Come vivremmo il Covid-19 se non ci fossero i social?

Io non posso immaginare un mondo senza internet. Lo ricordo bene, un mondo senza internet. Ricordo quando i cellulari erano talmente piccoli da non riuscire a contenere un messaggio in una sola schermata. Quando per connettermi alla rete dovevo chiedere il permesso ai miei, che avevano messo la presa da attaccare al telefono in camera loro, per tenere sotto controllo i miei movimenti digitali. Ricordo il rumore della connessione, con quei suoni che sembravano fuoriusciti da un film di fantascienza. Ricordo quando le ricerche per la scuola o per l’università dovevi farle per forza nell’aula di informatica, laggiù vicino alla biblioteca. O quando si aspettava con ansia il giovedì sera perché finalmente c’era la nuova puntata di quella serie televisiva che faceva ridere o teneva incollati allo schermo… Solo per qualche ora e poi bisognava attendere la settimana successiva.

Sembra passato un secolo e invece si tratta solo degli anni in cui ancora ero giovane. Gli anni in cui la connessione non aveva preso in mano le redini della vita e non ci comandava a bacchetta, manco fosse lei a dirigere la nostra esistenza. Che ne sanno i duemila! Credo sia il titolo di qualche gruppo su Facebook e mai, come ora, si rivela un titolo azzeccato. Come avremmo vissuto questo lockdown senza internet e senza social? Ce lo siamo mai chiesti? Credo che nessuno di noi si sia soffermato a quanto sarebbe stata diversa la nostra vita, se in questa quarantena non avessimo avuto accesso alla rete e ai nostri amici attraverso Facebook & Co. O forse ce lo siamo anche domandati, in uno di quei momenti in cui stavamo pensando alla possibilità di qualche nuova catastrofe in arrivo.

Ecco, credo che le cose, senza social, sarebbero state più semplici. Più lineari e meno convulse. Questa mancanza di libertà ci ha portato a voler comunicare in modo ancora più massiccio, quasi fosse una scappatoia dal soggiorno di casa. O anche come se fosse l’unico modo di far sapere al mondo intero di essere partecipi anche noi di questa pandemia. In fondo, se non l’hai scritto sui social, non esiste, dice qualcuno. Più o meno è questo quello che intendevo dire. È vero, i social hanno contribuito a farci sentire meno soli e più connessi con gli affetti. Ci hanno aiutato a distrarci e sono diventati fonti di consigli su come trascorrere il tempo. Ma hanno anche fatto la loro parte in quello che è il problema delle fake news e della sovrainformazione, o disinformazione, datele il nome che preferite.

Senza social media, in questi giorni di coronavirus, non avremmo potuto fare tantissime cose. Non avremmo potuto far vedere le meravigliose pizze che stavamo sfornando. E neppure quel pane così morbido e voluminoso. Non avremmo potuto assistere alla messa online. Né farci ansiare dalle conferenze stampa di Conte, trasmesse negli orari più impensabili della giornata, ma diventate un appuntamento fisso ed imperdibile. Senza social non avremmo potuto assistere a come trascorrono la vita celebrities e influencer. E non avrebbero avuto senso neppure quei momenti al balcone, tra applausi e canzoni intonate senza timidezza. Senza social non avremmo potuto condividere con gli altri la paura per questa emergenza sanitaria e l’empatia non sarebbe stata così forte.

Cosa avremmo fatto senza social in questo lockdown da coronavirus? Vediamo, facciamo una lista.
Avremmo potuto leggere più libri o informarci tramite i quotidiani. Avremmo potuto riflettere di più e arrabbiarci di meno quando qualcuno non rispettava le regole. Avremmo avuto più tempo per metterci a tavola, senza immagini da contorno da scattare prima di addentare quel pezzo di crostata fatta in casa. Magari non avremmo pianto così tanto.

Lo so, sembra un’invettiva contro il mondo dei social network, ma non fraintendetemi. I social sono importanti e ve lo dice una che ci lavora costantemente. Ma credo anche che, come tutti, in questa pandemia a volte abbiano mostrato il loro lato peggiore. Quello che spinge ad esacerbare i toni e le emozioni. E sì, anche la cattiva informazione. Credo anche che in alcuni momenti abbiano fatto da volano in quell’universo meraviglioso che è la solidarietà, amplificandone la portata. E sì, ci abbiano fatto sentire più vicini e uniti nella nostra distanza. Chissà, forse da questa situazione assurda ne usciremo con un nuovo rapporto nei confronti dei social. Forse riusciremo ad utilizzarli, prendendoli per quello che sono e ricordandoci che la vita vera è là fuori, quando ci sarà dato di poterla vivere di nuovo.

Giulia Salis