[Auto] Strada per il successo

Esistono infiniti modi di rappresentare il percorso – personale o collettivo – verso il successo.
Due retoriche colpiscono più di altre, antitetiche eppure entrambe vincenti come parametri di rappresentazione riconosciuta.

Da una parte il successo è disegnato come il naturale percorso di gloria derivante da pregresse – e straordinarie – premesse qualitative, che non avrebbero potuto fare altro che condurre l’individuo – o il gruppo – verso il meritato successo.

Una rappresentazione per così dire positiva, ed anzi forse smaccatamente ottimistica, che mira a raccontare il successo come l’ovvia conseguenza di condizioni preliminari che imprescindibilmente hanno portato lì dove la gloria splende ed irrora con abbondanza gli animi dei vittoriosi.

Questa visione funziona molto bene, nel racconto pubblico, perché di solito chi la imbraccia si trova già ‘qualche spanna sopra gli altri‘, e può pertanto guardare al suo percorso come un ‘inevitabile destino’ che non poteva fare altro che compiersi.

Funziona molto bene, dicevo, se sei sempre nella squadra dei vincenti; quelli che guardandosi indietro non trovano buche o cadute nel proprio percorso, mai.

La gente che vince perché è predestinata ha molti vantaggi, indubbiamente; quella con il destino è una sfida che non si può vincere, se non l’hai già vinta.

D’altra parte che amara desolazione, che paura e che vuoto può lasciarti una simile rappresentazione – così fatalistica ed arrendevole.

In realtà NON esiste l’arca dei vincitori permanenti. Il successo come destino inevitabile NON è dato su questo mondo, potete scommetterci.

Allora ecco che si erge di fronte a questa già discussa una retorica alternativa del successo che si pone in maniera completamente antitetica, un approccio che rovescia la luminosa via verso la gloria tramutandola in umile storia di riscatto.

Da secoli gli eroi dell’epica non nascono vincitori, ma lo diventano dopo una tortuosa avventura che li salva e li redime.

I vincitori di vero successo non sono i predestinati, ma i vinti che non si arrendono.

I cocciuti, caparbi e fortissimi che credono di poter vincere sempre, anche nel momento più buio e duro di una battaglia, di una traversata in mare, di una sfida apparentemente impossibile.

La verità è che queste persone vincono perché per queste persone NIENTE è davvero impossibile, loro possono fare TUTTO ciò che serve per vincere perché nessun destino riesce mai a raggiungerli.

La strada degli eroi non è scritta nel marmo bianco; la strada per il successo degli eroi, quelli positivi che rimangono nella memoria, è sempre una mulattiera di fango e buche, dove il passo è incerto e ondeggiante e spesso il nostro ‘eroe’ sembrerà vicino a mollare la presa, a cascare una volta per sempre nella polvere degli sconfitti e dei dimenticati.

In base a questa seconda retorica il successo è di chi rimane in piedi, un giorno in più dell’avversario e nonostante ogni avversità; per terra, per cielo e per mare.

Di questi eroi è la gloria imperitura; di quelli che prima erano indietro, ed ora sono arrivati avanti agli altri; di quelli che erano sporchi e brutti, e sono divenuti belli e luminosi; di quelli che non hanno mai avuto paura di perdere, e poi si trovano trionfanti, inaspettatamente, insperabilmente; inevitabilmente.

C’è chi pensa, insomma, che il successo sia scritto e pre-scritto nel destino.

Al contrario poi ci sono quelli come me, come noi; quelli che credono invece che siano proprio le persone di successo che scrivono il destino, con il proprio pugno ed intaccando la roccia più dura, se serve.

C’è chi si accontenta di leggere il libro del mondo, è non è neanche poco; ma c’è chi davvero pretende di scriverlo, quel libro, chi insiste per raccontare la sua storia nel modo in cui crede sia giusto.

C’è sempre chi non si arrende, chi non rinuncia e non soccombe.

E allora non c’è più destino che tenga, credetemi; perché da che mondo è mondo nessun fato avverso, nessuna sorte meschina può davvero intralciare il passo degli eroi.

Per quanto la strada sia lunga e faticosa, per quanto sia coperta di fango e di buche; per quanto stanche saranno le nostre gambe in cammino.

Lasciamo il nettare d’ambrosia a quanti hanno il successo garantito dagli Dei dell’Olimpo.

La nostra vittoria avrà invece il sapore di lacrime e sudore; e nessuna gloria sarà mai più grande, nessuna fatica sarà tanto morbida e dolce, nessun obiettivo sarà mai – davvero – impossibile.

gorilla