La strategia sei tu che leggi

Non dovresti mai fidarti troppo di chi esalta la ‘programmazione consapevole’ a vantaggio dell’improvvisazione, chi antepone la linearità dei processi ai salti dell’analisi critica.

Chi favorisce, in buona sostanza, il dovrebbe essere della teoria a scapito della contradditorietà – sempre impellente ed imperfetta – con cui si manifesta in effetti l’esperienza.

Del resto i grandi strateghi della storia, da Cesare a Napoleone, sono ineluttabilmente tramontati.

Traditi dai propri ‘figli’ o annichiliti da un nemico invincibile, poco cambia. Uno stratega non riesce facilmente a pianificare la propria sconfitta.

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Ecco perché pianificare una ‘strategia per il successo‘ semplicemente non funziona.

Il successo è un happy-ending che mal si adatta agli epiloghi di quanti si cimentano nella deleteria arte della programmazione (intesa come pianificazione, sia ben chiaro).

Da che mondo è mondo il lieto fine non è altro che una sordida invenzione letteraria, una meschina trovata dei cantastorie che hanno inteso riempire di gloria le gesta e le leggende che circondavano, molto spesso, proprio quegli stateghi che poi in effetti andavano a finire in malora, nelle soffitte buie della storia.

Sono i narratori quelli che sopravvivono agli eroi; per dipingerli radiosi nel loro cammino verso la gloria, appunto.

E un narratore sa benissimo che ogni trama procede a salti non lineari, scorrendo i capitoli di un’avventura senza null’altro collante che non la narrazione stessa, che si dipana pagina dopo pagina senza soluzione logica, e nessun’altra giustificazione razionale se non la stessa che lega chi scrive ai suoi lettori.

L’unica strategia valida per il successo è abbandonare ogni idea primigenia che comprenda un immaginario percorso di gloria, sempre magnifico, prodigo e tuttavia preconcetto, e coltivare invece la resilienza tipica del narratore di fiabe per bambini.

Abbandonare i piani quinquiennali a vantaggio della creatività che si autorigenera ogni volta che sbaglia.

Ogni errore conta come anticorpo, ogni sconfitta è un capitolo da riscrivere meglio.

Ecco che non ci saranno Waterloo; ecco che Bruto sarà travolto dai sensi di colpa, ecco che l’ordito del fallimento si sgretolerà alla luce di una narrazione solare e potente, sempre piena di pagine bianche su cui lavorare.

E stavolta, come ogni volta, sarà davvero imbattibile.