Quando la rete ti intrappola. La critica di Bauman ai social network

Zygmunt Bauman è stato sicuramente uno dei più importanti sociologi mai vissuti. Aveva una visione molto profonda delle stratificazioni sociali e nell’ultima parte della sua ricerca si ra dedicato ad analizzare la relazione fra tecnologia, moderno e composizione sociale.

Recentemente il suo nome è stato collegato anche alla sfera di internet che come è chiaro rientra in pieno in questo ambito. Al Bauman sociologo, però, a colpire è il funzionamento dei social network. Le interviste rilasciate negli ultimi due anni della sua vita, infatti, definiscono una visione piuttosto critica delle reti di comunicazione sociale come Facebook e Instagram.

zygmunt bauman

Senza dare spazio a mezzi termini (“le reti sociali sono una trappola”), l’accademico polacco ha preso in considerazione in modo grave l’impatto che i social network hanno sulle vite di chi li usa. Per Bauman la responsabilità dell’impatto è da ricercarsi non tanto nella natura del mezzo di per sé, quanto piuttosto alle modalità di utilizzo che se ne fanno da parte della maggioranza delle persone.

Secondo Bauman, internet ha avuto un ruolo determinante nel “liquefare” i rapporti umani. Il conflitto insito nelle relazioni intrapersonali si manifesta in modo sempre più violento attraverso i mezzi della rete. Il motivo è la falsa idea di comunità che spesso si forma su internet. La vera comunità è ciò a cui gli individui appartengono, mentre i social network appartengono agli individui. Questo ribaltamento crea dei paradossi sociali.

Nella rete gli amici si aggiungono o si eliminano in sicurezza, senza esporsi eccessivamente alle conseguenze di queste azioni: è una maniera per garantirsi uno spazio di manovra sicuro, che offre l’illusione del controllo sulle persone a cui ci sentiamo legati.

Queste interazioni – di natura abbastanza perentoria – danno dei piccoli sollievi alle persone oppresse dal senso di insoddisazione sociale e dalla solitudine, che è “la grande minaccia in questi tempi di individualizzazione”. Il concetto è: tutto ruota sempre di più attorno a noi, ma non in senso comunitario. Ognuno di noi è solo, con i propri social network, i propri smartphone, i propri device, attorniato da una tecnologia che sembra metterci al centro del mondo. E la verità è che così ognuno di noi è immerso in un mondo, e migliaia di questi mondi transitano l’uno accanto all’altro, sforiandosi senza mai veramente intersecarsi. Ognuno di noi è intrappolato nel proprio mondo di meravigliosi servizi.

Di conseguenza, “il conflitto, l’antagonismo non è tra le classi, ma di ogni persona contro la società”. Che senso ha parlare di classi quando tutti individui sono isolati e immersi e isolati nel nostro microuniverso? Così i social network diventano le nuove arene dove si fronteggiano problematiche individualiste e sensazionaliste avallate dalla modalità deresponsabilizzante della rete, in cui rapidamente si diffondono notizie false e bufale.