sa, il ritmo a cui avanzano le innovazioni è sempre più incalzante, e non me ne stupirei. Qualcosa di piuttosto inquietante, soprattutto per chi scrive, pensare che un lettore non possa distinguere se un testo è opera di una mente umana o se realizzato in maniera automatica da una mente artificiale. Eppure questa è la realtà, visti i risultati che hanno avuto alcuni test effettuati già diversi anni fa, durante i quali si sono sottoposti a dei lettori semplici testi scritti da una persona in carne e ossa e altri sulla base di un algoritmo e che questi non hanno saputo distinguerli.

Copywriting

Da un certo punto di vista, qualcosa a cui siamo abituati: i mestieri, infatti, cambiano nel tempo, alcuni scompaiono del tutto, altri si modificano, altri nascono e si sviluppano. Quindi possibile che entro pochi anni l’AI copywriting divenga una pratica abituale, probabilmente molto interessante per un committente sia dal punto di vista dei costi (anche se, diciamocelo, i costi di copywriting sono generalmente piuttosto bassi), sia dal punto di vista dell’ottimizzazione SEO, proprio come è capitato tante altre volte in passato con qualsiasi tipo di innovazione tecnologica.

Sta di fatto che al momento l’applicazione dell’intelligenza artificiale nell’ambito del copywriting (AI Generated Content, come è stata anche definita) può essere vista più come un’implementazione, un aiuto, soprattutto per quanto riguarda la raccolta delle informazioni necessarie per scrivere testi (e per questo Google in questo momento ha promosso davvero grandi novità rispetto all’evoluzione della ricerca online) e l’ottimizzazione SEO (considerando però che i motori di ricerca sempre meno si basano su pratiche tecnicistiche, quanto sull’originalità, la naturalezza e la trasparenza di un testo), per ora limitata ai bot, che in effetti possono già creare contenuti. In un certo senso, quindi, più che della sostituzione della figura del copywriter, si potrebbe, almeno per il momento, parlare di una “collaborazione” tra persone e macchine intelligenti, magari, come è stato ipotizzato, con la nascita di nuove figure professionali, come per esempio l’AI Editor.

Intelligenza artificiale - Web Crew

Un esempio di quanto in effetti ciò sia già capitato in passato è rappresentato dalle funzioni dei programmi di videoscrittura, che hanno dato la possibilità di creare testi più corretti dal punto di vista grammaticale e più puliti dai refusi. Da dire, comunque, che i tentativi e anche gli investimenti che diverse aziende, anche italiane, stanno facendo sull’AI copywriting non sono pochi. Resta la questione qualità, non di poca importanza direi.

Se è vero che la pratica di realizzare testi automatizzati potrebbe comunque avere una certa convenienza in termini economici, in fatto di tempi e di ottimizzazione SEO, che la qualità di un contenuto realizzato da un buon robot possa essere la stessa di uno creato da un bravo umano, almeno per il momento non ci metterei la mano sul fuoco, almeno non fin quando noi umani saremmo ancora sensibili alle emozioni, cosa che dubito potranno essere pienamente suscitate da un testo scritto da un’intelligenza non umana.

Una sfida quindi, tra creatività umana e creatività digitale? Io piuttosto direi che, come è capitato in ogni epoca e in moltissimi campi, le innovazioni possono venirci in aiuto e semplificare le procedure, cosicché, anche nel campo del copywriting, potrebbero rendere più semplici e automatiche quelle pratiche più tecniche, lasciandoci la possibilità di concentrarci di più sull’originalità, la creatività e tutta quella parte umana ed emozionale che, almeno per ora, dubito le macchine possano sostituire.

Alessandra Buschi