Guida agli hashtag. Cosa sono, quando sono nati, quali social li utilizzano

Può un semplice simbolo legato ai nostri telefoni divenire un fenomeno che scuote le dinamiche comunicative dei nostri tempi? Parliamo di Hashtag, creati in origine per Twitter e inglobati poi nei diversi social network più utilizzati a livello mondiale, che consentono la categorizzazione di un tema, argomento e discussione.

Come sappiamo, i social network rappresentano degli agorà virtuali in cui è possibile presentare informazioni e contenuti, entrare in contatto con utenti di ogni parte del mondo, alimentando dibattiti sui più svariati temi.
Ogni conversazione diventa quindi quasi impossibile da sistematizzare e catalogare se non attraverso un sistema che consenta di fare ordine nel caos di informazioni che circolano. Questo sistema è appunto l’utilizzo di hashtag da parte degli utenti.

Li troviamo in siti di microblogging, accanto a parole o frasi, sempre scritte però senza lasciare spazi tra le parole, dove vanno a inserirsi all’inizio. Il cancelletto (#) diventa quindi il simbolo che consente di etichettare e poi rendere ritracciabili quegli argomenti all’interno delle conversazioni più svariate o addirittura creare delle conversazioni su una data tematica.

A livello tecnico, un hashtag è un’etichetta o tag per metadati che ha la funzione di rendere più semplice per gli utenti reperire contenuti specifici legati a un tema. Per sfruttare le potenzialità di questo sistema occorre digitare davanti alla parola o frase il carattere hash, ovvero cancelletto senza spazi.

Il nome deriva dall’unione di due termini inglesi ovvero hash, cancelletto, e tag, etichetta. La parola etichettata con il simbolo cancelletto diventa così uno strumento di condivisione interessante in grado di alimentare e incoraggiare discussioni su un determinato tema. Si crea e alimenta così in una vera a propria concatenazione o raggruppamento di messaggi.

hashtag

A introdurlo è stato Twitter proprio per indicizzare in maniera semplice i propri contenuti mettendo in evidenza le parole chiave. Fu Chris Messina, un avvocato di San Francisco a ideare questo strumento, mentre, il primo a utilizzarlo nel 2007 è stato Nate Ritter, all’interno di post che parlavano di incendi che allora interessavano l’area di San Diego. Qualche anno dopo, poi, nel 2010 sempre Twitter ha creato i cosiddetti trending topics nella prima pagina con una lista di hashtag utilizzati con maggiore frequenza dagli utenti.
In seguito, ancora, nel 2012 questi trending topics sono diventati localizzati, ed è stato quindi possibile visualizzare i più popolari per ogni Stato. Solo a partire dal 2013 sono entrati a far parte di Facebook.

cancelletto

Quanto all’efficacia di questi strumenti per ogni social network, occorre sottolineare che l’utilizzo di hashtag sortisce effetti diversi a seconda del social in cui viene adoperato. Per Twitter, gli hashtag avrebbero effetti positivi traducendosi in fattori che alimentano l’engagement a patto che non se ne usino troppi. Si parla di massimo due hashtag come buon compromesso legato all’uso di questi simboli sul social in questione. Sembra che attraverso il ricorso ad hashtag sia possibile incrementare i retweet del 50%.
Al contrario, la presenza di hashtag su Facebook sembra non sortire gli effetti sperati in termini di portata organica dei post. Sul social visivo per eccellenza, Instagram, sembra che gli hashtag con parole chiave attinenti siano efficaci. L’uso di Pinterest può essere ottimizzato con la creazione di hashtag nella descrizione del nostro pin, ma anche qui occorre utilizzare questi simboli in maniera discreta, senza esagerare nella quantità.