Wired, la rivista che racconta la generazione internet

Lanciata nel gennaio del 1993, Wired ha guadagnato moltissima stima da parte dei lettori col passare del tempo, fino ad essere considerata la rivista tecnologica per antonomasia. Inizialmente si trattava di una pubblicazione limitata al territorio statunitense, ma una volta rafforzato il ruolo leader nel settore il marchio optò per l’apertura di alcuni spin off di particolare successo, fra cui il ben conosciuto Wired Italia che ha visto l’avvio nel nostro paese nel 2009.

Wired

Wired è uno dei vari prodotti degli anni ’90 che hanno contribuito a foggiare fortemente la prima cosiddetta “generazione internet”, cioè coloro che in quel periodo avevano fra i 20 ed i 30 anni. Era, al tempo, l’unico organo di informazione di massa che parlasse apertamente delle relazioni fra tecnologie emergenti e cultura, economia o politica, anticipando di fatto un movimento culturale che si sarebbe sviluppato solo qualche anno dopo. D’altro canto, nelle intenzioni degli editori, Wired fu fondata con una cristallina consapevolezza che “la Rivoluzione Digitale sta invadendo le nostre vite come un tifone del Bengali”.

La vera origine della rivista si deve all’intuizione e alla sincronia di alcune personalità chiave: nel 1988, Louis Rossetto e Jane Metcalfe capirono che l’avvento del digitale doveva essere considerato un fattore di cambiamento radicale nella società, e diedero avvio ad un business plan per una rivista che si occupasse esattamente di raccontare questo punto di vista. Inizialmente l’idea fu di chiamare la rivista Millennium, e ai due si affiancarono anche John Plunkett e Barbara Kuhr.

Alla base delle teorie dei fondatori, secondo cui la tecnologia sarebbe stata “il rock and roll degli anni ’90”, c’era la totale condivisione delle teorie del sociologo canadese Marshall McLhuan, che qualche decennio prima aveva predicato la trasformazione della società e degli individui in base ai mezzi di comunicazione – il fatto che alla sua teoria fosse annessa anche qualche forte critica verso il modello a cui si andava incontro però è spesso stato ignorato. In ogni caso, forti di questo punto di vista condiviso, il quartetto decise di spostarsi a San Francisco per dedicarsi interamente al progetto ed elaborare un numero 0 che vide le stampe nella primavera del 1992.

Il denaro a disposizione, però, si stava rapidamente esaurendo e il progetto aveva un disperato bisogno di capitale per tramutare il numero prototipale in una pubblicazione concreta. Allo scopo venne contattato Nicholas Negroponte, fondatore del MIT Media Lab, che accettò di finanziare la rivista nascente e che, di fatto, permise l’avvio dei lavori su ampia scala, che diedero il primo frutto maturo, appunto, nel gennaio successivo.

Oggi, Wired è semplicemente la rivista generalista di riferimento per chiunque lavori nel campo della tecnologia e dell’informatica, grazie ad un taglio editoriale estremamente curato e caratteristico e delle scelte grafiche che la rendono immediatamente riconoscibile fra i competitors.