La questione della privacy online, spiegata in modo semplice

La vita online di ciascuno di noi genera un prodotto inquietante: si tratta di una miniera di informazioni che dicono su di noi molto di più di quanto si creda, e che alletta il marketing, le aziende, i governi o i malintenzionati.

privacy online

Ogni anno, con l’aggiornamento dei trattati internazionali che regolano la privacy online, la questione si fa più pressante. Spesso emergono nuove minacce, risultato di tecnologie nascenti, e nuovi sforzi di regolamentazione che, senza che ce ne si renda davvero conto, influenzano la nostra vita sul web e non solo.

La questione di cui stiamo parlando è spesso totalmente invisibile agli utenti, che non hanno idea di cosa si nasconda dietro ai clic che compiono quotidianamente sui propri schermi. La natura delle attività online aggrava infatti i problemi di privacy che già sperimentiamo nel mondo materiale. Ogni mossa che facciamo sui nostri PC, smartphone e tablet si trasforma in un nucleo di dati che possono essere facilmente raccolti e condivisi da terzi, grazie all’accettazione delle condizioni di privacy a cui si deve sottostare per l’iscrizione a determinati servizi – ad esempio Gmail o Facebook.

Lo scandalo del Datagate, che ha palesato al mondo i programmi di intercettazione dell’Nsa (National Security Agency), l’agenzia statunitense per la “sicurezza nazionale”, oltre che di altri governi europei, ha contribuito a ravvivare il dibattito sulla privacy online.

Oggi parla spesso di tre ulteriori problematiche relative alla riservatezza dei dati personali.
La prima è senza dubbio formata dai cookies. La pubblicità, il marketing, e altri collezionatori di dati dipendono dai cookies per saperne di più su chi siamo e che cosa possiamo essere interessati ad acquistare. Si tratta di una piccola porzione di dati che viene rilasciata dai siti sul nostro computer durante una visita e che permette di rivelare moltissime informazioni circa le nostre abitudini online, che vengono letti da terzi: server pubblicitari, broker di dati, investigatori. Tramite i cookies è anche possibile ricostruire la cronologia di navigazione online.

La seconda minaccia è data dal trasferimento sempre più vasto di dati sui siti di clouding. Certo, è estreamamente comodo, ma se si utilizza un servizio di posta elettronica web-based, o si mantengono i propri files in Google Drive, tutto ciò che si scrive o carica viene memorizzato in un server che appartiene al servizio on-line, non a noi. E a causa dell’assenza di norme forti in materia, questi dati sono vulnerabili e facilmente ottenibili anche da chi non ne ha autorizzazione.

Un’altra grande problematica è relativa alla localizzazione online. Un servizio praticamente irrinunciabile nel caso si usi uno smartphone. I dati relativi alla propria ubicazione renderanno sempre più difficile a ciascuno di noi andarsene in giro senza che qualcuno sappia esattamente dove ci troviamo in un certo momento. Il telefono non è la sola fonte di informazioni: anche i post sui social networking sono fonti rivelatrici.

La questione della privacy online è estremamente complessa e non può essere ignorata, soprattutto in vista dell’immensa e imminente crescita dei servizi online. Vista da un punto di osservazione più ampio, è il prezzo che paghiamo per le comodità innegabili che il web 2.0 mette a nostra disposizione. Questo prezzo, però, può rivelarsi un po’ troppo alto e capire che cosa si nasconde dietro gesti apparentemente banali, come l’iscrizione ad un social network, è fondamentale per sapere quanto effettivamente ci costa.