Twitter è in crisi? Forza Twitter

Il 2015 è stato un anno difficile per Twitter, secondo molti il peggior anno dalla fondazione. Il social network di microblogging più importante al mondo sta vivendo una crisi molto particolare che ricade anche sulle campagne di social media marketing, che sempre più raramente coinvolgono Twitter, relegandolo a social utile solo in specifici settori o per la promozione social di eventi live. Twitter non è necessariamente destinato a rimanere schiacciato tra Facebook/Instagram e Alphabet anche se, senza dubbio, ha davanti a sé un percorso complicato.

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Le dimissioni di Dick Costolo a luglio 2015

Dick Costolo è diventato CEO di Twitter nel 2010. In questi anni ha plasmato il social che oggi tutti conosciamo. Costolo è, senza dubbio, il volto di un pezzo di storia di Twitter. In questi anni è riuscito a guadagnare la fiducia degli investitori rendendo Twitter, comunque, uno dei siti più importanti al mondo.

Il momento cruciale dell’era Costolo è stato probabilmente la decisione di quotare Twitter in borsa. Grande successo, anche personale, il rapporto di Twitter con Wall Street è divenuto però negli anni molto travagliato e continua ad esserlo. Tanto che, a posteriori, in molti mettono in dubbio la correttezza delle tempistiche dell’IPO.
Il rapporto con Wall Street è stato sicuramente tra le cause dei cambiamenti al vertice di Twitter, ma non è l’unica nota dolente per il social.

Wall Street e Twitter

In questi giorni le quotazioni di Twitter stanno vivendo una fase di drastico calo. Ieri è stata la decima seduta in rosso delle ultime undici, vediamo cosà combinerà Twitter quest’oggi. Il social è comunque sceso nelle precedenti sedute sotto i 17 dollari ad azione. Per capire cosa questo significhi basta confrontare l’attuale valore per azione con quelli del 7 novembre 2013, primo giorno di quotazione di Twitter. La prima seduta di Twitter in borsa si è aperta con un valore per azione di 26 dollari e si è chiusa a 44,90 dollari per azione.
Qualcosa non sta funzionando.

Il problema che in questi giorni si sta evidenziando a causa della caduta del titolo è in realtà storico. Ci sono dei motivi alla base della diffidenza di Wall Street verso Twitter. Il social viene spesso accusato di avere una strategia di crescita troppo confusa, ‘futuristica’ ma poco concreta.
Per comprendere il rapporto tra Twitter e Wall Street mi sembra significativa la dichiarazione rilasciata in merito a dicembre 2014 da Evan Williams, uno dei fondatori di Twitter attualmente CEO di Medium e della Obvious Corporation:

Wall Street does not have a sophisticated understanding of what creates value in this world

Appunto, non un rapporto facile.

Il problema dei nuovi utenti

Uno dei problemi fondamentali per Twitter, anch’esso abbastanza ‘storico’, è il basso tasso di crescita dei nuovi utenti. Molti degli sforzi compiuti negli ultimi anni sono stati rivolti a risolvere questa problematica cruciale. E continuano ancora oggi. Sembra essere questa, assieme alle questioni finanziarie, la sfida per Jack Dorsey (fondatore e nuovo CEO ad interim) e il management di Twitter.

Alcuni problemi sono atavici, ad esempio la questione dei troll che Twitter continua a non riuscire ad arginare in modo efficace. Ha fatto scalpore in tal senso la sincera ammissione di responsabilità da parte di Dick Costolo nei primi mesi dello scorso anno:

It’s no secret and the rest of the world talks about it every day. We lose core user after core user by not addressing simple trolling issues that they face every day
“It’ nobody’s fault but mine”

Altro problema endemico, e che proprio in questi giorni si sta nuovamente manifestando, sono i frequenti down del sito. La balena è ormai una amica degli utenti di Twitter ma certo non aiuta i numeri complessivi del social.

Balena-di-Twitter

Twitter oggi ha attorno ai 320 milioni di utenti ma i tassi di crescita, chè comunque di crescita parliamo, non sono in linea con quelli dei competitors e comunque generano scetticismo in borsa.

I fatturati ed i problemi di monetizzazione

I dati del terzo trimestre 2015 di Twitter sono significativi perchè confermano un trend abbastanza costante. Sostanzialmente sin dagli esordi Twitter è in rosso. Pur diminuendo le perdite, ancora nel terzo trimestre Twitter perdeva 131,7 milioni di dollari. Contestualmente i ricavi, anch’essi seguendo un trend radicato, sono cresciuti del 58%. Twitter ha chiuso il terzo trimestre 2015 con un fatturato di 569 milioni di dollari.
Sono i dati di una società che spende molto, che investe in ricerca, in infrastrutture ed anche nel personale. Il 2015 è stato per Twitter anche l’anno di massicci licenziamenti. Sono stati licenziati 336 dipendenti dei 4300 assunti da Twitter nel mondo, si parla quindi di circa l’8% della forza lavoro in meno.

Quando pensiamo ai dati economici delle varie piattaforme online dobbiamo sempre tener presente che la monetizzazione nel web è dura per tutti. Sono tanti i casi autorevolissimi di società con potenzialità eccellenti ma con problemi nel fare cassa. Dipende dall’andamento complessivo del mondo del web, e dei social network in particolare. Per attrarre utenti un social deve essere in primo luogo gratuito. “Come fare i soldi nel web” è una delle questioni che rimbalzano da sempre nella rete, con vari livelli di analisi, interpretazione e risposta.

In varie fasi a partire dal 2010 Twitter ha messo a punto un suo sistema di advertising interno seguendo così il modello di business di Google Adwords e dei FB Ads.
La piattaforma funziona, sempre riferendosi alla terza trimestrale 2015 le entrate pubblicitarie sono state di 503,3 milioni di dollari, con un aumento del 60% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Funziona sì, ma comunque non quanto Facebook.

Confronto con Facebook

Su Twitter pesa molto il confronto con Facebbok, confronto impietoso sia riguardo al numero di utenti che relativamente al fatturato.
Che tale confronto sia in qualche modo sentito anche nella dirigenza di Twitter lo testimoniano alcune delle ultime mosse del social. La scelta di sostuire la ‘stellina’ dei preferiti con il ‘cuoricino’ ha suscitato una certa ironia, e tuttavia un significato sembrava comunque averlo. Veramente importante è invece la decisione di abbandonare lo storico limite dei 140 caratteri, mossa che non può non far pensare ad un confronto con Facebook nonostante le parole con cui è stata motivata.

Sicuramente interessante, vista anche la partnership consolidata con Google, abbandonare i 140 caratteri è una scelta rischiosa che comunque lascia intender quanto Twitter sia attualmente un luogo di grande sperimentazione.

Le risposte di Twitter

Non solo twit lunghi e cuoricini, i cambiamenti messi in campo da Twitter sono davvero molti. Il rapporto con Google appena menzionato è sicuramente importante così come le continue sperimentazioni nel modo di visualizzare i twit nelle timeline, sia nella versione desktop che mobile.

Del 2015 sono i Twitter Moments, recentissima è invece l’integrazione dei video di Periscope. Sicuramente Twitter ci sta provando, anche con mosse sorprendenti.

Perchè Twitter deve restare un player rilevante

Le crisi possono portare anche buone notizie e, personalmente, mi auguro che Twitter resti una realtà importante nel panorama internazionale. I social network non sono semplicemente un fenomeno di costume ma una alternativa al modo di presentare ed organizzare le informazioni tipico dei motori di ricerca.
Attualmente di siti ce ne sono tantissimi, anche importanti e prosperi, tuttavia se restringiamo il campo alle piattaforme che organizzano i contenuti (senza produrli), ci rendiamo conto di come i player internazionali non siano in realtà così tanti. Il web ha da sempre bisogno di qualcuno che organizzi i contenuti altrimenti è inevitabile che gli utenti perdano gran parte delle potenzialità dello strumento. Credo che sia importante per la qualità complessiva del web che in tale campo agiscano più contendenti.

Ogni volta che leggo rumors a proposito della possibile vendita di Twitter a Google o a Facebook, un po’ mi viene da riflettere, ed ogni volta faccio il tifo per l’autonomia dell’uccellino blu.