Il giornalismo freelance alle prese col web. Intervista a Rebecca Bruni

L’intervista per #VitaDaFreelance a Rebecca Bruni, giornalista pubblicista, è stata un’ottima occasione per confrontarsi sull’attuale situazione del giornalismo online. Un argomento che su Web Crew affrontiamo periodicamente.

Le difficoltà dell’editoria tradizionale non hanno come conseguenza necessaria il fiorire dell’editoria sul web. Anzi. Anche su internet la monetizzazione resta un problema per tutti gli stakeholder, giornalisti freelance naturalmente inclusi.

Rebecca, avendo lavorato sia per l’editoria cartacea che per quella online, ci ha fornito un punto di vista informato e competente su tematiche oggettivamente complesse.

Rebecca Bruni

Ciao Rebecca. Ti va di descriverti in 5 parole?

Caparbia, curiosa, realista, determinata, autocompetitiva.

Hai una formazione in ambito editoriale davvero completa. Oltre a varie esperienze legate all’editoria online hai, per esempio, lavorato come addetto stampa nella Casa Editrice Giunti. Quali sono le principali differenze che hai riscontrato tra l’editoria tradizionale e quella online?

Sono due mondi completamente diversi. Diverso il supporto, la produzione, la fruizione. I blog e l’editoria online hanno frantumato in una miriade di corpuscoli il pianeta dell’editoria tradizionale. Dire però che sia stato trovato un nuovo modello economico non è assolutamente vero. L’editoria digitale prova a sopravvivere esattamente come facevano due secoli fa le gazzette e i giornali: con la vendita degli spazi pubblicitari e con gli sponsor. Ma con una sostanziale differenza, di alto coefficiente di difficoltà: essere in un contesto, quello del web, quasi senza regole. Sempre più dominato dai colossi come Google e Facebook.

Infuria ormai da qualche anno una polemica sulle false notizie pubblicate su internet e sui social media…Mi interessa sapere la tua opinione in merito. Come valuti la qualità complessiva dei contenuti pubblicati online?

Il web non è il demonio e nemmeno il luogo depositario della Verità. Bisogna sempre vigilare con senso critico su ciò che si legge. Purtroppo, il giornalismo ha perso la sua funzione di ‘educare’ i lettori. E la velocità di produzione di contenuti in internet non aiuta gli utenti nel discernere fra bufala e notizia fondata. Ci sono però alcune regole di buon senso che possono essere utilizzate: quale è la fonte della notizia? È una testata, o un blog, affidabile? Ci sono altre fonti che riportano la stessa notizia?

Raccontaci qualcosa della tua esperienza come giornalista pubblicista freelance. Hai sempre voluto essere una freelance o è una condizione in cui ti sei trovata?

Mi ci sono trovata. L’impiego come addetta stampa del Gruppo Editoriale Giunti è stata la mia casuale porta di ingresso nel campo della comunicazione. Poi il lavoro nella redazione di un mensile regionale mi ha insegnato la professione di giornalista. Sono entrata quando la carta stampata era in crisi, ma ancora reggeva. Ho così potuto avere esperienza dei ritmi legati alla tipografia, ma anche di uno scrivere che non è quello che ho poi imparato ad usare per il web. Di questo lavoro amo la continua mutevolezza, che se da un lato porta anche instabilità, dall’altro non ti permette mai di sederti sugli allori.

Dalla Laurea in Lettere sui codici fiorentini della Commedia fino alle tue attuali esperienze lavorative come direttore responsabile per portali fortemente radicati sul territorio, mi sembra che la tua attività abbia sempre avuto molto a che fare con la Toscana. E’ una terra che ami? Come trovi il mondo lavorativo toscano?

Per fare bene le cose, bisogna che queste piacciano e che se ne abbia adeguata conoscenza. Personalmente amo esplorare i territori nella loro essenza. Artigianato, enogastronomia, tradizioni locali mi affascinano molto. Ovviamente, il percorso più breve è stato quello di iniziare dalla mia terra: Firenze e la Toscana. Una regione che vive di turismo grazie alla ricchezza artistica, naturalistica e di tipicità uniche, ma che non è così ‘performante’ come potrebbe essere. Cosa che si ripercuote anche su chi con la comunicazione prova a viverci. Con un panorama editoriale in generale impoverito, lavorare in questo ambito non è facile da nessuna parte.

Una delle problematiche tipiche dei freelance è trovare clienti disponibili a pagare cifre congrue per la propria attività. Tu che canali utilizzi per trovare lavoro?

Credo che quando si fa questa professione da un tot di anni, direi che dopo 5 si può considerarsi senior, le migliori occasioni si creano con il networking personale. Partecipando a corsi formativi, conoscendo colleghi, seguendo le tendenze sul web e sui social, si possono mettere su progetti e collaborazioni con altri professionisti del proprio settore o afferenti. È così che adesso mi muovo: sfruttando la mia rete di connessioni personali.