Una guida a Mastodon, la possibile alternativa a Twitter

Questi ultimi periodi non sono stati un granché per i social network famosi nel mondo. Facebook ha i suoi problemi da risolvere con una quantità innumerevole di utenti arrabbiati relativamente alla tutela dei propri dati.

Google pare essere stata coinvolta nell’intromissione dei Russi sulle ultime elezioni presidenziali statunitensi. E Twitter… nonostante i continui cambiamenti messi in atto da Jack Dorsey, Twitter vive un perenne crollo in fatto di utenti attivi al mese. E’ in tutto questo marasma che nuove realtà stanno facendo capolino nel mondo dei social. Come Mastodon.social, che con il suo mammut dalla faccia simpatica, sta cercando di sfidare l’uccellino azzurro e i suoi tweet.

mastodon social

Cos’è mastodon.social

L’idea è nata nel 2017 dalla mente del giovanissimo sviluppatore tedesco Eugen Rochko e rappresenta la sfida di ritornare ad una sorta di Twitter vecchio stile. Come era un tempo, insomma. Senza pubblicità, lontano dalle logiche del marketing e soprattutto lontano da quelle influenze politiche che, negli ultimi anni, hanno, in qualche modo allontanato gli utenti dalla piattaforma di microblogging.

Mastodon è una piattaforma libera da tutti vincoli e si presenta con un social open source e che, per questo, risulta, già dalla sua struttura, più democratico e indipendente. Chiunque, infatti, può essere in grado di scaricare le API di mastodon.social ed installarle sul proprio server, andando a modificare la piattaforma stessa, integrandola con componenti nuove e nuovi topic di conversazione, in questo caso chiamate instances.

Non preoccupatevi, anche coloro che non sono abili programmatori informatici possono cominciare ad utilizzare mastodon.social senza nessun problema. Se avete dimestichezza con Twitter riuscirete senza problemi ad abituarvi anche al suo sfidante. Questo perché, in linea di massima la piattaforma risponde alla medesima logica.

E’ divisa in colonne e la prima rappresenta quella contenente lo spazio per i toots, corrispondenti ai tweet, che, però, in questo caso, hanno il limite di 500 caratteri. E’ possibile impostare la privacy a seconda del toot postato, in modo che le condivisione, e di conseguenza le conversazioni, siano mirate e non lasciate andare nella mischia degli utenti.

Come dicevamo, mastodon.social vuole differenziarsi da Twitter mantenendo uno status di indipendenza dai “poteri forti”, siano essi commerciali o politici. E per questo, allo stato attuale, il suo fondatore non guadagna un centesimo in pubblicità, ma i suoi fondi per la realizzazione del social nonché del suo mantenimento sono dovuti al crowdfunding, in linea con la struttura stessa open source della piattaforma.

Inoltre, vigono tutta una serie di regole all’interno della community volte ad evitare uno stravolgimento dei valori di mastodon.social e della sua community, come l’esclusione di contenuti razzisti, sessisti o pubblicitari.

Altra enorme differenza, e qui parliamo in generale di tutti gli altri social network presenti nella rete, non esiste nessun tipo di algoritmo. Questo fa sì che i post vengano visualizzati nella bacheca dell’utente semplicemente in modo cronologico, come avveniva fino a qualche tempo fa anche su Twitter e compagni.

Mastodon.social riuscirà a scalzare Twitter nella sua battaglia a suon di toots e tweet? Questo ancora non è dato saperlo. E’ vero che, a nostro parere, l’interfaccia di mastodon.social è molto meno accattivante del suo avversario, nonostante la faccia buffa del mammut.

Ma è anche vero che a sole 48 ore dal suo lancio il social vantava già quasi 50.000 utenti, tanto che Eugen Rochko ha dovuto chiudere le iscrizioni, in quanto il sito andava continuamente in crash per il traffico.

Ad oggi vanta circa 200 mila iscritti, mentre Twitter si ritrova ad avere circa 320mila utenti attivi ogni mese. Non male per il piccolo mammifero che cerca di sbaragliare un così grande colosso dei social. Twitter più volte dalla sua nascita ha visto piccole realtà cercare di affossarlo imitando le sue funzioni di base. Per ora non ci è riuscito nessuno.

Giulia Salis