La seo ai tempi di Rank Brain, tra vecchi e nuovi paradigmi

A quasi vent’anni di distanza dalla comparsa di Google il florido settore seo sembra sempre più avvitato tra le resistenze interpretative più tradizionali e quegli istinti votati all’estrema ecletticità, quasi sempre in favore di una moda o di un’idea che si vuole di volta in volta risolutiva per dirimere (o stravolgere) gli assetti digitali dei siti sull’indice di Google.

Il vecchio paradigma seo è che il posizionamento si ottiene pubblicando contenuti ottimizzati e ottenendo link in ingresso.

E’ facile ribadirlo, ma non guasta quasi mai.

I nuovi paradigmi vogliono naturalmente provare a complicare l’equazione, tentando quasi sempre di scardinare questo binomio primigenio che accompagna l’industria ormai da così tanto tempo.

Ciò che forse conta davvero è che entrambi gli approcci offrono validi spunti di lavoro, e meritano pertanto di esser tenuti in piena considerazione.

Certamente saremo sempre attenti ai contenuti e ai link; ma proviamo a non perdere di vista tutto ciò che circonda la ricerca su Google, che a dire il vero ha vissuto enormi cambiamenti in questi ultimi 18 anni.

Ecco, forse il quid del nuovo algoritmo Rank Brain, che per molti è semplicemente il nipote di tanti altri sui predecessori degli anni passati, è proprio connesso a quegli aspetti che coinvolgono l’indice di Google e i suoi algoritmi di risposta ad un livello latamente diverso da quello che superficialmente interessa i seo, concentrati su contenuti e link e sulle singole posizioni in Serp.

Il focus di Rank Brain è sulla valutazione delle intenzioni di ricerca, ed in questo senso tale algoritmo influenza naturalmente l’intero arco di risultati potenzialmente offerti dall’indice Google; ma ciò che rimane complesso per moltissimi è quello di riuscire a tradurre in indicazioni pratiche per la propria seo ciò che sembra emergere alla luce del nuovo algoritmo.

Valutare la ricerca ad un livello parzialemente diverso dal passato è senz’altro un modo ottimale per Google di riordinare i suoi risultati sbarazzandosi delle antiche tecniche seo di manipolazione; ma ritenere che Rank Brain sia nato per colpire i seo significa iscriverlo nel percorso dei vecchi Panda e Penguin, mentre invece è assai più probabile che la sua genesi abbia avuto ben altre intenzioni originarie.

Sono gli utenti quelli cui Google pensava nello sviluppare ed applicare il nuovo algoritmo in vista di un perfezionamento del suo indice e delle sue risposte.

Milioni di utenti, e non qualche migliaio di seo sparsi per il mondo, che si aspettano dal motore di ricerca delle prestazioni e dei risultati oggi che sono lontani anni luce da quelli che avreste potuto ottenere nel 1998, quando Google era poco più che un grande scraper con una homepage bianca.

Gli odierni utenti di Google, i nuovi utenti di Google, pretendono risultati migliori, e contemportaneamente esprimono intenzioni di ricerca via via più sofisticate e diversificate.

Non solo. La ricerca testuale non è più il solo focus di Google, e la diffusione dei device mobile ha anche qui complicato l’equazione portando fiumi di utilizzatori a sviluppare un approccio alla casella di ricerca di Google completamente diverso dal passato.

Non sto parlando a caso, naturalmente; input molto chiari in tal senso sono reperibili fra l’altro in alcune dichiarazioni pubbliche di Andrey Lipattsev, Search Quality Senior Strategist per Google, nel corso di un Q&A dello scorso 23 marzo 2016.

Vi invito a seguire in particolare una decina di minuti dello speach, a partire dal minuto 28.

Provo a semplificare lo scambio per chi ha difficoltà a seguire il video in inglese.

L’interlocutore stava provando a cavare dall’ingegnere Google qualche informazione spendibile su Rank Brain per alcuni casi concreti, provando a fare ipotesi connesse con la contestualità delle informazioni offerte sui siti e sull’interpretazione e sul peso di determinati concetti/stop-words nell’ambito della nuova logica di information retrival connessa a Rank Brain.

Ipotesi anche apprezzabili, a dire il vero; ma ciò che conta è la perentorietà e l’ingenuità con cui ha risposto Lipattsev.

Ciò che conta per la valutazione della tua pagina sono i suoi contenuti e i link che riceve.

Rank Brain influenza ampliamente i risultati attuali nelle Serp, ma le sue logiche sono totalmente devote ai meccanismi attuati da Google per intendere e valutare la richiesta di ricerca, prima ancora di valutare soggettivamente il livello delle singole risposte fornite dai singoli editori di siti web.

Il riferimento di Lipattsev alla ricerca vocale effettuata da device mobile è decisamente illuminante per quanti ancora non abbiano colto l’impatto del ‘contesto’ di ricerca su alcune delle più recenti evoluzioni di Google, non solo sul fronte dell’indice di ricerca.

rankbrain

Google sta provando ad avere una migliore percezione del linguaggio comune e delle intenzioni che presiedono le singole query di ricerca, sta impiegando le sue risorse per la messa a punto di un algoritmo che sia capace di ‘imparare a capirci’ in base ad un insieme di parametri, ivi inclusi i nostri comportamenti di ricerca.

🙂

Quindi a cosa ci serve studiare il nuovo algoritmo Rank Brain, se in fondo siamo solo degli editori di siti web o dei seo?

Serve moltissimo, se vuoi fare seo nel prossimo futuro.

Dare giusta enfasi al ‘contesto’ significa utilizzare un elemento di giudizio che travalica la singola valutazione onpage cui siamo tutti troppo abituati, per porre invece il focus sull’offerta editoriale site-wide del dominio pubblicante in vista delle peculiari intenzioni di ricerca espresse dall’utente ed interpretate da Google, che ormai ‘ragiona’ su ciascuna query e prova ad offrire risposte motivate e contestuali che possano rispondere al meglio ai bisogni reali della sua utenza.

Google ha imparato a ragionare e ad elaborare le sue interrogazioni in un modo che è parzialmente indifferente alle operazioni effettuate da chi fa seo, soprattutto se continuiamo a riflettere sul basso livello delle ottimizzazioni onpage, su cui vale e predomina ancora in effetti l’inossidabile binomio contenuti-link.

Se invece imparassimo a valutare il framework editoriale complessivo di un progetto web potremmo capire in che senso è possibile ‘ottimizzare il proprio sito per Rank Brain‘; e quindi impareremo probabilmente a modulare lo stile redazionale in funzione dei singoli bacini di ricerca, sempre più segmentati per intenzione, grado di approfondimento, espressione esatta o indifferenziata della query di ricerca; per non parlare di tutto il resto, ovviamente, come gli elementi geolocali, lo storico soggettivo di navigazione e quant’altro.

Google è un motore di ricerca impiegato da masse di utenti, non potevi aspettarti che rimanesse semplice per sempre.

La gente che lo usa non è ‘semplice’, e ciascuno pretende sempre di ottenere il massimo dei risultati con il minimo dello sforzo.

Ad un livello basilare, la seo è ancora semplicissima.

Ti servono dei contenuti e dei link.

Ma se vuoi incontrare un pubblico più ampio devi metterti nelle condizioni di offrire un assetto editoriale che sia coerente con le tue ambizioni, devi rispondere nel modo più adeguato alle intenzioni di ricerca dei tuoi potenziali lettori.

Devi quindi prendere sul serio i tuoi lettori, finalmente e per la prima volta nella tua vita professionale, che tu sia un freelance o un’agenzia seo, smettendo di considerarli solo come generatori automatici di query indifferenziate e monotone; quando invece sappiamo che ormai esistono davvero infiniti approcci alla search da parte di una platea di utenti tutt’altro che omogenea.

Cerca tu stesso i tuoi lettori anticipandone i bisogni, vedrai che Rank Brain saprà premiarti sulle Serp.

😉