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Google Plus

Google ha provato più volte a realizzare un social network per sfruttare la dinamica di sempre maggiore crescita che i social media hanno avuto negli ultimi 15 anni. Tutti i tentativi di Big G sono andati male. Google si è consolato acquistando YouTube nel 2006. Dei vari tentativi di Google di realizzare un social network, Google Plus è probabilmente il più noto. Il fatto che Google Plus non abbia funzionato, non ne diminuisce l’interesse come caso di studio, specie per un’agenzia di social media marketing. In questa pagina abbiamo raccolto alcune informazioni su questo social scritte nel corso degli anni in modo da presentarlo a chi è interessato alla storia dei social network.

La storia di Google Plus Il più celebre social di Google

Come funzionava Google+

[In questo articolo, pubblicato poco dopo il lancio del social network nel 2011, spiegavamo cosa fare per iscriversi ed iniziare a usare Google Plus]

Iscrizione

Per creare un account Google+, bisogna creare innanzitutto un account Google e successivamente accedere alla pagina iniziale di Google+. Se non avete ancora un account Google, sarete indirizzati al form per crearne uno.

Creare il profilo

Il primo passo per creare un profilo Google+ è aggiungere la foto. Assicuratevi di utilizzare la stessa immagine che si utilizza altrove su internet o su altri social network per garantire una coerenza grafica – soprattutto se si sta aprendo un account per un marchio o un evento. Se si vuole essere riconosciuti subito, sarebbe bene utilizzare la stessa immagine di Twitter, Facebook, LinkedIn, Google, eccetera. In questo modo, chiunque sarà in grado di riconoscere subito lo stesso utente anche su altri social network.

Logo - Google plus

Prima di registrarsi, comunque, (sempre che non lo abbiate già fatto), ci sono alcune cose da tenere a mente: il lato positivo dell’uso dei servizi di Google è che con un solo account si dispone di un accesso per YouTube, Gmail, Calendar, Documenti, e ovviamente per il profilo Google+. Questo significa anche che è possibile ricevere le notifiche di Google+ mentre si è connessi a queste altre applicazioni di Google, ed è certamente comodo. Tuttavia, il rovescio della medaglia subentra quando l’account non è completamente nostro: se si dispone di un account Google condiviso per la vostra azienda, ad esempio, potreste non gradire che altri abbiano accesso a determinate informazioni presenti anche solo su uno di quei servizi elencati sopra.

Google+ serve per connettersi non solo con persone che già si conoscono, ma soprattutto a conoscere altri utenti che condividono gli stessi interessi. Le informazioni che vengono scambiate qui sono trasmesse attraverso le comunità e limitate con le cerchie: probabilmente non volete mostrare ai vostri datori di lavoro le foto della festa che avete fatto fino alle quattro del mattino, così come non avete interessa a condividere una ricetta per un primo piatto con la comunità degli appassionati di iOs. L’uso di cerchie separate per il lavoro, le notizie, la famiglia e la tecnologia, permette di filtrare tutte queste informazioni.
Allo stesso modo è possibile controllare la quantità dei contenuti visualizzati da ogni comunità nelle singole impostazioni.

Il profitto di Google+ non è, attualmente, ottenuto mostrando annunci pubblicitari.

Alcuni dati su Google Plus nel 2017

[Un articolo pubblicato nel 2017 quando era ormai abbastanza chiaro che il social di Google non era riuscito a “sfondare” nella galassia social]

Quanti di voi usano Google plus, il social network di Google nato nel 2011? Se facessimo un sondaggio reale forse alzerebbe la mano non più della metà di voi, o forse anche meno. Molto meno. Il social ideato da Big G infatti dopo l’interesse iniziale non si può dire che abbia riscosso un grande successo negli anni. Sarà per il suo essere poco intuitivo, sarà perché la sovrabbondanza di social non ci lascia poi tanto spazio per accoglierne altri che abbiano vita lunga o sarà perché non si capisce bene a cosa serva davvero e questo allontana gli utenti con poco tempo che restano così legati al caro vecchio Facebook.
google-plus

Come funziona Google plus?

Per accedere basta solamente avere un account Google (e ormai praticamente tutti ne hanno uno) e creare un profilo per iniziare a esplorare il mondo di questo social che negli intenti dei creatori era paragonato a Facebook in quanto a funzionalità non specifiche. Non ha infatti una verticalizzazione sulle foto, sui post brevi o sui video come hanno altri social e si apre quindi potenzialmente a un pubblico più ampio, essendo molto più generalista. Nel profilo bisogna compilare una serie di campi: foto profilo, foto copertina, dati anagrafici, studi, esperienze lavorative e la sezione Sites dove inserire i link dei vari siti web che si gestiscono (elemento molto importante in ottica Seo). Google plus si basa sul concetto di cerchia, ovvero un gruppo di persone che condividono lo stesso interesse o rapporto di collaborazione e condividono contenuti tra di loro. Le cerchie non sono pubbliche e mantengono un elevato livello di privacy, a differenza delle collections che servono a catalogare post e contenuti riguardanti determinati argomenti accessibili a tutti.

Quali sono i vantaggi?

Essere su Google plus forse non sarà divertente come postare su Facebook o Instagram ma è una grande opportunità in termini di marketing, soprattutto per piccole aziende. I Benefici per il posizionamento sui motori di ricerca sono infatti tantissimi. Google plus è perfetto per piccole attività commerciali locali poiché collegando la pagina Business alla pagina Google local si aumentano molto le possibilità di farsi trovare dai motori di ricerca. La maggior parte delle ricerche degli utenti del web inoltre passa da Google e quindi viene da sé che gli algoritmi avvantaggino le pagine con un account su Google plus. In termini di indicizzazione è quindi importante compilare bene la sezione Link in cui inserire tutte le url rilevanti, collegare il proprio sito web all’account Google plus e compilare attentamente la sezione “Storia” per influire sulla metadescription della pagina. Inoltre, anche se non centra con la Seo, gli utenti presenti su Google plus sono mediamente molto targettizzati e interessati alle attività di questo social per cui le interazioni nelle cerchie specifiche possono rivelarsi molto proficue.

Un restyling recente e qualche dato

Quanti sono gli utenti che realmente apprezzano i vantaggi di Google plus e ne fanno un uso attivo e costante? Non ci sono dati certi ma solo stime. Il blogger Edward Morbius nel 2015 aveva stimato che a fronte di circa 2 miliardi di utenti registrati al social solo il 9% ha di fatto postato contenuti, ovvero circa tra i 4 e i 6 milioni di persone userebbe davvero il social. Nel 2017 gli utenti iscritti sono oltre 3 miliardi, quelli attivi molto meno, forse 25 milioni ( a fronte ad esempio dei 2 miliardi di utenti attivi di Facebook) ma Google non fornisce dati certi e aggiornati. Quello che è certo e che Google plus non è quindi mai realmente decollato, non ha mai avuto il successo sperato. Nonostante ciò i suoi creatori non si arrendono e a gennaio 2017 hanno lanciato un restyling della piattaforma. Tra queste è stato introdotto un filtro automatico ai commenti in modo da eliminare quelli di qualità bassa o considerati inutili, è stata introdotta la funzione Zoom per le foto ed è stata ripristinata la funzione Eventi – molto amata dagli utenti attivi – per creare eventi e unirsi a quelli organizzati sul web.

Perché Google Plus ha chiuso?

[L’ultimo articolo pubblicato da Web Crew su Google Plus è stato un commento sulla sua chiusura]

Con un comunicato ufficiale, uscito l’8 ottobre 2018, Google ha annunciato l’imminente chiusura del più sfortunato tra i social network, stiamo parlando di Google Plus. Lo so, anche voi vi state chiedendo se in realtà abbia mai funzionato veramente e se ci fosse qualcuno che lo utilizzava come social. Ma, nonostante la sua scarsa popolarità, Google Plus vanta un numero di utenti di tutti rispetto, superiore addirittura a social molto più famosi come Twitter. Il problema sta nel fatto che il numero di utenti che utilizzano realmente il servizio è vertiginosamente più basso. Secondo l’azienda stessa, il livello di engagement è talmente basso che il 90 per cento delle sessioni durano in media 5 secondi. Andiamo ad analizzare più da vicino la breve vita di questo sfortunato social.

La nascita di Google Plus, cronaca di un fiasco

Google Plus nasce 7 anni fa, giugno 2011 per la precisione, con lo scopo di cavalcare l’onda lunga del successo dei primi social. In realtà non era la prima volta che Google cercava di lanciare un social tutto suo. E’ dal 2004 che cercava di inseguire il successo di Facebook con delle piattaforme che, però, non raggiunsero mai il successo. Una tra tutti, che forse qualcuno ricorderà, fu Buzz, che collassò nel 2010 a causa di problemi legati alla privacy.

Ma la sfida di progettare e creare una community che potesse competere con Facebook era troppo ghiotta. Nacque così l’idea di Google Plus. La competizione si giocava sul numero di utenti raggiunti e sembrava che l’azienda di Mountain View dovesse avere vita facile anche perché la sua strategia fu da subito quella di convertire tutti gli utilizzatori dei suoi prodotti in utenti Google Plus. Insomma chiunque fosse in possesso di un account YouTube o Gmail, per esempio, automaticamente diventava un utente Google Plus. In poco tempo il social tanto voluto raggiunse numeri altissimi sino ad arrivare a toccare i 400 milioni di utenti attivi. Ma, come ricordato in precedenza, l’engagement generato al suo interno è rimasto sempre molto basso. Google Plus non è mai diventato un vero e proprio social ma semplicemente un contenitore di dati di utenti Google.

Google Plus, storia di un insuccesso

L’idea di base era quella di creare un social in cui tutto fosse condivisibile in un unico flusso di informazioni. Un unico contenitore in cui venissero condivisi video, foto, email… E se ci pensiamo bene, anche se molti non ne sono consapevoli, accedendo ad un account gmail si entra automaticamente in Google Plus. Il problema stava forse proprio in questa inconsapevolezza, si finiva su Google Plus senza neanche saperlo!

E, nonostante Google Plus sia arrivato a progettare un livello di efficienza e di esperienza di condivisione superiore anche a quello di Facebook, non è mai riuscito a fare breccia nel cuore degli utenti. Altro problema è la sua natura fortemente invadente. Vi è mai capitato di trovare nel calendario del vostro smartphone la prenotazione di un albergo effettuata via email? Ecco questa è o era opera di Google Plus. Certo l’idea è quella di semplificare la vita degli utenti ma nella pratica tutte queste azioni compiute a insaputa dell’utente possono generare qualche legittima perplessità.

Perché Google ha deciso improvvisamente di chiudere Google Plus?

Nonostante l’insuccesso Google non aveva mai abbandonato il suo social, sino ad oggi, probabilmente accarezzando sempre l’idea di riuscire a raggiungere il tanto desiderato engagement e di eguagliare o addirittura superare il suo antagonista Facebook. Poi di punto in bianco, il cambiamento. Google annuncia la chiusura di Google Plus destinato ai consumer, mentre rimarrà attivo il servizio dedicato alle imprese per facilitare la comunicazione e interazione tra i dipendenti.

Per ammissione della stessa azienda, Google Plus chiuderebbe ai suoi utenti privati perché non è riuscito a raggiungere quegli obiettivi per cui era stato creato. E’ stato lo stesso Google ad ammettere il fallimento dal punto di vista dell’engagement e dello scarso utilizzo.

Ma il problema in realtà è un altro. Tra le motivazioni della chiusura c’è stata la presenza di un bug nel sistema che avrebbe causato la violazione di 500 mila account. Il fatto risale a marzo 2018 ma non è stato reso pubblico sino ad ora perché l’azienda ritiene che nessun dato sia stato rubato. Questa falla nel sistema è stata la classica goccia che fa traboccare il vaso. Gli uffici di Mountain View hanno perciò ritenuto che, per mantenere un sistema così complesso, il gioco non valga la candela.

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