Che cos’è Google Fuchsia

Google starebbe pensando di mandare in pensione Android nei prossimi cinque anni. È questa la notizia che circola da un paio di anni, avvalorata da un editoriale di Bloomberg pubblicato nell’estate 2018.

In realtà, era già noto che dal 2016 circa 100 ingegneri Google stessero lavorando a questo nuovo progetto, che ha come obiettivo il superamento dei limiti di Android.

Il progetto è ambizioso e complesso, visto che Android ha tantissimi estimatori in giro per il mondo ed è utilizzato da milioni di persone. Ci si aspettava, infatti, un annuncio riguardo Fuchsia già nell’ottobre del 2017, ma Google non ha accontentato le attese e il mondo sta ancora cercando di capire cosa accadrà quando verrà lanciato Google Fuchsia.

google fuchsia

Google Fuchsia: qualche accenno sulla gestazione dell’idea

L’idea nasce con l’obiettivo di fondere insieme Android e Chrome OS, rendendoli una piattaforma unica adattabile a diversi dispositivi. Inizialmente, infatti, il nome prescelto era Andromeda.

L’idea iniziale dovrebbe essere rimasta invariata nonostante il cambio di denominazione. Proprio in virtù dello scopo originale è stato scelto forse il nome Fuchsia. Secondo gli sviluppatori il nome dovrebbe derivare dalla fusione di due progetti preesistenti: Pink e Purple. Il rosa e il rosso mescolati insieme generano proprio il colore fucsia.

In realtà, si tratta di due progetti non appartenenti a Google ma nati in casa Apple. Il progetto Pink prevedeva la creazione di un nuovo sistema operativo con una nuova interfaccia, mentre il progetto Purple era incentrato sullo sviluppo di un prototipo di iPhone touchscreen. Non deve meravigliare troppo il riferimento ad Apple in un progetto Google. La spiegazione è semplice: il team che si occupa di Fuchsia è stato coinvolto in passato nei progetti BeOs, iOs e WebOs.

Google Fuchsia: di cosa si tratta

Google Fuchsia dovrebbe consentire l’unificazione dei dispositivi. L’utente cioè si ritroverà ad interagire sempre con la stessa interfaccia sia quando utilizza un tablet che quando utilizza uno smartphone, un laptop o un computer. L’esperienza mobile e dekstop dovrebbe diventare univoca, in modo che l’utente abbia la possibilità di compiere azioni continue passando da un dispositivo all’altro.

Le principali modifiche non saranno a livello estetico ma a livello tecnico. Oggi, Android e Chrome OS usano un kernel Linux. Con la parola kernel si indica il nucleo/cuore del sistema operativo che si occupa della gestione delle principali funzioni di controllo.

Il progetto di Google non sarebbe altro che il tentativo di rimpiazzare Linux che non è di sua proprietà. Il nuovo Kernel si chiama Zircon ed è stato creato interamente da Google. Per funzionare, inoltre, non avrà più bisogno di Java, la tecnologia di Oracle utilizzata per creare Android.

Google Fuchsia: le novità in tema di privacy e sicurezza

Google Fuchsia non dovrà prevedere solo un alto livello di compatibilità tra dispositivi, ma anche un altissimo livello di sicurezza. Ed è questo l’obiettivo a cui punta il colosso di Mountain View, che arrivando ad avere un sistema basato tutto su tecnologie interne potrà rilasciare molto più di frequente gli aggiornamenti e studiare dei sistemi di sicurezza migliori.

E per quanto riguarda la privacy? Voci di corridoio riferiscono di un contenzioso tra la sezione ingegneristica e quella commerciale di Google sul tema della privacy e della raccolta dati. Secondo dei documenti ufficiali, Fuchsia dovrebbe raccogliere dati con un nuovo programma di analisi denominato Cobalt. Il programma raccoglierà informazioni sulla modalità con cui gli utenti usano le applicazioni. Secondo quanto riportato, però, Cobalt non lederà la privacy degli utenti.

Le notizie non sono tantissime e la prudenza di Google è più che giustificata, visto che l’85% degli smartphone utilizza Android. A breve termine, sostituirlo totalmente potrebbe rivelarsi una operazione controproducente.

Secondo alcuni analisti, Fuchsia potrebbe rimanere sotto traccia e sostituire Linux senza diventare a sua volta un sostituto di Android. Quest’ultima soluzione non comporterebbe cambiamenti per gli utenti, ma significherebbe coinvolgere in grossi cambiamenti gli sviluppatori che dovrebbero modificare procedure consolidate da anni.

Un’altra ipotesi ancora suggerisce un utilizzo iniziale sui dispositivi smart per la casa invece che sui cellulari. Resta comunque una considerazione da fare. Android potrebbe rivelarsi un limite più che una risorsa nei prossimi anni e Google ha bisogno di sperimentare per arrivare anche a cogliere il fulcro dell’interazione futura tra l’uomo e i dispositivi tecnologici: l’utilizzo tramite i comandi vocali.
Intanto le voci si rincorrono senza annunci ufficiali. Nel febbraio del 2018 si sono fatte però più insistenti dopo che Nick Kralevich, capo dell’area sicurezza di Android, ha lasciato il suo lavoro per migrare nel progetto Fuchsia.

Al momento, si parla di cinque anni di lavoro totali (2021) prima del debutto sugli smartphone. Qualche esperto, però, ipotizza che i tempi potrebbero essere più lunghi e parla di debutto del 2024.

Rina Zamarra