Helvetica: dal 1957, un carattere deciso

La storia dei caratteri tipografici è una storia antica che è andata evolvendosi fino ad arrivare ai font che oggi utilizziamo maggiormente per la stampa e per la scrittura a video.

Anche se l’argomento potrebbe non interessare la maggior parte di chi scrive (è molto probabile che anche usandoli quotidianamente non ci si sia mai chiesti nulla rispetto a un Times o a un Bodoni), in realtà i caratteri tipografici sono materia di grande interesse (e spesso passione) per chi si occupa di grafica, anche online. Anzi, a dirla tutta, sono uno degli aspetti più importanti di cui si occupa un grafico.

carattere - helvetica

Al di là della propria professione, ognuno di noi ha le sue preferenze in fatto di caratteri, sia per la scrittura che per la lettura. Ciò non toglie che, magari inconsapevolmente, i font che più utilizziamo siano quelli che l’evoluzione grafica ci ha portato. Anche se non possiamo parlare di vere e proprie “mode”, nel tempo si sono comunque avvicendati vari tipi di carattere, o meglio “famiglie” di caratteri, che hanno segnato le abitudini di diverse epoche.

Così, ad esempio, si è passati dall’utilizzo di caratteri “serif” (o “con grazie”) a prediligere quelli “sans serif” (“senza grazie”), ovvero caratteri che presentano allungamenti alle estremità (come il Garamond) ed altri invece senza tratti terminali, come ad esempio, tra i più conosciuti, il Futura, progettato dal tipografo tedesco Paul Renner e utilizzato a partire dagli anni Trenta del secolo scorso come perfetta risposta alle avanguardie e al Bauhaus.

Tra quelli senza grazie, un font particolarmente caro a molti grafici, tra i più conosciuti ed utilizzati in tutto il mondo, è l’Helvetica, considerato anche un carattere “neo-grotesque” o “realist”, di stile moderno, della stessa famiglia a cui appartiene il tanto conosciuto Arial, uno dei font attualmente più utilizzati perché tra quelli proposti da Windows.

L’Helvetica, come si può facilmente dedurre dal nome, trova i suoi natali in Svizzera, da un’idea di Eduard Hoffmann, direttore della fonderia Haas di Munchenstein, Basilea, con l’intento di contrastare il successo di una grande tipografia concorrente che aveva sviluppato un carattere che stava andando per la maggiore, ovvero l’Akzidenz Grotesk, che poi diventerà uno dei font più utilizzati e che sarà d’ispirazione per molti altri caratteri a venire.

Il nuovo carattere ideato da Hoffmann, che praticamente rappresentava una rivisitazione dell’Alzidenz Grotesk, venne disegnato nel 1957 da Max Alfons Miedinger, allora disegnatore freelance, e inizialmente venne chiamato Neue Haas Grotesk, per poi cambiare nome in Helvetica nel 1961, quando venne introdotto sul mercato dalle società tedesche Stempel e Linotype.

Un carattere “a bastone” (così come vengono anche chiamati i “sans serif”), lineare, essenziale, semplice, pulito, elegante, potremmo dire completamente senza fronzoli, dall’alta leggibilità, che in poco tempo ha conquistato il mondo della grafica e che dagli anni Sessanta va per la maggiore, tant’è vero che, con un intervento del graphic design Massimo Vignelli, l’Helvetica nel 1989 viene utilizzato per realizzare tutta la segnaletica di New York ed è oggetto di un vero e proprio film-documentario, “Helvetica”, uscito negli Stati Uniti nel 2007 per celebrare il cinquantesimo dalla sua introduzione, diretto da Gary Hustwit e premiato al Southwest Film Festival, che racconta attraverso i più importanti addetti ai lavori la storia del disegno di questo carattere ma anche di tutto il progetto creativo che c’è dietro il disegno di ogni font.

Benché, come dicevamo, sia fra i caratteri da stampa più apprezzati (ad esso sono stati addirittura dedicati diversi libri), l’Helvetica è stato, nel contempo, oggetto di varie critiche, sia per quella sua certa “freddezza”, o almeno neutralità, sia per la sua onnipresenza che potrebbe farlo venire a noia (numerosissimi i marchi che lo utilizzano, tant’è vero che è impossibile non averlo sotto gli occhi ogni giorno).

A parte i gusti personali, l’Helvetica resta comunque uno di quei caratteri che hanno fatto la storia del lettering e che continua ancora oggi a ispirare grafici e designer per la sua incredibile versatilità.

Alessandra Buschi