Cos’è il citizen journalism? Connotati ed orizzonti del giornalismo partecipativo

Per chiarire subito eventuali dubbi, si parla di citizen journalism quando qualsiasi persona – interessante che in inglese si usi la parola “cittadino” – fa ciò che normalmente farebbero i giornalisti: inchieste e report. Si tratta di vari tipi di informazioni che possono assumere molte forme: da un editoriale per un podcast a un report di una riunione del consiglio comunale su un blog personale o associativo. Includono anche immagini, audio e video e, fondamentalmente, è spinto dal principio di condivisione di informazioni ritenute valide.

L’altra caratteristica principale del citizen journalism è che di solito si sviluppa on-line, anche se non avviene in maniera esclusivamente digitale. In effetti, comunque, l’emergere di Internetcon i blog, i podcast, il video streaming e le altre innovazioni che ben conosciamo – è ciò che ha reso possibile l’emergere del fenomeno.

Internet ha dato alla classe media, che precedentemente era il destinatario dei prodotti giornalistici, la possibilità di trasmettere informazioni a livello globale. Si tratta di un potere ancora ben rappresentato dal capolavoro di Orson Welles Quarto Potere, che prima era riservato solo alle grandi società editoriali e alle agenzie di stampa.

orson welles quarto potere

Il citizen journalism può assumere molte forme e fondamentalmente può essere semi-indipendente o completamente indipendente. La differenza fondamentale è che ci sia o meno la partecipazione o collaborazione a determinati servizi editoriali online.

Un esempio della prima tipologia sono i famigerati commenti dei lettori che affiancano articoli di giornalisti professionisti: essenzialmente una versione della lettera al direttore nel nuovo millennio. In modo più partecipativo, invece, un giornalista può chiedere che i lettori con esperienza in un particolare settore contribuiscano con informazioni importanti sull’argomento, per incorporarle nell’articolo finale.

La variante indipendente è invece rappresentata dai blog e da tutte le possibili forme che un blog può assumere: si tratta di spazi in cui chiunque può riportare eventi o riferire informazioni sulla propria comunità, o commentare le questioni più delicate.

Citizen Journalism

Oggi viviamo nell’era dell’informazione di massa: la condivisione di notizie con gli altri è semplicissima e richiede solo un mouse a portata di mano, o uno smartphone. In questo stato di perenne sovrabbondanza di informazioni, spesso ridondanti, chiunque abbia un indirizzo e-mail può avviare un blog e quindi si apre una questione importante non tanto riguardo alla produzione di contenuti, quanto piuttosto riguardo alla capacità di verificare le fonti di questi contenuti. Un grande giornalista è innanzitutto qualcuno che prima di scrivere sa vagliare le fonti a disposizione, controllandone autorevolezza e identità, sapendo che le fonti sono le fondamenta di un reportage: se mancano, l’articolo non sta in piedi.

Qui dunque si nasconde il rischio del citizen journalism: trovare informazioni oggi è semplicissimo, ma diventa sempre più difficile verificarle. L’immensa quantità di bufale, notizie fasulle e allarmismi che circola quotidianamente sotto i nostri occhi anche solo sui social network ci dimostra che è così.

Tuttavia non ci sono solo lati negativi, e alcuni ambiti di scrittura – come i diari di viaggio – sono estremamente personali e realmente interessanti. In definitiva non si può considerare il citizen journalism come un reale pericolo per il giornalismo tradizionale: è un’espressione della voce di chiunque voglia provare a dire la sua. E, dopotutto, è anche responsabilità del lettore verificare l’autorevolezza del testo che sta leggendo, per capire se si tratta di una semplice opinione o di una voce che vale la pena ascoltare con grande attenzione.